Le ferie tra pubblico e privato, le differenze tra i vari contratti - QdS

Le ferie tra pubblico e privato, le differenze tra i vari contratti

Andrea Carlino

Le ferie tra pubblico e privato, le differenze tra i vari contratti

martedì 30 Agosto 2016

A regolare le vacanze sono i contratti nazionali che disciplinano il lavoro dei dipendenti. Quelli del pubblico impiego hanno il maggior quantitativo di ferie

CATANIA – Sono ormai finite le ferie e le grandi città tornano a popolarsi. Le vacanze non sono state lunghe allo stesso modo per tutti: probabile che un dipendente pubblico abbia avuto più tempo di un operaio per riposare.
A regolare le vacanze sono i contratti nazionali che disciplinano il lavoro dei dipendenti. La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha effettuato una ricognizione sui singoli casi. La legge nazionale prevede quattro settimane “di base”. Tra i metalmeccanici l’industria riconosce un giorno aggiuntivo per le anzianità tra 10 e 18 anni, per poi arrivare alle cinque settimane di ferie (come avviene per tutti metalmeccanici-artigiani) oltre i 18 anni di servizio, ma sono i dipendenti del pubblico impiego ad avere il maggior quantitativo di ferie: nella Pa, indipendentemente dalla categoria legale, il lavoratore ha diritto in genere a 32 giorni lavorativi di ferie che salgono a 36 se la settimana è distribuita su sei giorni la settimana”. Significa sei settimane e due giorni l’anno, con una penalizzazione di due giorni per chi ha anzianità inferiore a 3 anni.
Un vantaggio medio di due settimane rispetto ai dipendenti privati, che la Fondazione Studi quantifica in un corrispettivo economico di 4,7 miliardi di euro di stipendi versati dallo Stato.  Il lavoratore ha il diritto irrinunciabile a ferie annuali retribuite.
Il diritto alle ferie soddisfa le esigenze psicofisiche fondamentali del lavoratore, consentendo di partecipare più incisivamente nella vita di relazione, familiare e sociale, tutelando il suo diritto alla salute, nell’interesse dello stesso datore di lavoro.
La durata minima delle ferie è fissata in quattro settimane.
I contratti collettivi possono estendere tale periodo, ma non ridurlo. Le ferie maturano nel corso del rapporto, anche se questo dura meno di un anno o è in prova.
Vengono godute in un arco temporale stabilito dal datore di lavoro sulla base delle proprie esigenze organizzative ma il lavoratore deve essere preventivamente informato.
Tuttavia il datore di lavoro, in materia di ferie, deve realizzare un equo contemperamento tra le esigenze dell’impresa e gli interessi del prestatore di lavoro.
Ricordiamo, inoltre, il divieto di monetizzazione del periodo di ferie corrispondente alle quattro settimane garantite per legge.
In sostanza, per rafforzare il contenuto indisponibile e irrinunciabile delle ferie, il lavoratore non può accordarsi con il datore di lavoro per trasformare in retribuzione i giorni di ferie non goduti.
Recentemente l’Aran, l’Agenzia che si occupa di pubblico impiego, ha chiarito che ferie e ‘malattia’ per gli statali funzionano solo a giornata e non ad ore.
Non è possibile quindi utilizzarle come permessi per uscire prima da lavoro o entrare dopo. Se l’amministrazione ne ha necessità può richiamare il dipendente in villeggiatura, anche se deve rimborsargli il viaggio.
Si era parlato nei mesi scorsi della possibilità di spacchettare la ‘malattia’ in ore per poter fare visite specialistiche ma poi non se ne era fatto nulla. L’Aran scioglie anche altri dubbi ricorrenti tra i dipendenti pubblici in una sorta di report dove settore per settore, dai ministeriali agli insegnanti, indica tetti e vicoli in fatto di assenze.
Argomento sensibile su cui il Governo è a lavoro per imprimere una stretta, così da rendere più difficile darsi per finti malati o utilizzare altre scappatoie illecite.

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