Mezzogiorno, 253 milioni per le dighe - QdS

Mezzogiorno, 253 milioni per le dighe

Rosario Battiato

Mezzogiorno, 253 milioni per le dighe

sabato 25 Marzo 2017

Il ministero delle Infrastrutture ha lanciato un Piano nazionale per interventi su depurazione, perdita di rete e sottoutilizzo. In Sicilia a fine 2016 l’emergenza-acqua aveva messo in ginocchio diversi Comuni di 4 province

PALERMO – Dopo la cura del ferro, arriva anche la cura dell’acqua. Il ministero delle Infrastrutture ha lanciato un piano da 294 milioni per le grandi dighe. Buona parte degli interventi riguarderanno il Mezzogiorno, considerando anche i ben noti mali che da anni affliggono il settore idrico in Sicilia.
In Italia il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre tre decenni fa. I problemi nel settore sono infatti molteplici: depurazione (tre infrazioni comunitarie che riguardano da vicino anche l’Isola), perdite di rete (numeri record a Palermo col 54,6%) e sottoutilizzo delle dighe. Focalizzandoci su quest’ultimo punto. In tutta Italia ci sono 538 grandi dighe con potere di concessione in capo alle Regioni e gestite da concessionari di derivazione – privati o pubblici – per differenti utilizzi: idroelettrico, potabile, irriguo, industriale, attenuazione delle piene. Attualmente il volume totale delle grandi dighe nazionali è di 13,748 miliardi di metri cubi. A sostenere la porzione più sostanziosa sono le dighe del Sud con il 57% del totale seguite da quelle del Nord con un dato pari a circa un terzo del totale e quindi quelle del centro che valgono il 15%. Il 58% del volume invasato si utilizza per uso irriguo, mentre il 57% delle dighe in esercizio serve per uso idroelettrico.
Non tutte si possono considerare al massimo delle loro potenzialità. “In Italia c’è disponibilità di acqua – ha spiegato il ministro Delrio – ma anche molta dispersione e un sottoutilizzo delle dighe”. In molti casi si trovano infrastrutture che “anziché esprimere appieno la loro utilità – si legge nella nota del Mit – rischiano di perdere progressivamente l’attività che svolgono, la capacità di invaso autorizzata e quindi di risorsa idrica”.
In questo quadro di grande spreco, il Ministero ha deciso di lanciare un piano di interventi molto sostanzioso. Varrà complessivamente 294 milioni di euro e servirà per incrementare le condizioni di sicurezza di 101 dighe ad uso irriguo e/o potabile sparsi sul territorio nazionale. “L’obiettivo – spiegano dal Mit – è in sostanza di salvaguardare risorse idriche per 4,5 miliardi di metri cubi (quasi un terzo della risorsa idrica nazionale) e di recuperare circa 1,3 miliardi di metri cubi attualmente non invasabili”. La distribuzione degli investimenti per macroarea premia soprattutto il meridione d’Italia che potrà godere di 253,1 milioni di euro per 79 impianti. Poco meno di 30 milioni sono previsti per il centro (18 dighe) e i restanti 12 milioni andranno al nord (4 impianti).
La necessità di un intervento del genere in Sicilia è scandita da diverse considerazioni. Alla fine dello scorso anno l’emergenza aveva messo in ginocchio diversi comuni di almeno quattro province della Sicilia occidentale (Palermo, Agrigento, Enna e Caltanissetta) anche per l’insufficienza di risorse disponibili negli invasi. Una nota del comune di Palermo aveva sottolineato la disponibilità di meno di 73 milioni di metri cubi d’acqua a fronte di una capacità massima superiore a 200 milioni per gli invasi Poma, Scanzano, Rosamarina e Piana degli Albanesi. Il quadro complessivo delle dighe siciliane, quindi non solo grandi dighe, è realizzato dal registro italiano dighe (registroitalianodighe.it), curato dal ministero delle Infrastrutture. Nell’Isola sono poco meno di cinquanta e soltanto una ventina possono vantare un utilizzo normale, mentre molte hanno ancora una condizione definita come “invaso limitato”.

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