Case-cantoniere, opportunità per il turismo - QdS

Case-cantoniere, opportunità per il turismo

Michele Giuliano

Case-cantoniere, opportunità per il turismo

mercoledì 01 Febbraio 2017

Mibact, ministero Infrastrutture, Anas, Demanio lanciano un progetto pilota con 30 strutture da ristrutturare, ma sono tutte al Nord. In Sicilia se ne contano 144, la seconda regione con più edifici: eppure è fuori dal piano Anas

PALERMO – Sicilia con 149 “scheletri” sparsi un pò ovunque in tutte le province. Sono le cosiddette case-cantoniere che un tempo venivano usate come appoggio logistico dagli operai dell’Anas per il deposito di attrezzi e mezzi, oggi invece sono dei veri e propri ruderi.
La Sicilia detiene un suo “record”: è la seconda regione in Italia che ha più immobili del genere, dietro soltanto alla Sardegna che ne conta 189. Si pensa di potere rendere queste case-cantoniere un’opportunità per il turismo, tanto che è partito un vero e proprio progetto pilota portato avanti da Anas, ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e Agenzia del Demanio. Insieme hanno selezionato 30 case “pilota” ma misteriosamente a rimanere fuori da questo giro è proprio la Sicilia. Tutte sono state individuate tra l’alta Lombardia, la via Francigena, il tracciato dell’Appia Antica, sul Cammino di San Francesco e di San Domenico: immobili che saranno riconvertiti in strutture a vocazione turistica.
Una penalizzazione per l’isola che non è passata inosservata ed infatti la deputata alla Camera Magda Culotta vuole vederci chiaro ed ha presentato un’interrogazione chiedendo perchè le case cantoniere siciliane sono rimaste escluse. In Sicilia sono presenti 149 case cantoniere su 1.244 del totale nazionale, vale a dire il 12 per cento di quota sul territorio italiano. “Ad oggi – attacca la Culotta – vorremmo sapere quali sono stati i risultati raggiunti nella fase sperimentale e se possano, da subito, portare a un ulteriore allargamento del patto per la valorizzazione delle case cantoniere a partire dal Sud e dalla Sicilia”.
Il sottosegretario Umberto Del Basso de Caro ha risposto che “è impegno del Governo estendere alla seconda fase del progetto le altre aree territoriali, con particolare riguardo alla Sicilia e alla Sardegna, consapevoli che le case cantoniere costituiscono non solo la memoria storica del Paese ma rappresentano anche un brand per proporre in tutto il mondo il turismo sostenibile dei nostri territori”. “Tale sperimentazione – ha specificato Magda Culotta – ha escluso dal progetto la Sicilia, che ha una forte vocazione turistica e una carenza di strutture recettive”.
Proprio per questo la parlamentare ha chiesto di conoscere quali sono stati i risultati raggiunti nella fase sperimentale. La casa-cantoniera nasce sulla base di un Regio Decreto del Re di Sardegna Carlo Felice dell’aprile del 1830 attraverso il quale contestualmente si istituisce la figura del “Cantoniere”. All’epoca aveva il compito di manutenere e controllare un “cantone” della strada, vale a dire un tratto di 3-4 chilometri. Proprio per questo i “Cantonieri” dovevano abitare in case site ai margini di ciascun cantone. Per l’esattezza 150 anni dopo è stata  modificata ed aggiornata la funzione della figura del Cantoniere che oggi agisce con i più moderni mezzi e strumenti tecnologici e con una legge del 1982 venne introdotto il “Regolamento dei Cantonieri” che cancella il vecchio concetto di ‘cantone’ e introduce ‘squadre, nuclei e centri di manutenzione’ dotati di personale e mezzi.
Oggi come oggi circa la metà delle case-cantoniere sono impiegate come sedi operative, sede di amministrazioni pubbliche, enti e onlus, personale di esercizio e magazzini operativi, il resto invece sono abbandonate. Queste ultime, sulla base del progetto pilota, saranno ristrutturate da Anas e trasformate in sedi di servizi “base” con una qualità e un costo standard (ristorazione, ospitalità) a cui si aggiungerebbero altri servizi e beni specifici della struttura e del territorio (come ad esempio una selezione di prodotti enogastronomici o artigianali della zona).

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