Al Nord il 44% dei prof del Sud. Il Ministero: ma molti rientreranno a casa

ROMA – Il 44% dei professori meridionali delle superiori coinvolti nella mobilità dovranno emigrare al Nord, anche se, ha ricordato il ministero dell’Istruzione, grazie alla procedura straordinaria di quest’anno “ci sono anche migliaia di docenti meridionali che stanno rientrando nelle regioni di appartenenza dopo anni di lavoro lontano da casa”. Chiusa la pubblicazione dei movimenti della scuola è tempo di bilanci e riflessioni. A fare il punto sui dati la rivista Tuttoscuola, che ricorda anche come i trasferimenti siano figli di un sistema sbilanciato con più docenti al Sud e più alunni al Nord e che richiede risposte non solo legate agli spostamenti di personale ma anche strutturali. Nessuna deportazione, insomma.
Una prima risposta sul piano delle proposte è arrivata dal ministro Stefania Giannini che sabato ha anticipato il nuovo piano nazionale contro la dispersione scolastica. Il piano prevede 240 milioni di euro per potenziare la didattica ma anche 74 milioni per le palestre e 6 per le mense. Ad usufruirne “sarà soprattutto il Sud”. Quindi i ragazzi ma anche il personale. “L’inclusione – ha detto Giannini – avrà bisogno di più insegnanti al Sud”.
Lo studio di Tuttoscuola ricorda che il 74% dei docenti sono del Sud, ma nel Meridione c’è solo il 39% degli studenti. Quest’anno emigrano 8.661 docenti campani (il 52%), 8.569 siciliani (il 56%) e 1.165 della Basilicata (il 69%). Sotto accusa, ricorda la rivista specializzata, è finito “l’algoritmo del ministero che assegna la sede di servizio, ma il vero problema è lo spostamento del baricentro della scuola italiana: più studenti e più posti al nord, sempre meno al sud, dove però risiede circa l’80% di chi vuole insegnare. Da qui un’emigrazione intellettuale che rievoca quella del dopoguerra verso il triangolo industriale. E se non ci fosse stata la spinta degli alunni stranieri, per molti docenti meridionali non ci sarebbe stato un posto neanche lontano da casa”.
Soltanto 11.374 professori meridionali delle superiori su 20.423 (il 55,7%) ottengono la sede nella regione di residenza, mentre gli altri 9.049 devono emigrare in varie parti della penisola. I posti disponibili nel Mezzogiorno erano 13.499. “Al Sud ci sono oltre 4.200 docenti delle superiori che fanno rientro a casa grazie alla mobilità – ha spiegato all’Ansa il ministero dell’Istruzione – e sono 3.793 gli insegnanti sempre delle superiori che devono cambiare regione a seguito della mobilità spostandosi per più chilometri”. Si tratta dei neoassunti di fase C. Quelli che hanno dovuto partecipare alla mobilità che per loro era obbligatoria proprio perché di più recente assunzione.
L’elenco dei prof delle superiori trasferiti per il 2016-17, pubblicato sempre sabato dal ministero dell’istruzione, conferma quanto si sapeva per i docenti degli altri ordini di scuola, cioè un “pesantissimo divario tra i docenti meridionali aspiranti ad una sede nel Mezzogiorno e la disponibilità di posti in quei territori”, ricorda Tuttoscuola. In particolare, era interessato ai trasferimenti il 68,5% di prof delle superiori, nato nel meridione, a fronte di una disponibilità di sedi nel Mezzogiorno pari al 40,1% del totale: il 44,3% di loro è stato trasferito in altre regioni. Nessuna deportazione, dunque, quanto un’inevitabile conseguenza della sproporzione tra domanda e offerta sul territorio.
La situazione peggiore è toccata ai prof della Basilicata, dove soltanto il 31,6% dei 686 interessati ha ottenuto il trasferimento in regione. In Calabria soltanto il 36% dei 2.943 prof ha avuto la sede in regione; in Molise il 39,7%. In generale, su un totale di 72.155 insegnanti oggetto di trasferimento, sono stati ben 53.341 (il 74% del totale) i docenti meridionali di tutti gli ordini di scuola che aspiravano al trasferimento ad una sede nella regione di nascita, dove però erano disponibili soltanto 29.603 posti (il 38% del totale). Tra loro è riuscito ad ottenere un posto nella regione in cui è nato molto meno della metà (46,4%), cioè 24.742 docenti, mentre gli altri 28.599 sono stati trasferiti altrove.
Un altro problema, invece, riguarda chi è già stato assunto lo scorso anno per ambiti di materia particolari, come la musica, e che per il prossimo anno scolastico 2016/17 non si è visto assegnare la cattedra e risulta in “esubero”. La legge prevede che chi non abbia ottenuto una sede venga utilizzato nella provincia di immissione in ruolo in una scuola assegnata dall’ufficio scolastico di competenza. Ma i timori sono quelli di addirittura “perdere il posto” nonostante la neo-assunzione. Ipotesi, però, che a viale Trastevere definiscono irreale: nessuno di loro verrà licenziato e avranno la priorità sui posti che si libereranno.