Fiducia di consumatori e imprese in netto peggioramento ad agosto - QdS

Fiducia di consumatori e imprese in netto peggioramento ad agosto

redazione

Fiducia di consumatori e imprese in netto peggioramento ad agosto

martedì 30 Agosto 2016

L’Istat ha comunicato i dati: da 111,2 di luglio a 109,2 e da 103 a 99,4. Indicatori ai minimi del 2015. Peggiorano anche le aspettative sulla disoccupazione (da 30 a 35, il saldo)

ROMA – Ad agosto si registra un peggioramento della fiducia sia tra i consumatori sia tra le imprese: l’indice del clima di fiducia dei consumatori passa da 111,2 di luglio a 109,2 e l’indice composito del clima di fiducia delle imprese scende da 103 a 99,4. Lo ha comunicato l’Istat spiegando che per quanto riguarda la fiducia dei consumatori si tratta del dato più basso dal luglio del 2015, mentre per la fiducia delle imprese l’indicatore è ai minimi dal febbraio 2015.
Tutte le stime riferite alle componenti del clima di fiducia dei consumatori registrano una flessione, seppure con intensità diverse: il clima economico passa da 129,8 a 125,5, diminuendo per il quinto mese consecutivo; le componenti personale, corrente e futura, dopo l’aumento registrato a luglio, tornano a posizionarsi sui livelli del mese di giugno. Più in dettaglio, il clima personale passa da 105,0 di luglio a 103,6, quello corrente da 109,1 a 107,2 e quello futuro da 114,8 a 112,2.
Le opinioni dei consumatori riguardo la situazione economica del Paese si confermano in peggioramento per il quarto mese consecutivo (il saldo dei giudizi passa da -54 a -60 e quello delle aspettative da -9 a 15), mentre i giudizi sull’andamento dei prezzi nei passati 12 mesi e le attese per i prossimi 12 mesi registrano un incremento (da 31 a -22 e da -30 a -27).
Peggiorano le aspettative sulla disoccupazione (da 30 a 35, il saldo).
Se si guarda alle imprese, il clima di fiducia scende in tutti i settori: in modo più marcato nei servizi di mercato (da 108,3 a 102,4) e nel commercio al dettaglio (da 101,3 a 97,1), più lieve nella manifattura (da 102,9 a 101,1) e nelle costruzioni (da 126,2 a 123,5).
Nelle imprese manifatturiere peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia, lievemente, le attese sulla produzione (da -14 a -18 e da 10 a 9, rispettivamente). I giudizi sulle scorte rimangono stabili (il saldo è a quota 3 per il quarto mese consecutivo).
Nelle costruzioni peggiorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (da -24 a 28) mentre le attese sull’occupazione rimangono stabili (il saldo si attesta a -9 per il terzo mese consecutivo).
Nei servizi peggiorano tutte le componenti del clima: diminuiscono i saldi dei giudizi e delle attese sul livello degli ordini (da 7 a 3 e da 8 a 1, rispettivamente) così come il saldo delle attese sull’andamento dell’economia in generale (da 8 a 3).
Nel commercio al dettaglio peggiorano sia i giudizi sulle vendite correnti, il cui saldo torna negativo per la prima volta dal mese di gennaio 2016 (il saldo passa da 6 di luglio a -4) sia le attese sulle vendite future (da 21 a 16); il saldo sulle scorte di magazzino passa da 16 a 14.
“Non c’è da stupirsi di fronte al calo della fiducia dei consumatori e delle imprese: abbiamo sempre considerato sbagliate le scelte economiche del governo Renzi mirate a favorire la crescita”. Sono state queste le parole del segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, commentando l’indice Istat del clima di fiducia dei consumatori in Italia.
“Stupisce semmai – rimarca il leader dell’Ugl – che l’Istat abbia evidenziato il peggioramento del clima di fiducia ‘nelle prime rilevazioni dopo gli attentati di Nizza’, perché in Francia, secondo l’Ufficio Statistico Nazionale (Insee), non si è verificato lo stesso effetto negativo. Nel mese di agosto infatti è stata registrata una ripresa della fiducia dei consumatori, salita dai 97 punti ai 96 di luglio”.
Secondo Capone “le cause del peggioramento del clima in Italia vanno individuate nell’economia che non riparte, nei contratti nazionali di lavoro non rinnovati alla scadenza, nell’alto tasso di disoccupazione e nell’assenza, a questo punto sempre più lampante, di una vera politica industriale. Fatto che ci preoccupa ancora di più alla vigilia della prossima legge di Bilancio”.

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