Finanziaria, emendamento su abolizione fasce dirigenti ma nessuno si preoccupa della loro produttività - QdS

Finanziaria, emendamento su abolizione fasce dirigenti ma nessuno si preoccupa della loro produttività

Raffaella Pessina

Finanziaria, emendamento su abolizione fasce dirigenti ma nessuno si preoccupa della loro produttività

mercoledì 08 Febbraio 2017

Cascio, presidente Affari istituzionali: “Nessun onere aggiuntivo”. Ma resta irrisolto il nodo relativo ai premi a pioggia per obiettivi “ordinari”. La Cgil: “Fumo negli occhi, il vero problema è il conferimento degli incarichi, che rimane in mano alla politica”

PALERMO – La commissione Affari istituzionali dell’Ars ha approvato un emendamento alla Finanziaria che andrà in discussione a breve in Aula e che in pratica “promuove” una buona fetta di dirigenti regionali.
Nello specifico, con l’emendamento si stabilisce la abolizione delle tre fasce con cui al momento vengono classificati i circa 1.400 dirigenti regionali in base alla legge 10 del 2000.
Attualmente, il transito da una fascia all’altra avviene solo attraverso concorsi interni che peraltro in 17 anni non sono mai stati espletati. In prima fascia non c’è più alcun dirigente – gli ultimi sono andati in pensione qualche anno fa – mentre quelli di seconda sono una quarantina e tutti gli altri appartengono alla terza fascia.
L’emendamento consente a chi si trova in terza fascia di passare alla seconda e, poiché in prima non c’è più nessuno, l’intero corpo dirigenziale sarà collocato in un’unica fascia. “Con questa norma – spiega il presidente della commissione Affari istituzionali, Totò Cascio – ci adeguiamo alla normativa nazionale. Non comporta alcun onere aggiuntivo per la Regione, è una norma che non implica copertura finanziaria”.
Critici i sindacati, non tanto sulla abolizione delle fasce dirigenziali, ma sui ruoli e sulle competenze degli stessi. Gioacchino Genchi della Cgil ha detto che “l’abolizione delle fasce è solo un po’ di fumo negli occhi, il vero problema è il conferimento degli incarichi ai dirigenti, che rimane in mano alla politica”. “Il nodo – prosegue Genchi – è il rispetto del principio della separazione della politica dall’amministrazione. Dalla legge 10 in poi questo principio è stato letteralmente ignorato, la nomina del dirigente da parte del politico crea un legame ed è quello che è accaduto e che continua ad accadere”.
 “Le norme stabiliscono che per potere procedere con l’avanzamento verticale bisogna adottare una procedura ad evidenza pubblica e questo vale nel caso specifico della dirigenza regionale – hanno detto i segretari generali del Cobas/Codir Marcello Minio e Dario Matranga – Per procedere serve un concorso interno con una riserva per i funzionari che abbiano i titoli per poter accedere al ruolo e per gli esterni”.
Della fascia dirigenziale se ne è occupata più volte la nostra testata giornalistica, denunciando privilegi che andrebbero aboliti, come i premi di produttività che nel 2016 sono stati riconosciuti quasi indistintamente a tutti i dirigenti senza che abbiamo raggiunto particolari obiettivi di produttività, come per l’esempio avviene in altre regioni, ad esempio la Lombardia.

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