Trasporto pubblico locale, ultima chiamata - QdS

Trasporto pubblico locale, ultima chiamata

Rosario Battiato

Trasporto pubblico locale, ultima chiamata

sabato 26 Novembre 2016

Decreto attuativo della Riforma Madia prevede meno trasferimenti per i Comuni che gestiranno il servizio in house e senza gare. Delrio al Corsera: “Nella legge di bilancio altri 3,7 mld € per i bus, oltre i 700 mln già stanziati”

PALERMO – Resta preoccupante lo stato di salute del trasporto pubblico locale isolano. Lo confermano i dati che ne delineano il quadro complessivo: offerta e domanda in continua contrazione, qualità del servizio da migliorare, emissioni di gas serra ed età media dei mezzi più elevate che altrove. Parte della cura pare trovarsi nel testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale, approvato nei giorni scorsi, dal Cdm nell’ambito della riforma della Pa, ma il percorso è ancora lungo.
Nell’ultimo decreto legislativo esaminato dal Governo, al fine di garantire ai cittadini qualità e efficienza dei servizi, si prevedono “modalità competitive per l’affidamento – si legge nella nota –, costi standard e livelli dimensionali almeno provinciali degli ambiti di erogazione dei servizi”. Per i Comuni resta comunque la possibilità di scelta tra il mantenimento della gestione in house e le gare che saranno maggiormente incentivate con un operatore che potrà essere pubblico, privato o misto.
Si tratta di misure importanti per risanare un settore che è stato particolarmente in difficoltà e che adesso avrà regole uniformi su tutto il territorio nazionale. A tal proposito sarà determinante “l’applicazione dei costi standard per i trasferimenti alle Regioni”, così come ha ribadito il ministro Graziano Delrio al Corriere della Sera. E i fondi ci sono. Per il rinnovo parco bus la legge di Bilancio ha previsto 3,7 miliardi da sommare ai 700 milioni che sono già stati stanziati e che dovranno servire, entro il 2019, per sostituire 8mila bus che rientrano nella categoria emissiva più elevata (“euro zero”) e altri 2mila in quella appena successiva (“euro 1”).
Per la Sicilia è la grande occasione per rifarsi l’abito. Secondo i numeri dell’Asstra (associazione nazionale del trasporto pubblico locale), l’età media dei bus italiani è di circa 12 anni, un dato che quasi raddoppia la media europa di 7 anni. La Sicilia vanta una delle flotte più vecchie d’Italia con un’età media di 14,92 anni, peggio dell’Isola riescono a fare soltanto la Basilicata (poco meno di 16 anni) e la Campania (supera di poco i 15). Dall’altra parte della graduatoria ci sono Valle d’Aosta e Friuli che oscillano tra i sei e i sette e mezzo.
A ricordarci che il tpl siciliano non funziona poi così sono bene, ci sono stati anche gli ultimi aggiornamenti dell’Istat che sono arrivati proprio nei giorni scorsi.
Il traffico passeggeri da e per aeroporti su mezzi pubblici collettivi (% sul totale dei passeggeri imbarcati e sbarcati negli aeroporti) nell’Isola si ferma al 9,9% contro una media nazionale che è più del doppio (23%).
Anche l’indicatore relativo all’utilizzo di mezzi pubblici di trasporto (% di occupati, studenti, scolari e utenti sul totale delle persone che si sono spostate per motivi di lavoro e studio e hanno usato mezzi di trasporto) è inferiore alla media nazionale di ben cinque punti percentuali (15,6 contro 20,3).
Un problema di utilizzo che poi è anche quello dell’offerta. I posti per chilometro offerti dal tpl nei comuni capoluogo di provincia (migliaia per abitante) restano largamente al di sotto della media nazionale (1,8 contro 4,4) e in netta contrazione rispetto agli ultimi anni.

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