Verso l'addio agli studi di settore - QdS

Verso l’addio agli studi di settore

Salvatore Forastieri

Verso l’addio agli studi di settore

mercoledì 14 Settembre 2016

Cominciato l’iter della Legge di Stabilità per il 2017: anche il sistema fiscale sarà interessato dalla manovra. L’Iri, imposta per imprese in regime semplificato, dovrebbe essere più bassa del 24%

PALERMO – La Legge di Stabilità ha già iniziato il suo iter e cominciano ad arrivare le prime notizie e le prime dichiarazioni dei politici sulle modifiche che il Governo vorrebbe apportare all’attuale sistema fiscale e, più in generale, sulla manovra ritenuta più idonea a fare ripartire l’economia del nostro Paese. Le notizie, per la verità, quanto meno quelle di natura fiscale, sembrano positive. Bisogna vedere, tuttavia, se le disposizioni varate saranno modificate in peggio o saranno di difficile interpretazione lasciando, come al solito, agli enti impositori e, poi, ai Giudici tributari, il compito di interpretarle.
Stavolta le notizie fiscali più importanti sono due: l’addio agli studi di settore e l’introduzione di una nuova forma di tassazione (IRI) per gli imprenditori in regime semplificato.
Per gli studi di settore si tratta, in verità, di una “morte annunciata”. Già da molto tempo, infatti, l’efficacia probatoria di tale strumento di controllo presuntivo era stata messa in discussione e la stessa Amministrazione Finanziaria, più volte, ne aveva subordinato l’applicazione ad una concreta valutazione dei dati provenienti da GERICO, specialmente attraverso il contraddittorio preventivo.
Ora, però, se ne annuncia – di fatto – la loro abolizione, lasciando gli “studi” solo come strumento di verifica del grado di affidabilità del contribuente o, meglio, come “indicatore di compliance”, un “voto” (da 1 a 10) dal quale fare dipendere l’applicazione di alcune forme premiali come la riduzione dei termini per l’accertamento, l’esclusione da alcune forme di controllo e la possibilità di ottenere in maniera più veloce e semplice i rimborsi d’imposta.
Per quel che riguarda il probabile, nuovo, regime d’imposta per le imprese in regime semplificato (ditte individuali e società di persone), le notizie che giungono ci dicono di un nuovo tributo, l’IRI (Imposta sul reddito delle imprese), non più progressivo, ma solo proporzionale ed applicabile nella misura più bassa rispetto a quella attuale pari al 24%. La tassazione, inoltre, dovrebbe avvenire “per assa”, come avviene attualmente per i professionisti, rendendo più semplice e più aderente alla reale situzione finanziaria dei contribuenti il prelievo fiscale.
Allo studio, pure, alcune misure al fine di favorire gli investimenti, tra cui un “supersconto” legato, comunque, alla qualità dei servizi prestati.
Slitta all’anno prossimo la riduzione dell’IRPEF. Sembra, tuttavia, che possano essere completamente “cestinate” le “clausole di salvaguardia” in materia di IVA e di accise, quelle disposizioni contenute nella legge di stabilità di due anni fà che, solo per il 2017, comporterebbero un prelievo dalla tasche degli italiani di circa 17 miliardi di Euro.        
Nessuna notizia, però, su alcuni punti caldi del nostro panorama italiano. Il regime dei minimi resta complicato così come è attualmente. Resta ancora “trina” la IUC (Imposta Unica Comunale), quell’imposta che non è per niente “unica” ma si compone dell’IMU. della TASI e della TARI, rendendo gravosa e difficile l’imposizione sulla casa. Comunque, il percorso è ancora lungo. Aspettiamo la fine dell’anno prima di tirare le conclusioni.

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