Rating di legalità, in Sicilia è boom - QdS

Rating di legalità, in Sicilia è boom

Michele Giuliano

Rating di legalità, in Sicilia è boom

mercoledì 25 Gennaio 2017

In sintonia con il trend nazionale, anche nell’Isola si registra una crescita di iscrizioni nell’elenco dell’Antitrust. Ad oggi si contano 2.698 aziende “premiate” dall’Autorità garante della Concorrenza e del mercato con il riconoscimento

PALERMO – Il rating della legalità diventa sempre più un punto fermo per le imprese siciliane. Vuoi per le opportunità che garantisce, la crescita di iscrizioni è stata davvero imponente. Ad oggi nell’Isola si contano 2.698 imprese a cui è stato attribuito dall’Antitrust il bollino di qualità e legalità (aggiornamento al 19 dicembre del 2016, ndr).
In perfetta sintonia, almeno una volta, con il resto d’Italia dove la crescita è stata davvero esponenziale in egual misura. Un riconoscimento attribuito per l’appunto dall’autorità garante per la concorrenza e del mercato alle imprese virtuose in base alla legge del 2012. Nell’anno appena concluso, infatti, le domande per ottenere il “bollino di qualità”, garanzia di legalità e trasparenza, sono state in tutta Italia 2.118 rispetto alle 1.427 del 2015, con un incremento del 48 per cento. In crescita anche le attribuzioni: 1.499 nel 2016 contro le 1.046 dell’anno precedente (+43 per cento). Sono stati inoltre attribuiti 64 rinnovi rispetto ai 40 del 2015 (+60 per cento). Dal gennaio 2013, quando è entrato in vigore il Regolamento Agcm, sono giunte all’Autorità 4.603 richieste di rating e sono state concesse 2.690 attribuzioni (il 68 per cento dei casi), mentre i dinieghi sono stati 161 (il 4 per cento).
Le imprese che hanno ottenuto la conferma del rating sono state 121 (3 per cento), 80 quelle che hanno migliorato la loro qualità (2 per cento), 108 hanno avuto il rinnovo (3,7 per cento), mentre le revoche sono state 10 (0,3 per cento). Archiviati 753 casi (19 per cento). Approvato dal Parlamento alla fine del 2012 ed entrato in vigore con il Regolamento dell’Agcm nel 2013, il Rating di legalità è lo strumento “premiale” con cui è stato affidato all’Antitrust il compito di attribuire un punteggio, da una a tre “stellette”, alle imprese virtuose con un fatturato di oltre due milioni di euro annui che corrispondono a una serie di requisiti giuridici.
Per ottenere una “stelletta”, il titolare dell’azienda e gli altri dirigenti non devono avere precedenti penali o tributari. Oltre a non essere stata condannata nel biennio precedente per illeciti antitrust, l’impresa deve effettuare pagamenti e transazioni finanziarie oltre i mille euro esclusivamente con strumenti tracciabili. Per ottenere un punteggio più alto, il Regolamento indica altri sei requisiti: due “stellette” se ne vengono rispettati la metà, tre “stellette” se vengono rispettati tutti. Del Rating assegnato dall’Agcm, secondo quanto prevede la legge, “si tiene conto in sede di concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché in sede di accesso al credito bancario”.
La Cgia di Mestre ha inserito la Sicilia tra le regioni con il più alto pericolo di usura. In pratica nella classifica figura subito dietro la Campania: “A seguito della forte contrazione dei prestiti praticata dalle banche alle famiglie e alle imprese – ha evidenziato nel suo recente studio la Cgia di Mestre – c’è il pericolo che l’usura, soprattutto nel Mezzogiorno, assuma dimensioni preoccupanti”.
Le preoccupazioni sono sostenute dai numeri: tra la fine del 2011 e quella del 2013 (ultimo censito) si è verificata una diminuzione degli impieghi bancari alle famiglie e alle imprese di 97,2 miliardi (-9,6 miliardi pari al -1,9 per cento per le famiglie e 87,6 miliardi di euro pari al -8,8 per cento per le imprese).

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