Soprintendente di Roma: l'ultima follia - QdS

Soprintendente di Roma: l’ultima follia

Carlo Alberto Tregua

Soprintendente di Roma: l’ultima follia

sabato 15 Aprile 2017

Il sazio non vede chi è digiuno

Tutti i 7998 comuni italiani (Istat, dicembre 2016) hanno realizzato e stanno realizzando un ottimo piano di sostituzione dell’illuminazione delle strade a costo zero.
Non si tratta di una magia, bensì di un’operazione intelligente in combinazione tra fornitori e amministrazioni, in base alla quale il fornitore provvede a sostituire i vecchi lampioni e lampade con quelli di ultima generazione a led. Dov’è il vantaggio? Il costo dei nuovi impianti viene ammortizzato in pochi anni dal risparmio dell’energia, cosicché in un quinquennio circa l’operazione va in pareggio.
Orbene, di fronte a questo indiscutibile vantaggio si è levata in questi giorni, alta e forte, la voce della soprintendente Archeologia e paesaggio per il Comune di Roma, Margherita Eichberg, contro la sostituzione di impianti di illuminazione pubblica e di 220 mila lampadine in tutta la città perché, secondo la stessa e le solite associazioni ambientaliste, la luce dei led è “fredda”. Questo fatto non è vero, perché vi è la luce dei led che è calda come quella delle altre lampadine.  

Cosicché dice Margherita Eichberg, la stessa del No alla demolizione dell’ippodromo di Tor di Valle, bisogna fermare questo scempio e ripristinare l’illuminazione che esisteva. Perciò ha convocato i responsabili dell’azienda Acea tentando di bloccare l’operazione per discutere sulla questione. Secondo la stessa soprintendente, la materia “luce corpo illuminanti” va definita con l’organismo da lei diretto.
Questo il fatto. Desta sorpresa un dirigente pubblico che va contro il buon senso del pater familias, secondo il quale le uscite debbano essere commisurate alle entrate, in modo che non si esborsi un euro di più delle entrate per evitare di indebitare il nucleo familiare, a meno di gravi situazioni di vario genere.
Che importa alla soprintendente se l’amministrazione spende quello che non incassa? Che importa se Roma vive al di sopra dell proprie possibilità? Che importa se le strade sono piene di rifiuti, gli autobus restano scassati nelle officine, l’inquinamento aumenta di giorno in giorno, conseguenza anche di una circolazione di auto che non ci sarebbe se il trasporto pubblico locale, metro compresa, funzionasse come a Milano, Berlino, Parigi?
 

Una qualche ragione si potrebbe dare alla Eichberg se avesse limitato il suo grido di dolore ad alcuni immobili storici ed archeologici che, per la loro fruizione, abbisognano di una particolare illuminazione notturna.
Ma è insensato sostenere che tutte le strade di Roma, e quindi di qualunque altra città, che abbiano superato i 70 anni di età, siano soggette al volere dei soprintendenti.
Quasi tutte le strade d’Italia hanno un’età superiore ai 70 anni, come metà degli immobili esistenti sono più vecchi di 70 anni. Come si possono definire strade bucate e immobili fatiscenti come “storici”, solo perché si sono superati i 70 anni dalla loro costruzione?
Quello descritto è solo un esempio del comportamento scellerato della Pubblica amministrazione che non vuol capire come l’interesse generale debba prevalere su qualunque interesse particolare? L’interesse generale è tagliare la spesa corrente perché finalmente si stanno tagliando le imposte, cioè le entrate.
È meglio avere le strade ben illuminate con luci a led (calda) che vecchi fari e impianti illuminanti che consumano il doppio o il triplo. È meglio avere 100 dipendenti che producano provvedimenti amministrativi in quantità e qualità adeguata che mille fannulloni incapaci di ottenere gli stessi risultati: sembra una catalanata ovvero una massima di Jacques de La Palice (1470 – 1525).
Se la soprintendente avesse semplicemente chiesto la sostituzione dei led a luce fredda con i led a luce calda avrebbe avuto ragione, ma non può chiedere il ripristino dei vecchi impianti di illuminazione, sol perché si è sentita ferita del proprio orgoglio in quanto non consultata prima.
Peraltro i responsabili della Acea avrebbero potuto direttamente procedere ad installare led a luce calda, ma forse non avrebbero evitato lo stesso la contestazione.
La questione prospettata sembra di lana caprina, ma non lo è. Si tratta di una goccia nel mare della disfunzione della Pubblica amministrazione. Ma tante gocce fanno il mare.
Per questo l’Italia va a scatafascio. Molti dirigenti pubblici non sono degni del loro incarico, mentre quelli bravi non li isolano, come appestati! 

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