Spesa sanitaria privata: in Sicilia tra le più basse a livello nazionale - QdS

Spesa sanitaria privata: in Sicilia tra le più basse a livello nazionale

Maria Francesca Fisichella

Spesa sanitaria privata: in Sicilia tra le più basse a livello nazionale

martedì 20 Dicembre 2016

Secondo il Rapporto Oasi, la spesa pro capite nell’Isola è stata di 415 € nel 2015. Le cifre più alte si registrano in Lombardia (738 €), Emilia Romagna (681 €) e Veneto (676 €). La ragione è da ricercare non in una migliore qualità e maggiore efficienza dei servizi sanitari regionali, ma nei redditi più contenuti dei meridionali

PALERMO – La spesa sanitaria totale corrente per il 2015 ammonta, in Italia, a circa 149 miliardi di euro. è composta per circa il 77 per cento da spesa sanitaria pubblica e per il restante 23 per cento da spesa sanitaria privata. Sono i consumi privati in sanità (Cps) il tema principale del settimo capitolo (parte I) del rapporto Oasi 2016. Cosa si intende per “Cps “? è l’insieme di beni e servizi sanitari finanziati attraverso una spesa posta direttamente a carico delle famiglie (out of pocket), delle imprese (per esempio, medicina del lavoro) o intermediata da soggetti collettivi non pubblici (assicurazioni, casse aziendali, fondi sanitari integrativi e società di mutuo soccorso). Il capitolo, curato dall’Osservatorio sui consumi privati in sanità (Ocps) di Sda Bocconi offre un quadro complessivo dei “numeri” del settore dei consumi privati in sanità e delle sue principali determinanti (socio-demografiche ed economiche) fino al 2015.
L’analisi, o per meglio dire la “scomposizione”, della spesa sanitaria privata nelle sue diverse componenti fornisce spunti di riflessione sulle tendenze del settore. Ciò, infatti, consente di evidenziare fenomeni che vanno contro corrente, o come si legge nel rapporto che sono “contro intuitivi”. Se si guarda, per esempio, ai divari regionali sulla spesa sanitaria privata pro-capite, non trova riscontro l’idea comune che questi siano legati ai differenziali nel funzionamento del sistema pubblico, ossia non trova riscontro il luogo comune secondo cui la spesa pro-capite è più alta in quelle regioni dove il funzionamento del sistema pubblico mostra delle criticità.
Infatti si rileva una spesa superiore nelle Regioni del Nord rispetto a quelle del Sud per via di una maggiore disponibilità degli utenti; mentre ripensando “al luogo comune” dovrebbe essere al contrario. Invece, nelle primissime posizioni si trovano Regioni a più alto reddito come la Lombardia (738 euro), l’Emilia-Romagna (681 euro) e il Veneto (676 euro), che difficilmente potrebbero essere considerate dall’opinione pubblica come le peggiori per i servizi sanitari pubblici offerti. Viceversa, Regioni come la Sicilia (415 euro), la Calabria (374 euro) e la Campania (302 euro), si trovano nelle ultime posizioni.
Allo stesso modo può sorprendere la rilevante presenza dell’operatore pubblico come destinatario della spesa ambulatoriale privata, sia attraverso il canale del copayment(ticket, contributo alle spese sanitarie) sia attraverso l’intramoenia.
L’indagine sulla spesa delle famiglie contiene, inoltre, dati socio demografici della popolazione che permettono di associare ai dati di spesa sanitaria delle famiglie informazioni quali la tipologia familiare, l’età, il titolo di studio e la posizione professionale della persona di riferimento della famiglia.
Ad esempio, in base a tali dati si è rilevato che la spesa sanitaria media familiare aumenta con l’età della persona di riferimento, mentre paradossalmente, diminuisce con il numero di figli. Ciò implica che la spesa a livello pro capite, nelle famiglie numerose, diminuisce in maniera rilevante. L’impatto “negativo” del numero di figli sulla spesa sanitaria – riferisce il rapporto –  non può definirsi intuitivo e ciò può trovare diverse spiegazioni. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, non è automatico che il numero dei figli influisca sulla spesa sanitaria facendola aumentare, poiché ciò si scontra con la “propensione a spendere per sanità calcolata come rapporto tra la spesa sanitaria e la spesa generale delle famiglie, che si riduce all’aumentare del numero dei figli. Alla base di tale diminuzione potrebbe esserci ancora una volta il reddito, se si assume che la spesa sanitaria si comporta come un bene di lusso e che le tipologie familiari con più di due figli presentano indici di povertà di gran lunga superiori alla media italiana (Istat, 2016).”

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