Ars e legislatura farsa. Riforme: neanche l'ombra - QdS

Ars e legislatura farsa. Riforme: neanche l’ombra

Raffaella Pessina

Ars e legislatura farsa. Riforme: neanche l’ombra

venerdì 20 Gennaio 2017

Esercizio provvisorio, assenteismo, leggi bloccate e sedute a vuoto. L’appello della Cisl: “Se ci sono i numeri, si legiferi”

PALERMO – C’è chi la chiama legislatura farsa, come il sindacato Cisl. E ne avrebbe ben donde. Il più antico parlamento d’Europa lavora veramente poco. Spesso abbiamo pubblicato articoli sul nostro Quotidiano sull’argomento, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica, e anche gli stessi politici chiedendo il perché si devono utilizzare in questa maniera improduttiva i soldi dei cittadini. Poche sedute d’Aula, che durano a volte pochi minuti, quasi del tutto assente la produzione legislativa, il tutto caratterizzato da mancati accordi, discussioni e litigi. E nel momento in cui si riesce ad approvare una legge, magari di riforma, dopo mesi di rinvii e rimpalli tra aula e commissioni legislative, questa viene impugnata senza scampo dal Consiglio dei ministri perché il più delle volte è in contrasto con la Costituzione.
I motivi delle sedute andate a vuoto vengono attribuite all’assenteismo dei parlamentari e soprattutto del governo, spesso oggetto di lamentela da parte del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, ma visto il dilagante fenomeno, ci vorrebbero delle norme più vincolanti per “obbligare” i deputati e gli assessori ad essere presenti a Sala d’Ercole. E la Cisl invoca le elezioni anticipate: “Finiamola con questa legislatura farsa. Parlamento e governo regionali si mostrino all’altezza delle emergenze nelle quali la Sicilia affoga. O se ne vadano e prima di Pasqua si voti”.
La Cisl Sicilia punta il dito contro la classe politica regionale che “si accinge ad archiviare una legislatura senza una riforma degna di questo nome”. “Alla palude politica preferiremmo il sussulto di dignità dei parlamentari”, si legge nel documento che invita l’Ars a darsi una mossa attraverso “una corsia preferenziale parallela alla sessione di bilancio, che consenta di far fronte subito alle questioni indifferibili: dagli appalti ai rifiuti al Patto per la Sicilia”. “L’Isola – dice Mimmo Milazzo segretario regionale della Cisl – è seduta su una bomba a orologeria. E per questo anche al governo nazionale, che sabato sarà in Sicilia con il ministro per la Coesione Claudio de Vincenti, chiediamo di alzare la voce con Palazzo d’Orleans”. Perché, scrive la Cisl, “se il governo regionale una maggioranza all’Ars ce l’ha, governi; se non ce l’ha si vada al voto senza attendere l’autunno”.
Proprio mercoledì scorso l’ennesimo caso di assenteismo dei deputati all’Ars ha fatto mancare il numero legale, lasciando al palo le leggi sugli appalti e sul codice etico. “Gli Urega per un verso i rifiuti per un altro –  rileva il sindacato –  “sono gli emblemi di una stagione politica fallimentare” nella quale persino l’unica riforma fatta, quella su Liberi consorzi e Città metropolitane, fa acqua da tutte le parti e, con l’eventuale reintroduzione dell’elezione diretta, tornerebbe, come nel gioco dell’oca, al punto di partenza. Riguardo agli appalti, “se l’Ars non approva ora la riforma degli Urega, l’Isola perde i 3,2 miliardi del Patto per la Sicilia che, in gran parte, dovrebbero essere spesi entro quest’anno”. Idem sul fronte della depurazione delle acque e su quello dei rifiuti. Il sistema-colabrodo degli Ato registra 1,8 miliardi di debito, la raccolta differenziata sul piano regionale è ferma al 13% e in assenza di impianti per il recupero energetico, la Sicilia è rimasta “l’ultima in Europa” a conferire in discarica gli scarti. Così “nel giro di qualche mese si ritroverà di fronte a un bivio: l’esplosione delle discariche ormai sature o il trasporto fuori dalla regione, con costi esorbitanti. L’ennesima “maleodorante beffa, sulla pelle dei siciliani, di una politica autoreferenziale capace di decidere solo su nomine, elezioni e promozioni”.
Il Parlamento, costoso nonostante le riduzioni operate e tanto sbandierate  sulle retribuzioni dei parlamentari, non lavora, non produce e di fatto si è svuotato della sua funzione legislativa. Un esempio su tutti è stato a novembre, quando in occasione  della visita dell’allora premier Renzi a Palermo, tutti i deputati soprattutto di maggioranza, si sono recati a rendere omaggio al leader del Pd, svuotando gli scranni. Al punto che Totò Cordaro del Pid-Cantiere Popolare, si è sentito in dovere di scattare una fotografia per testimoniare la tristezza dell’Aula praticamente vuota.  Critiche alla maggioranza e al governo, accusati di essere i “responsabili della scarsa produttività dell’Ars” sono arrivate nel tempo da Bernadette Grasso (Pid-GS) e Vincenzo Figuccia (FI). Francesco Cappello del M5S ha proposto di “modificare il regolamento e inserire meccanismi che ‘spingano’ i deputati ad essere presenti almeno due volte a settimana in aula”. Giovanni Greco (Pds-Mpa) ha chiesto di “eliminare le assenze giustificate dall’aula per i capigruppo e i presidenti delle commissioni parlamentari”. Ars improduttiva anche sul sito ufficiale, le cui sezioni non sono mai aggiornate. Ad oggi non risulta pubblicato ad esempio il bilancio preventivo interno del 2017, seppur già approvato dall’Aula, così come non ci sono le presenze dei deputati del trimestre ottobre dicembre 2016.

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