Grillopoli siciliana scuote il Movimento Cinquestelle - QdS

Grillopoli siciliana scuote il Movimento Cinquestelle

Raffaella Pessina

Grillopoli siciliana scuote il Movimento Cinquestelle

martedì 22 Novembre 2016

Di Maio: “Sospensione per chiunque risulti coinvolto nell’inchiesta”. Autosospensione per i due deputati La Rocca e Ciaccio

PALERMO – Ormai si parla di Firmopoli grillina a Palermo con otto indagati e 30 persone coinvolte. La vicenda riguarda la ricopiatura di firme per la presentazione delle liste del Movimento cinquestelle alle elezioni del 2012 a Palermo, ma si sta allargando anche alla vicenda relativa a presunte firme totalmente false.
Alcuni presunti sottoscrittori della lista Cinquestelle hanno dichiarato di aver firmato, nel 2011, solo per il referendum sull’acqua. Fra questi, anche Fabio Trizzino, avvocato e marito dell’ex assessore regionale Lucia Borsellino, che sarà ascoltato nei prossimi giorni. “Sono quasi certo di non aver firmato per il M5S: alle comunali di Palermo del 2012 sostenevo attivamente un’altra lista e un altro candidato sindaco – ha detto –  Se le cose stanno davvero così, se la mia firma è stata utilizzata dai Cinqustelle per la loro corsa al Comune, mi costituirò parte civile al processo”.
Intanto, ieri sono stati ascoltati in procura in qualità di testimoni alcuni attivisti per ricostruire cosa accadde nell’aprile del 2012. Fra questi vi erano Fabio D’Anna e Giuseppe Marchese, due ex esponenti del Movimento che, davanti alle telecamere delle Iene, avevano denunciato alcuni fatti.
D’Anna, che ha lasciato il Movimento, ha raccontato che la sua firma sarebbe tra quelle copiate da alcuni attivisti per rimediare all’errore formale che gli avrebbe impedito di presentare la lista. Marchese, invece, avrebbe consegnato alcune e-mail, dalle quali traspariva l’allarme derivato dal mancato raggiungimento delle firme necessarie alla presentazione delle liste.
Nei prossimi giorni verranno ascoltati i deputati Claudia Mannino e Riccardo Nuti che non si sono sospesi nonostante l’invito del leader, Beppe Grillo, ad auto sospendersi rivolto a  chiunque riceva un avviso di garanzia.
Nei giorni scorsi si sono invece autosospesi dal movimento i deputati regionali Claudia La Rocca – che ha ampiamente collaborato con la Procura – e Giorgio Ciaccio. Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio ha fatto sapere che “Le forze politiche si giudicano da come reagiscono a questi fatti e noi chiediamo sempre a chi si trova coinvolto in un’inchiesta di farsi da parte”; e ha aggiunto di non credere che la vicenda possa influire possa incidere sul referendum costituzionale: “Chi la strumentalizza senza averne alcuna credibilità sbaglia e si illude che possa danneggiare il no”.
Piovono le critiche da parte dei rappresentanti del Pd: “Nonostante gli inviti, i mea culpa solo con il contagocce. In questo movimento ognuno fa quello che vuole”, ha detto il segretario dei dem palermitani Carmelo Miceli, che prosegue: “Anarchia a cinquestelle. Non oso immaginare cosa possa accadere se i grillini governassero la Sicilia o l’Italia: nessun rispetto delle regole in un movimento dove ognuno fa quello che vuole”.
La deputata del Pd Ileana Piazzoni attacca: “È una grande presa in giro degli italiani. Di Maio continua a far finta di non saper nulla. La sua preoccupazione – conclude la parlamentare dem – è solo quella di dire no alle riforme che colpiscono i privilegi, come quello di pagare l’abitazione per il capo staff comunicazione con il soldi del Senato”. La senatrice del Pd Valeria Cardinali ha invece detto che “i grillini sono il partito dei due pesi e delle due misure. Quando ci sono guai in vista per loro, sono i primi a tacere, quando si tratta di attaccare il Pd sono sempre in prima linea. Il giustizialismo a correnti alternate, ecco cosa siamo costretti a tollerare”. Di Maio intanto taglia corto rispondendo alle critiche: “è una vicenda che riguarda il 2012, le firme sono state raccolte per una lista che non ha mai eletto nessuno e in questi giorni si sta facendo sembrare che siano firme che riguardino l’elezione dei parlamentari del M5S, cosa non vera”.
I commenti arrivano anche dal premier Renzi: “Non cascateci: Grillo, che è uno straordinario professionista della comunicazione, dice che noi siamo i serial killer e tutti rispondono ma così nessuno parla più delle firme false. È una tecnica, Grillo e i cinquestelle in queste ore sono in difficoltà perché è emerso il reato delle firme false. Siccome sotto il profilo comunicativo sono all’angolo, Grillo inventa una frase a effetto cosicché tutti cadano nel tranello e improvvisamente si nasconde la realtà”.

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