Via dall'Italia per morire. Si è spento Dj Fabo - QdS

Via dall’Italia per morire. Si è spento Dj Fabo

redazione

Via dall’Italia per morire. Si è spento Dj Fabo

martedì 28 Febbraio 2017

Cieco e tetraplegico dal 2014, si è recato in Svizzera per l’eutanasia

ROMA – Una “lunga notte” che si è conclusa con una decisione tanto difficile quanto ferma: morire con dignità, senza soffrire più. Ieri alle 11,40 del mattino, un tweet di Marco Cappato, dirigente dell’associazione Luca Coscioni, ha annunciato la morte di Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, milanese di 39 anni, ex broker, assicuratore e poi dj di successo.
Il suo caso è stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica dalla trasmissione televisiva Le Iene, che ha raccontato la vita di un giovane che dalla notte del 13 giugno del 2014 era divenuto cieco e tetraplegico. Quella notte, di ritorno da un locale del dj set milanese, si chinò a raccogliere il cellulare che gli era sfuggito di mano, sbandò e la sua vettura si scontrò contro un’altra che procedeva sulla corsia d’emergenza. Fu sbalzato fuori dall’abitacolo e da lì ebbe inizio il suo calvario, quella che la sua fidanzata Valeria (nella foto insieme a Fabo) ha sempre definito “una notte senza fine”.
“Non ho perso subito la speranza – raccontava – ho provato a curarmi, anche sperimentando nuove terapie, purtroppo senza risultati. Mi sento in gabbia: non sono depresso, ma non vedo e non mi muovo. Sono bloccato a letto”.
Da qui l’appello alle istituzioni, per spingere il Parlamento a legiferare su un tema, quello del testamento biologico, che da troppi anni attende chiarezza. Ma la mobilitazione di Fabo, dei suoi familiari e dell’associazione Coscioni, non è riuscita a smuovere le coscienze dei nostri rappresentanti istituzionali. “È scandaloso – diceva Fabo poco meno di un mese fa – che un gruppo di parlamentari non abbia il coraggio di prendere la situazione in mano per tanti cittadini che vivono come me”.
Così, Dj Fabo ha deciso di andare in Svizzera, per realizzare il suo ultimo desiderio e smettere di soffrire. “Sono finalmente arrivato in Svizzera – diceva ieri in un messaggio rilanciato sul profilo Twitter dell’associazione Coscioni – e ci sono arrivato purtroppo con le mie forze e non con l’aiuto dello Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e la ringrazierò fino alla morte”.
“Ha scelto di andarsene – ha commentato Cappato – rispettando le regole di un Paese che non è il suo”. Un Paese che per l’ennesima volta, così come accaduto per Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro, non è stato in grado di dare risposte adeguate a quei cittadini che hanno invocato il suo aiuto.

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