Antonio Fiumefreddo sfida la politica siciliana - QdS

Antonio Fiumefreddo sfida la politica siciliana

Raffaella Pessina

Antonio Fiumefreddo sfida la politica siciliana

giovedì 09 Marzo 2017

L’amministratore di Riscossione Sicilia: “Una parte tutela interessi criminali”. Bagarre in commissione Bilancio, Vinciullo: “Provocatore”

PALERMO – Un’audizione tesissima quella dell’avvocato Antonio Fiumefreddo, amministratore unico della partecipata regionale Riscossione Sicilia, in commissione legislativa Bilancio all’Assemblea regionale siciliana. “Anche in questo Palazzo c’è una parte della politica infiltrata, non siamo in Svezia. E i nomi e cognomi li faccio alla magistratura, no in altre sedi”. Parole con le quali Fiumefreddo ha risposto al presidente della commissione Vinciullo di Ncd, che lo aveva interrotto invitandolo a non fare accuse generiche “perché quando si dicono certe cose bisogna fare nomi e cognomi”. Per Fiumefreddo “c’è una parte della politica, trasversale, che tutela interessi criminali e che ha fatto dell’esattoria una leva criminale”.
Nella mattinata di ieri lo scontro tra Vinciullo e Fiumefreddo si è fatto pesante: “Lei è venuto qui per provocare… e non glielo consento a casa mia” – ha urlato il presidente della commissione Bilancio. “Questa non è casa sua, è pure casa mia; perché m’interrompe, presidente, non vuol sentire i nomi dei politici infiltrati che voglio fare?” – ha detto di rimando l’avvocato Fiumefreddo. Ma a scatenare il caos è stato il botta e risposta con il deputato Totò Lentini: “Io non ho tasse da pagare – ha detto questt’ultimo – e sei lei continua con questi toni, noi soldi non gliene diamo”, riferendosi ai fondi che servono a coprire il buco di Riscossione Sicilia. Immediata la reazione di Fiumefreddo: “Queste parole hanno un profilo estorsivo, chiedo che questo verbale venga trasmesso alla Procura”. Come è noto per l’avvocato di Riscossione, Palazzo dei Normanni è un territorio nemico, visto che l’anno scorso ha scatenato un putiferio per aver pubblicato la lista dei deputati che risultavano morosi e per altri polemici botta e risposta con i parlamentari. Le sue dichiarazioni rese in commissione nazionale antimafia hanno inoltre gettato benzina sul fuoco.
Tornando alla riunione di ieri mattina, Fiumefreddo è stato allontanato dalla commissione su richiesta del presidente Vinciullo. “Mi hanno buttato fuori dalla commissione Bilancio dell’Ars con la forza, sono stato preso fisicamente da alcuni assistenti che si sono persino frapposti tra me e il presidente che inveiva e che voleva arrivare alle mani” – ha riferito Fiumefreddo .  “Sono rimasto per alcuni minuti nel corridoio – ha aggiunto – ma a un centro punto Vinciullo è uscito dalla commissione dicendo che non potevo stare lì e me ne dovevo andare via. A quel punto ho preso l’ascensore e ho lasciato il Palazzo”.
Vinciullo riferisce invece un’altra versione: “Fiumefreddo ha preteso di entrare in commissione con quattro persone, a quanto pare una di queste è indagata. Io mi sono opposto, ma lui s’è fatto autorizzare dalla Presidenza dell’Ars, e ho dovuto subire la decisione altrimenti se ne sarebbe andato,  diceva. L’ho fatto parlare per un’ora senza interromperlo, quando il deputato Lentini ha parlato dei problemi di Fiumefreddo con la giustizia ho allontanato l’onorevole perché aveva riferito fatti personali. Avevo condotto la seduta con serenità ma Fiumefreddo con la sua violenza verbale cercava di sovrapporre la sua voce alla mia e ho dovuto leggergli il regolamento”.
L’audizione doveva servire a spiegare il perchè di un ulteriore finanziamento di 130 milioni di euro per la società amministrata da Fiumefreddo, da erogare in tre anni. Secondo Vinciullo, l’au di Riscossione Sicilia ha cominciato a citare fatti penalmente rilevanti che riguardano un componente della commissione peraltro assente, quindi come da regolamento ha chiesto che fosse allontanato come Lentini. Nel corso dell’audizione Fiumefreddo ha comunque specificato che “oggi il fenomeno delle tasse non pagate dai deputati è assolutamente ridimensionato, ci sono solo cinque parlamentari regionali che devono mettersi in regola e pagare le tasse”, e ha detto di riferirsi a “parlamentari regionali che sono morosi nei confronti del fisco, non hanno pagato e non hanno ancora chiesto la rottamazione o la rateizzazione delle cartelle”. “Cinque su 90, è anche fisiologico – ha aggiunto il manager, che prima dell’audizione in commissione bilancio ha incontrato il presidente della Regione, Rosario Crocetta – ciò che mi stupisce è invece che si tratti di uomini delle istituzioni e che questo atteggiamento sia accompagnato da un clima di avversione che ritengo pericolosissimo, si tocca con mano e non è una bella cosa. Tra questi c’è infatti chi dice che pagare le tasse sia una ritorsione, e questo è un messaggio sbagliato per la comunità. Non conosco queste persone – ha poi aggiunto – non coltivo particolari rapporti con la politica, soprattutto con questa politica”. Ha anche dichiarato di trovarsi in grosse difficoltà sulla “aggressione dei patrimoni criminali, dove c’è un filone di attività che rappresenta interessi criminali e sono mediati da ambienti mafiosi e massonici”.
“Nessuno – ha concluso è mai venuto da me con la coppola e il grembiule, se fosse così semplice non esisterebbero le commissioni antimafia – ha proseguito – ma esiste una parte di questi interessi che trova tutela anche nella politica, c’è una parte della politica che tutela interessi criminali in questa terra e che ha fatto dell’esattoria una leva di potere. Questa politica si fregia indebitamente dello scranno parlamentare. L’istituzione è fortemente infiltrata”.

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