Imprese strette tra crisi e criminalità - QdS

Imprese strette tra crisi e criminalità

Michele Giuliano

Imprese strette tra crisi e criminalità

martedì 22 Novembre 2016

Cgia di Mestre: in Sicilia in aumento dei furti ai danni di aziende ed esercizi commerciali di oltre il 4 per cento. Considerando gli ultimi 10 anni, la crescita è stata del 142 per cento. Due furti ogni cinque minuti

PALERMO – Oltre alla crisi economica, che ha portato ad un netto calo dei consumi, ormai da anni imperversante sugli imprenditori siciliani, anche la criminalità incide sulla salute di negozi e botteghe del nostro territorio.
Se nel complesso i furti sono in diminuzione, quelli nei negozi commerciali e nelle botteghe artigiane, che rappresentano il 10 per cento circa del totale dei furti denunciati all’Autorità giudiziaria, sono invece in fortissima crescita.
Negli ultimi 10 anni sono aumentati in tutta Italia del 170 per cento, e di ben il 142 per cento in Sicilia. Un numero enorme, che, se da una parte, in proporzione alla popolazione, è considerato ancora fisiologico, d’altra parte non può passare inosservato per un fenomeno che deve essere affrontato con vigore.
Nel 2014, ultimo anno in cui sono disponibili le statistiche riportate dalla Cgia di Mestre, le denunce sono state quasi 107 mila, con una media di 292 reati di questo tipo al giorno, 12 all’ora, 2 ogni 5 minuti. Una impennata vertiginosa, se si pensa che nel 2004 il numero dei furti denunciati è stato di poco superiore alle 39 mila unità, come si evince dall’elaborazione dei dati forniti dal ministero dell’Interno, dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Solamente in rapporto all’ultimo anno registrato, l’aumento del furti in Sicilia è stato del 4 per cento, un dato che pone l’isola in una posizione intermedia all’interno della classifica delle regioni italiane, che vedono una situazione disastrosa in buona parte delle regioni del Nord, maggiormente colpite dal fenomeno. Un piccolo eden per gli artigiani e imprenditori, la Valle d’Aosta e il Molise, che registrano nell’ultimo decennio una variazione percentuale dei reati di circa il 70 per cento, valore nettamente più basso rispetto alla media nazionale di quasi tre volte più alta. Ancora “serena” la situazione nelle Marche, che ha visto un incremento del 100 per cento dei reati subiti. Più vicini ai valori siciliani, invece, Umbria, Liguria e Piemonte.
“L’impiego sempre più massiccio dei sistemi di videosorveglianza, delle inferriate, delle porte blindate, degli impianti di antifurto e il ricorso agli istituti di vigilanza hanno trasformato moltissime attività economiche in piccoli bunker – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – nonostante ciò, le statistiche ci dicono che le attività di prevenzione e di contrasto ai furti non sono riuscite a scoraggiare i malintenzionati. Anzi”. Perché, nonostante tutti i meccanismi di difesa attuati e l’azione di prevenzione e contrasto condotta sul territorio dalle forze dell’ordine il 77,3 per cento dei furti nei negozi rimane impunito. Tra gli autori dei furti, i dati elaborati dalla Cgia dicono che circa il 60 per cento sono uomini, e stranieri, di cui un quarto circa di nazionalità rumena.
“Anche se è molto probabile che i mandanti e i ricettatori siano cittadini italiani – conclude Zabeo – le statistiche evidenziano che i furti negli esercizi commerciali sono sempre più ad appannaggio degli stranieri. Sia chiaro, non è il caso di alimentare alcun allarme sociale e tanto meno forme più o meno velate di intolleranza nei confronti di alcune comunità presenti nel nostro paese. Tuttavia, a seguito dell’esplosione avvenuta in questi ultimi 10 anni, è auspicabile che il governo conceda più risorse per contrastare con maggiore efficacia anche questi reati e si consolidi sempre di più l’azione di intelligence tra le nostre forze di polizia e quelle dei paesi di provenienza di questi delinquenti”.

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