Turismo, pernottamenti ma senza mordi e fuggi - QdS

Turismo, pernottamenti ma senza mordi e fuggi

Carlo Alberto Tregua

Turismo, pernottamenti ma senza mordi e fuggi

venerdì 04 Novembre 2016

Puntare su organizzazione ed efficienza

L’Olanda è un Paese di 32 mila chilometri quadrati, con dieci milioni di abitanti, una crescita economica maggiore della media europea e una disoccupazione bassa. La lingua ufficiale, oltre a quella nazionale, è l’inglese. Questa nazione ha dovuto fare opere costosissime per difendere parte del suo litorale dal mare, rispetto al quale si trova a livello più basso.
Perché vi parliamo dell’Olanda? Perché la nostra Sicilia ha indici simili: 25 mila chilometri quadrati e cinque milioni di abitanti. Ma l’economia è agli ultimi posti della graduatoria europea e, per contro, la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è ai primi posti.
In Olanda il turismo è fiorente e lo si contabilizza con il numero di pernottamenti, come si fa in tutta Europa. Ma non in Sicilia, dove l’assessorato al Turismo diffonde fantomatici indici di incremento dei visitatori, non basati sui pernottamenti, che restano inchiodati a meno di 15 milioni l’anno (poco più di quelli della piccola Malta, che ha 400 mila abitanti).

In Sicilia, il turismo dovrebbe essere la prima attività economica, produrre la maggior parte del Pil annuo, che in atto è attestato sugli 82,7 miliardi. Esso dovrebbe essere gestito da professionisti competenti, che riescano a vedere prospettive di crescita, andare in tutto il mondo a far vedere i tesori della Sicilia, con un sito formidabile, diffuso in tutti i social, che dovrebbe raccogliere qualche milione di clic al mese.
Niente di tutto ciò. Anthony Barbagallo, un ottimo avvocato e bravo amministratore quando è stato sindaco di Pedara, compie ogni sforzo per smuovere la ruota grippata dell’assessorato al Turismo, ma non ha né strutture, né burocrati professionali e risorse per risollevare il settore.
E poi, egli è progioniero della Giunta Crocetta, che ha come capacità personale quella di non far niente, perché non facendo non si commettono errori.
L’analisi che precede non giustifica chi è preposto al vertice di un assessorato, perché comunque egli ha la responsabilità di un settore primario dell’economia siciliana, per la verità mai valorizzato negli ultimi trent’anni.
 

Che a Taormina vi sia stato un incremento del 15% dei pernottamenti o che gli alberghi di Catania siano ancora colmi di prenotazioni, da un canto ci fa gioire, ma dall’altro ci fa capire come i brand mondiali della nostra Isola costituiscano attrattive spontanee. Immaginiamo quale moltiplicazione di attrattiva avrebbero se si mettesse nel motore economico il carburante dell’iniziativa, dell’organizzazione, dell’efficienza e della professionalità turistica.
Nella nostra Isola vi sono albergatori, ristoratori, agenti turistici, guide, illustratori di siti archeologici di notevole bravura. Ma tutti questi soggetti, non inseriti in un unico progetto che sfrutti le sinergie e le metta insieme, non consentono di formare quella massa critica necessaria per competere a livello mondiale con quei Paesi che del turismo fanno un’attività primaria.
Tutto questo non è accettabile. Non è accettabile che 829 borghi non siano ristrutturati e sfruttati adeguatamente. Non è accettabile che non si punti agli alberghi diffusi, se non in qualche caso. Non è accettabile che si conoscano soltanto alcuni luoghi della Sicilia, mentre quelli portati sui siti web dovrebbero essere centinaia.

Sì, in Sicilia vi sono centinaia di fonti di attrazione, ma restano scollegate. Esse dovrebbero formare un unicum in un sistema fortemente unito fra l’assessorato al Turismo e i 390 sindaci. Anche il più piccolo comune, messo in rete, è in condizione di attrarre turisti da tutto il mondo, non tralasciando quelli nazionali che conoscono poco e male la sicilia.
Una pubblicità martellante fa conoscere le Terme emiliane, che funzionano bene, con ottimi servizi, e producono reddito tassabile. In Sicilia abbiamo le due principali Terme, di Sciacca e Acireale, che producono dissoccupati e perdite. Inoltre, ce ne sono altre sei-sette che funzionano male. L’assessorato al Turismo dovrebbe metterle in unica rete, affidarle ai privati per produrre reddito.
Per fare questo ci vogliono i competenti. Speriamo di non parlare ai sordi.

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