Pino Zingale: "Arginare la corruzione intensificando i controlli" - QdS

Pino Zingale: “Arginare la corruzione intensificando i controlli”

Gaia Perniciaro

Pino Zingale: “Arginare la corruzione intensificando i controlli”

sabato 04 Marzo 2017

Forum con Pino Zingale, Procuratore generale d’Appello Corte dei Conti Sicilia

Nel Giudizio di parificazione 2015 la Corte dei Conti ha riconosciuto alla Regione siciliana di aver messo i conti a posto, ma sono ancora troppe le ombre: al di là della necessità di un taglio significativo alla spesa cattiva e quindi degli sprechi, da cosa bisognerebbe ripartire per risanare il bilancio regionale?
“Con l’eliminazione di crediti inesigibili dal Bilancio della Regione, abbiamo segnalato un disavanzo tecnico di oltre 9 miliardi di euro. Esigiamo maggiore attenzione per il futuro da parte di chi gestisce sia la spesa che le entrate della Regione siciliana e, dato che ho già avviato l’attività istruttoria per il 2016, dai primi riscontri che sto avendo, noto un certo impegno in tal senso”.
Può farci un esempio?
“Abbiamo rilevato, per esempio, che nelle riscossioni c’è stato un miglioramento del 12% rispetto l’anno precedente sulla capacità dell’incasso. Certo, il legislatore italiano non aiuta perché l’ultimo decreto sulla rottamazione delle cartelle ha determinato nell’ultima fase dell’anno una flessione nella capacità di riscossione”.

La corruzione nella Pubblica amministrazione è un fenomeno in crescita un po’ in tutta Italia. Secondo lei da cosa dipende tutto ciò? Si può invertire questa tendenza?

“Continuo chiedermi come mai, a fronte di innumerevoli servizi giornalistici su assenteisti, bustarelle e altro, continui a verificarsi questo fenomeno con una sfrontatezza che ha dell’incredibile. Penso sia qualcosa che abbiamo scolpito nel nostro Dna, che neanche la paura della sanzione è in grado di frenare. Parliamo nelle scuole della legalità, nella speranza che il fenomeno della corruzione diminuisca, ma il controllo sarebbe la soluzione più efficace”.
Quale forma di controllo sarebbe la più adatta al caso italiano in tema di corruzione?
“Nel 1994, il Governo ha modificato i controlli in Italia smantellando il controllo preventivo della Corte dei Conti, funzione secondo me e secondo molti deterrente e importante. Il legislatore, in modo non organico, ha invertito la tendenza e, per quel che mi risulta al momento, c’è maggiore attenzione da parte del Governo regionale per una reintroduzione su scala più ampia della funzione di controllo preventivo della Corte dei Conti”.
Partecipate regionali: il risanamento più volte annunciato non è stato realizzato, oppure è stato realizzato solo parzialmente. Il recepimento delle legge Madia è un valido aiuto per la Corte dei Conti?
“La legge Madia dà più di una mano per il risanamento delle partecipate regionali, poiché limita le ipotesi in cui è possibile fare ricorso allo strumento di tale forma societaria, riduce i componenti dei Consigli di amministrazione, ridetermina le modalità di effettuazione della spesa e soprattutto rafforza il controllo della Pubblica amministrazione su di esse. Sicuramente la Regione ha ridotto le partecipate, molte di queste sono state ricondotte alla struttura in house e quindi adesso sono sotto la giurisdizione della Corte dei Conti in modo totale, ma tutto ciò è su base statutaria. Il problema delle partecipate è un problema nazionale: in passato è stato sfruttato come strumento per fare fuggire alcuni settori dell’amministrazione pubblica alle regole rigide della contabilità e della gestione pubblica. Potevano, per esempio, assumere con criteri privatistici, ma adesso hanno imposto la selezione pubblica”.
Il personale dei vostri uffici è sufficiente per svolgere il lavoro assegnatovi?
“Il nostro ufficio conta un Procuratore titolare e due aggiunti. Dal momento che svolgiamo anche il compito annuale del Giudizio di parificazione del Rendiconto della Regione siciliana, avremmo bisogno di personale amministrativo con spiccate competenze economiche e di questo mi sto già occupando”.

A quanto ammonta il danno erariale complessivo del 2015 e del 2016?
“Nel 2015 contiamo un danno complessivo accertato, con sentenza tra primo e secondo grado, pari a 49 milioni di euro, Nel 2016, invece, contiamo un danno pari a 17 milioni. Occorre però sottolineare la presenza, nel 2015, di due grossi processi che da soli comportano la metà del danno conteggiato in quell’anno”.
Su cosa vi concentrate quando fate ricorso in appello?
“Per fare ricorso quello su cui ci concentriamo maggiormente è la colpa grave, perché è l’elemento psicologico che spesso comporta la condanna. In media nell’ultimo anno sono state accolte in giudizio l’85% delle iniziative del Pubblico ministero”.
Quali sono le procedure che la Corte dei Conti mette in pratica dopo la condanna?
“Dalla fine del 2016 è in vigore una nuova riforma di procedura contabile: essa ha il grande merito di avere riconosciuto al Pubblico ministero della Corte dei Conti delle Procure regionali una funzione di controllo e indirizzo nell’esecuzione delle sentenze. L’esecuzione è possibile in maniera diversificata: via amministrativa, via giudiziaria civile o con l’iscrizione al ruolo. La sentenza della Corte dei Conti ha una funzione non solo risarcitoria ma anche sanzionatoria”.
Quali sono le fattispecie di maggiore spessore che avete trattato ultimamente?
“Ultimamente tra le fattispecie di maggiore spessore notiamo i processi sui finanziamenti ai gruppi parlamentari, tutti conclusi con condanna in primo e secondo grado, i processi sulla sanità pubblica e i processi che riguardano le partecipate regionali”.
 

 
Focus su alcune sentenze emesse negli ultimi mesi

Può farci l’esempio di alcuni processi conclusi?
“Con una sentenza del primo aprile 2016, a seguito di un’ampia disamina dell’evoluzione normativa e giurisprudenziale riguardante la giurisdizione sulle società ‘partecipate’ da Enti pubblici, con particolare riferimento a quelle denominate ‘in house providing’, è stata dichiarata la sussistenza della giurisdizione della Corte dei Conti in ordine all’azione di responsabilità amministrativa promossa dalla Procura regionale nei confronti di vari amministratori e funzionari per il risarcimento nel danno patrimoniale cagionato alla società incaricata della gestione del sistema informatico della Regione siciliana. Un’altra sentenza del primo aprile 2016 riguarda la sussistenza della responsabilità di alcuni amministratori di una Provincia al risarcimento del danno derivato dall’indebita attribuzione al direttore generale e al segretario generale dell’Ente locale di particolari indennità per l’espletamento di funzioni già ricomprese nei compiti a loro istituzionalmente assegnati. Sempre nel 2016, una sentenza del 21 giugno riguarda la responsabilità del sindaco e del dirigente dell’Ufficio Tecnico di un Comune per aver tenuto comportamenti omissivi gravemente negligenti e superficiali nell’ambito di un procedimento inerente all’approvazione di un Piano di lottizzazione determinando, in tal modo, la perdita del finanziamento pubblico, che era già stato ottenuto dalla ditta interessata, ed esponendo conseguentemente il Comune alle istanze risarcitorie legittimamente avanzate dal soggetto privato. In sanità, una sentenza del 2/8/2016 riguarda la responsabilità di un dirigente amministrativo di un presidio ospedaliero per aver tenuto comportamenti gravemente negligenti, riguardanti l’organizzazione del servizio di ordinazione dei pasti per degenti, le verifiche della regolarità delle forniture giornaliere e la relativa contabilità, con conseguente insolvenza di un notevole danno erariale correlato ai maggiori esborsi ingiustificati sostenuti dall’Amministrazione”.

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