Energia dal vino, opportunità per il settore - QdS

Energia dal vino, opportunità per il settore

Rosario Battiato

Energia dal vino, opportunità per il settore

martedì 15 Novembre 2016

La tecnologia denominata power to gas sarebbe in grado di trasformare l’energia elettrica in esubero in idrogeno e metano. Il team “wine to power” propone l’uso della rete siciliana di trasporto e distribuzione del gas

PALERMO – C’è un modo per rendere il vino ancora più sostenibile. Il progetto è proposto dal team marsalese “Wine to power” e offre scenari inediti sulla viticoltura 2.0. Il merito è anche di due ragazzi, Giorgio Adamo e Pietro de Vita, che hanno ottenuto ottimi risultati allo startup weekend di Marsala della fine di settembre, bissando il successo anche nei giorni scorsi al convegno internazionale “Storage energie rinnovabili” che si è tenuto nell’Aula magna del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Perugia.
I due giovani, ancora liceali, fanno parte del team “Wine to Power” che vede, tra i suoi leader, l’enologo e ricercatore Mario Ragusa, ormai da diversi anni porta avanti progetti legati allo sviluppo sostenibile dell’economia vitivinicola in relazione alle applicazioni del power to gas.
Lo studio del ricercatore marsalese, chiamato appunto “Settore vitivinicolo: applicazioni sostenibili del power to gas” e presentato nel corso del convegno, ha messo in campo tutti vantaggi di un investimento nel settore della viticoltura sostenibile. In primo piano c’è la differenza rispetto alle fonti rinnovabili tradizionali, come eolico e fotovoltaico, che “producono elettricità in modo discontinuo e spesso quando non ce n’è un immediato consumo i questa energia non viene neanche prodotta con un costo collettivo molto elevato perché, ad esempio ai produttori viene pagata la mancata produzione eolica”. E questo è un problema particolarmente sentito nell’Isola.
La tecnologia power to gas, invece, sarebbe in grado di risolvere il problema “trasformando l’energia elettrica in esubero – ha spiegato Mario Ragusa al QdS – in idrogeno o metano e immagazzinando questi ultimi nella rete di distribuzione del gas naturale”. In questo modo la rete del gas può diventare un pilastro “fondamentale del futuro energetico con energie rinnovabili”. Secondo Ragusa, si tratterebbe di sfruttare quello che in Sicilia esiste già, cioè “un’estesa rete di trasporto e distribuzione del gas naturale/biogas” che “può essere utilizzata tanto per il trasporto, quanto per lo stoccaggio del metano prodotto utilizzando lo scarto vitivinicolo delle nostre cantine per l’anidride carbonica di fermentazione dei vini”.
È già possibile realizzare una stima di massima del quantitativo utilizzabile. Per Mario Ragusa dalle “vigne quindi sarà possibile ottenere gas e metano in quantità importanti, ben oltre 23 milioni di metri cubi”. La stima è basata su una griglia di riferimento che prende in considerazione una produzione di CO2 per 500 milioni di litri di mosto in fermentazione sulla base di una produzione di 0,085 di kg di CO2 per litri di mostro. “Queste stime evidenziano la possibilità per la Sicilia vitivinicola – ha aggiunto l’enologo – di poter fare un salto di qualità verso l’innovazione, la sostenibilità e la produzione di ‘vini ad emissioni zero’, ovvero di scegliere la green economy come filosofia di produzione vitivinicola”. Il progetto è perfettamente in linea con quelli che sono gli umori comunitari sulla direzione di spesa dei nuovi fondi Ue che, tra le altre cose, dovranno privilegiare proprio il settore della cosiddetta economia circolare.
Già lo scorso anno, la Sicilia era stata una delle protagoniste del progetto europeo Vienergy, finanziato dal PO Italia Malta con capofila l’Istituto regionale Vino e Oli di Sicilia. Si è trattato del primo sistema di economia circolare applicato al settore vitivinicolo nell’Isola. Dopo aver condotto studi “sulla possibilità di riutilizzare tutti gli scarti del settore vinicolo – si legge una nota – per ottenere materia prima seconda ed energia”, si è poi considerata la possibilità di produrre “metano verde” convertendo e utilizzando l’anidride carbonica dei processi fermentativi.

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