Giovani e lavoro: la svolta che non c'è - QdS

Giovani e lavoro: la svolta che non c’è

redazione

Giovani e lavoro: la svolta che non c’è

giovedì 20 Aprile 2017

Istat: il 18,9% trova lavoro grazie alle rete di parenti e amici, l’8% si rivolge ad agenzie interinali o altre agenzie private di intermediazione, solo il 2,5% trova occupazione attraverso i Centri per l’Impiego

ROMA – “Nonostante il miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie, nel 2016 non si è osservata una riduzione dell’indicatore di grave deprivazione materiale, corrispondente alla quota di persone in famiglie che sperimentano sintomi di disagio. Secondo i dati provvisori del 2016, tale quota si attesta all’11,9%, sostanzialmente stabile rispetto al 2015”.
È quanto ha affermato Roberto Monducci, Direttore del Dipartimento per la Produzione Statistica, in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Anche se in lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti, nel 2016 risultano in condizione di grave deprivazione 1 milione 250 mila minori, pari al 12,3% della popolazione con meno di 18 anni. “I dati –  ha aggiunto Monducci – , “confermano dunque l’urgenza degli interventi previsti dal governo per il contrasto alla povertà”.
L’incremento del potere d’acquisto degli italiani è stato “trainato dalla deflazione” per quanto riguarda i consumi. Le famiglie “stanno aumentando la propensione al risparmio, poco ma la stanno aumentando” ma “permane una componente di incertezza”.
Accanto alla povertà, altra nota dolens per il nostro Paese è il lavoro. “La quota di giovani  – ha spiegato il Direttore del Dipartimento per la Produzione Statistica – che ha trovato lavoro nel periodo è più bassa sia rispetto a quella registrata nello stesso periodo dell’anno precedente (27,9%) sia di due anni prima (24,4%). Il segnale dunque è quello di una situazione del mercato del lavoro ancora sfavorevole per la fascia di età 25-34 anni”.
“I dati longitudinali della Rilevazione sulle forze di lavoro – ha precisato – consentono di effettuare un’analisi delle transizioni verso l’occupazione degli individui disoccupati a un anno di distanza. L’esercizio è stato realizzato per i 25-34enni confrontando i tassi di permanenza e transizioni osservati tra il quarto trimestre 2015 e il quarto trimestre 2016 con quelli degli analoghi periodi dei due anni precedenti. Il 21,2% dei 25-34enni disoccupati nel quarto trimestre del 2015 è occupato un anno dopo, il 43,8% risulta ancora disoccupato e il 35% inattivo”.
La rilevazione sulle forze di lavoro mostra anche quali siano state le modalità prevalenti di successo nella ricerca di lavoro di questi giovani. Nel quarto trimestre del 2016 i canali che più frequentemente hanno portato a un esito positivo nel trovare lavoro sono stati il ricorso alla rete di parenti e amici (il 41,9% degli occupati che non lo erano un anno prima) o la diretta richiesta a un datore di lavoro (il 18,9%). L’8% si è rivolto ad agenzie interinali o altre agenzie private di intermediazione. Solo il 2,5% degli occupati che non lo erano un anno prima ha trovato lavoro attraverso i Centri pubblici per l’impiego (la quota sale al 7,1% fra i 15 e i 24 anni).
“Al fine di costruire un processo di inclusione efficace per i giovani in cerca di occupazione sarebbe dunque opportuno potenziare le risorse e gli strumenti a disposizione delle politiche attive del lavoro”, ha spiegato l’Istat.

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