Inquinamento acustico: in Sicilia zero regole, rumore a tutto volume - QdS

Inquinamento acustico: in Sicilia zero regole, rumore a tutto volume

Rosario Battiato

Inquinamento acustico: in Sicilia zero regole, rumore a tutto volume

sabato 10 Dicembre 2016

L’Ispra ha controllato 194 sorgenti nel 2015: limiti sforati in quasi la metà delle attività commerciali. La Sicilia è tra le cinque regioni che non hanno una legge regionale in materia

PALERMO – L’inquinamento acustico resta uno dei fattori di pressione più sottovalutati dall’Amministrazione isolana, sebbene possa causare impatti notevoli su ambiente e persone. L’ultimo quadro nazionale in materia è stato realizzato dall’Ispra che, nei giorni scorsi, ha diffuso l’annuario dei dati ambientali con ben 21 capitoli che passano in rassegna tutti gli aspetti più rilevanti dell’ambiente italiano. La Sicilia è ancora senza legge di riferimento e con superamenti registrati in diversi settori.
“Un’elevata percentuale della popolazione è esposta a livelli di rumore, ritenuti significativi, dovuti alle infrastrutture di trasporto, alle attività produttive e commerciali e alle stesse abitudini di vita dei cittadini”. Si apre in questo modo il lungo passaggio che l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale dedica al rumore, precisando che “la riduzione sistematica del numero di persone esposte è il principale obiettivo delle attuali politiche comunitarie, perseguito mediante gli strumenti di prevenzione e mitigazione del rumore ambientale, insieme alla tutela delle aree caratterizzate da una buona qualità acustica”. Il riferimento è la direttiva 2002/49/Ce che è stata recepita in Italia col decreto legislativo 194 del 19 agosto 2005 e precisa gli interventi da compiere per il monitoraggio, la gestione e la definizione di modalità di azione comuni tra gli stati membri.
L’inquinamento acustico si può misurare con indicatori che consentono di valutare la caratteristica di stato dell’ambiente acustico considerando la percentuale di sorgenti controllate con almeno “un superamento dei limiti fissati dalla normativa”. Le sorgenti controllate in Sicilia sono state 34 nel 2000, anno della prima rilevazione censita dall’Ispra, e poi hanno visto un netto incremento passando alle 91 dell’anno successivo alle 295 nel 2006, 310 nel 2007, 245 nel 2008 e 313 nel 2009. Nel 2015 le sorgenti controllate sono state 194 e sono diversi i superamenti registrati. Nel settore delle attività produttive un terzo dei controlli ha registrato superamenti, così come quasi la metà (46,5) delle attività di servizio e/o commerciali. Numeri record per le attività temporanee (manifestazioni estive e simili) con l’80% dei superamenti riscontrati, mentre circa un terzo dei superamenti sono stati registrati nel settore delle infrastrutture stradali.
La Regione siciliana continua ad avere anche un altro problema serio in materia. Nel quadro relativo agli atti normativi regionali in relazione all’articolo 4 della Lq 447/95 (legge quadro sull’inquinamento acustico) l’Isola resta particolarmente indietro dal momento che risulta tra le cinque regioni che non si sono ancora dotate di una legge regionale in materia di inquinamento acustico.
A livello regionale sono state semplicemente emanati dei singoli atti procedurali. Il primo atto siciliano risale al 1996 col bando per l’iscrizione nell’elenco regionale dei tecnici competenti, oltre dieci anni dopo è stata individuata l’Arpa come autorità di riferimento del settore e si sono definiti gli agglomerati urbani e le linee guida. Gli ultimi due provvedimenti, rispettivamente del 2009 e del 2011, fanno riferimento alla documentazione per il riconoscimento di tecnico competente in materia e le regole per l’attestato tecnico.

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