A 4 anni dal diploma in Sicilia lavoro per 1 su 3, al Nord 1 su 2 - QdS

A 4 anni dal diploma in Sicilia lavoro per 1 su 3, al Nord 1 su 2

Serena Giovanna Grasso

A 4 anni dal diploma in Sicilia lavoro per 1 su 3, al Nord 1 su 2

martedì 18 Ottobre 2016

Istat, pessima anche la qualità dei rapporti di lavoro: senza contratto nel 12,4% dei casi, il doppio del Nord. Oltre un laureato siciliano su 4 che lavora ha trovato occupazione fuori regione

PALERMO – Sicilia capofila dei fallimenti italiani. Ancora una volta si conferma questa tristissima prospettiva. A livello nazionale, è proprio la nostra regione a far registrare la percentuale più bassa di giovani che lavorano a quattro anni dal conseguimento del diploma. A dir poco preoccupanti sono i dati che emergono dal rapporto “I percorsi di studio e lavoro dei diplomati e dei laureati”, pubblicato recentemente dall’Istituto di statistica nazionale.
Secondo tali dati, nel 2015 in Sicilia lavorava appena il 36,1% dei diplomati nel 2011, percentuale che si scosta dalla media nazionale di oltre sette punti (43,5%). Addirittura nell’Italia settentrionale, a quattro anni dal diploma lavora ben un giovane su due (49,3% nel Nord – Ovest e 51,7% nel Nord – Est).
Queste considerevoli differenze tra la Sicilia ed il resto d’Italia non sono determinate da un maggiore coinvolgimento dei giovani negli studi universitari, che giustificherebbero la rinuncia al lavoro per dedicarsi completamente alla propria formazione. Infatti, in Sicilia è impegnato in studi universitari il 30,1% dei diplomati del 2011 (tasso percentuale lievemente inferiore rispetto a quello rilevato nel Nord – Ovest, 32,6%, e nel Nord – Est, 31,4%). Al contrario, determina la notevole discrepanza la maggiore incidenza di giovani in cerca di occupazione: infatti, in Sicilia questa percentuale raggiunge i 29,4 punti, contro i 13,8 del Nord – Est e i 14,5 del Nord – Ovest.
Neppure la qualità del lavoro in Sicilia è delle migliori: infatti, a beneficiare di un contratto di lavoro a tempo determinato è appena il 23,1% dei diplomati (a livello nazionale si parla del 25,3%, nel Nord- Ovest del 27,3% e nel Nord – Est del 28%). Al contrario, risulta essere particolarmente elevata l’incidenza di lavoratori senza contratto (12,4%, esattamente il doppio del Nord – Ovest, 6,1%, e del Nord – Est, 5,8%).
Non va di certo meglio tra chi sceglie il percorso universitario, con la speranza di aprire il proprio futuro a nuove più floride prospettive. Infatti, non sono affatto pochi quei laureati costretti ad abbandonare l’Isola in favore di altre circoscrizioni geografiche a causa della mancanza di opportunità occupazionali. Infatti, appena il 74,3% dei laureati siciliani di primo livello e solo il 68,4% dei laureati siciliani di secondo livello che lavora è riuscito a trovare occupazione nella stessa Sicilia.
 Al contrario, circoscrizioni geografiche come il Nord – Ovest o il Nord – Est sono capaci di assorbire quote di laureati lavoratori maggiormente notevoli. Infatti, tra i laureati di primo livello originari del Nord – Ovest che hanno trovato occupazione nella medesima circoscrizione geografica si arriva ben al 91,6%, mentre si parla dell’87,8% per i laureati di secondo livello. Nel Nord – Est le percentuali si attestano all’87% per i laureati di primo livello e all’84,1% per i laureati di secondo livello.
Oltre un laureato di primo livello siciliano che lavora ha trovato occupazione in altre circoscrizioni geografiche o all’estero: nel dettaglio, il 10,6% nel Nord – Ovest, il 5,1% nel Nord – Est, il 5,6% al Centro, il 3,3% all’estero ed appena l’1,1% in un’altra regione del Mezzogiorno.
In generale, a livello nazionale si percepisce in misura via via maggiore il desiderio di lasciare il Belpaese: l’intenzione è espressa nei successivi dodici mesi al conseguimento della laurea  dal 16,2% dei laureati di primo livello e dal 12,4% di quelli di secondo livello non occupati. Anche durante gli studi i laureati decidono di recarsi all’estero per partecipare a programmi volti a promuovere la mobilità studentesca in ambito europeo ed extraeuropeo (6,8% dei laureati di primo livello e 12,7% di quelli di secondo livello).

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