Lo slogan Energie per l’Italia conteneva, a nostro avviso, un errore. Infatti, bisogna dare energia all’Italia, dunque andrebbe sostituito il per con all’. L’Italia, come Comunità, ha bisogno di essere sostenuta, rivitalizzata, ha bisogno di fiducia nel futuro. Perché ciò avvenga, occorrono Istituzioni serie, capaci di governare con equità, per andare verso lo sviluppo e l’occupazione, tagliando i numerosissimi privilegi, la spesa corrente improduttiva, la corruzione e l’evasione.
La seconda parte dello slogan, Idee per riaccendere il Paese, incorpora sempre a nostro avviso, una parola sbagliata: idee. L’Italia può morire di idee, tutti hanno idee. Tutti alimentano un dibattito inutile, privo di contenuti. La parola che andava usata era invece: azioni. Ci vogliono azioni per riaccendere il Paese, atti, fatti, concretezza. Mentre, sentiamo un profluvio di parole senza fine, senza costrutto, senza collegamento con i bisogni impellenti e quelli strategici, cioè di medio-lungo periodo.
Se negli anni Sessanta i governi avessero provveduto ad un Piano straordinario per ristrutturare con criteri antisismici gli immobili pubblici e privati, gli stessi 120 miliardi di euro spesi per risarcimenti e riparazioni dal 1968 (Belìce) al 2016 (Amatrice), sarebero stati utilizzati bene in modo da mettere in sicurezza tali immobili. A distanza di quasi 50 anni, i 120 miliardi sono stati spesi e gli immobili del territorio a rischio terremoti non hanno strutture antisismiche.
Dobbiamo essere grati a quegli oculati governanti, però un po’ miopi perché hanno sempre guardato i loro piedi e non l’orizzonte: gnomi.
Gnomi di cui paghiamo le conseguenze: noi, figli e nipoti.
È pur vero che l’Italia ha bisogno di manager, di professionisti capaci, di gente corretta che non abbia scheletri negli armadi, ma per acquisire il consenso, cioè i voti, bisogna anche parlare alla pancia oltre che alla testa, come insegnano tanti sinistrorsi e destrorsi, ma anche centrini, che mistificano continuamente la verità dei fatti pur di catturare l’attenzione dei cittadini.
I quali hanno capito che i vecchi partiti non hanno più ragion d’essere, dilaniati al loro interno da correnti fameliche; chi sta a sinistra fa politiche di destra e viceversa; però sono tutti d’accordo quando debbono votarsi leggi a proprio favore, per ottenere vitalizi, indennità, rimborsi, tutto ovviamente, a carico dei contribuenti.
Dunque, possiamo tranquillamente distinguere i Cittadini perbene, quelli che non vanno a votare e una parte di quelli che vanno a votare; e Cittadini per male – quasi tutti privilegiati o che pescano nel torbido – i quali sostengono questo vecchio e asfittico andazzo perché dalle riforme temono di perdere i propri vantaggi.
A proposito di riforme, Parisi non si è espresso decisamente per il Sì o per il No al referendum costituzionale, forse perché Berlusconi in materia vuole mantenere una linea di silenzio. Non è neanche entrato del merito della stessa Riforma.
Il migliaio di persone che erano presenti ha applaudito con convincimento Suor Anna Monia Alfieri, 41 anni, laureata in Giurisprudenza, Teologia ed Economia. Una persona che ha parlato chiaro, che ha esposto temi etici, riportati dai mezzi di stampa, e che ha fatto capire con chiarezza come ai nostri tempi bisogna occuparsi dei fatti concreti anziché di stupide ed inutili diatribe.
Avrà un futuro l’iniziativa di Parisi? Ai posteri l’ardua sentenza, perché lo scenario socio-economico e politico è ingarbugliato: ma l’esito del referendum scioglierà parecchi nodi.