Il british Casaleggio lavora sottotraccia - QdS

Il british Casaleggio lavora sottotraccia

Carlo Alberto Tregua

Il british Casaleggio lavora sottotraccia

venerdì 14 Aprile 2017

A Ivrea nasce un nuovo leader

L’esordio di Davide Casaleggio a La7 è stato preparato e curato in ogni dettaglio. Il giovane dimostra intelligenza, ma non ha il quid che gli fa bucare lo schermo. Il suo modo di parlare è british, freddo e non comunicativo. La sua espressione non trasmette alcun sentimento.
A nostro avviso, non ha parlato né alla testa, né alla pancia dei telespettatori. Questo non vuol dire che il ragazzo non sia intelligente, non abbia capacità intellettuali e non continui nel solco del padre, quel genio di Gianroberto Casaleggio, che è stato il vero inventore del Movimento 5 Stelle perché ha costruito una formidabile piattaforma capace di parlare alla gente e acquisire consensi al di la di ogni ragionevole aspettativa.
Vero è che il Movimento 5 Stelle non nasce oggi, perché ha toccato il decimo anno dall’embrione, però è anche vero che in questi ultimi anni ha raggiunto un picco, almeno nei sondaggi, che lo mette avanti al Partito democratico.

Il merito di questo successo, però, non è del Movimento stesso, bensì del pessimo operato di centrosinistra e centrodestra. I due poli si sono continuamente frantumati, oltre che frantumare i cabbasisi a tutti gli italiani.
Il successo del M5s deriva prima dalla disaffezione di molti italiani che non hanno più creduto nella partitocrazia, poi dalla nascita e dalla crescente indignazione e oggi da un senso di rabbia contro tutti i privilegiati che consumano le risorse pubbliche, infischiandosene dei cittadini, i quali continuano a essere vessati da una pressione fiscale enorme e da una Pubblica amministrazione indifferente ai loro bisogni.
Casaleggio sottotraccia e Grillo sulla scena cominciano a formare quella che chiamano la squadra di Governo e i punti fondamentali. Fra questi, emerge un obiettivo importantissimo, ma posto lontano nel tempo, cioè il 2050 (campa cavallo…): il raggiungimento della produzione di energia per soddisfare al 100% il fabbisogno nazionale (circa 320 miliardi di kWh).
Il secondo obiettivo che si è posto Casaleggio è quello di fare prevalere sulla piattezza del sistema pubblico i saperi. Dice il giovane Davide che chi non ha idee è giusto che percepisca un salario cinese.
 

Casaleggio ha centrato la questione e cioè che ognuno deve percepire un compenso secondo le proprie capacità e il proprio merito.
Sentivo alla radio l’ultrarosso Maurizio Landini, segretario dei metalmeccanici della Cgil, il quale sbandierava un concetto vecchio come il cucco come se fosse l’uovo di Colombo: per misurare la produttività non bisogna contare le unità di prodotto per ora, bensì il valore che produce un’ora di lavoro. Evviva! Anche un sinistrorso ha trovato la via di Damasco.
Bravo Landini, solo che la sua collega Serena Sorrentino, segretario generale della Cgil Funzione pubblica, non la pensa allo stesso modo, perché se nella Pa italiana si misurasse il valore prodotto da un’ora di lavoro, i servizi pubblici farebbero un balzo in avanti nell’efficienza, costerebbero di meno, produrrebbero di più e una migliore qualità con soddisfazione dei cittadini.

Scusateci se battiamo questo tasto, ma non sentiamo dalla Classe politica, da quella imprenditoriale e professionale, dalle associazioni del terzo settore e da altre parti della cittadinanza un coro che spinga a valorizzare la parte buona di dirigenti e dipendenti pubblici e a isolare, contestualmente, la parte cattiva, i fannulloni e i corrotti.
Casaleggio ha ragione: “Non hai idee? Salario cinese”. Una regola che deve valere per qualunque lavoratore, di qualunque settore, sia nel pubblico che nel privato. Basta salari e premi a pioggia. Basta mantenere sullo stesso livello i bravi e gli incapaci. Basta con i contratti nazionali di lavoro che livellano verso il basso le capacità. Spazio, invece, al merito, alla valorizzazione di chi è bravo, al sistema sanzionatorio-premiale.
Da Ivrea è partito il nuovo corso del M5s: non più Vaffa, meno provocazioni, più comportamenti istituzionali. una metamorfosi che vuole portare il Movimento a diventare partito di Governo. Ci riuscirà, lo ripetiamo, non tanto per merito proprio (anche) quanto per demerito di centrosinistra e centrodestra, anche perché all’interno dei due poli continua la guerra senza esclusione di colpi.
Auguri al M5s e a Casaleggio: vinca se  lo vorranno gli elettori.

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