Stretta contro l'evasione dell'Iva e per ridurre la pressione fiscale - QdS

Stretta contro l’evasione dell’Iva e per ridurre la pressione fiscale

Salvatore Forastieri

Stretta contro l’evasione dell’Iva e per ridurre la pressione fiscale

venerdì 21 Aprile 2017

Il 7 febbraio scorso era giunta la richiesta dell’Unione europea di una manovra correttiva di 3,4 mld €. Dovrebbe essere esteso anche alle società pubbliche, fino al 2020, lo split payment

PALERMO – Ne abbiamo già parlato dalle pagine di questo Quotidiano qualche tempo fa (vedasi QdS del 15 febbraio 2017): sta per arrivare la “manovra correttiva” di 3,4 miliardi di Euro. è quella chiesta dall’Unione Europea il 7 febbraio scorso, ma necessaria anche per contrastare l’evasione dell’IVA e tentare di ridurre la pressione fiscale, senza bisogno di aumentare le aliquote IVA così come previsto dalla famosa “clausola di salvaguardia” di due anni fa.
Nel frattempo, il Ministro Padoan ha presentato il DEF, il Documento di Economia e Finanza, con il quale viene stimato un incremento del PIL pari all’1,1% il quale, tuttavia, è destinato ad una successiva nuova flessione nel 2018 e nel 2019 conseguente ad un più rigoroso percorso di riduzione del debito pubblico.
Tra le misure annunciate dal Governo spicca quella riguardante l’estensione anche alle società pubbliche e fino al 2020 dello “split payment”, attualmente applicabile solo per le operazioni effettuate nei confronti dello Stato e degli altri Enti pubblici, e che sarà obbligatorio, oltre che per le imprese, anche per i professionisti. Una misura che ha ottenuto il necessario via libera da parte della UE.
Si ricorda che tale autorizzazione ha dovuto superare le critiche da parte degli operatori economici i quali, non avendo la possibilità di ottenere il pagamento dell’IVA addebitata in fattura,  vedono ridurre la loro liquidità finanziaria e la possibilità di effettuare le compensazioni che, diversamente, sarebbero consentite dalla legge. Secondo le stime dell’Agenzia delle Entrate, l’applicazione dello split payment ha già consentito una riduzione dell’evasione IVA di più di tre miliardi di euro.
Un’altra delle misure annunciate è quella di una nuova definizione agevolata (“rottamazione”) delle liti pendenti. In pratica, così come sta avvenendo per i carichi affidati all’agente della riscossione, dovrebbe essere consentito ai contribuenti di chiudere le controversie con il fisco pagando esclusivamente l’imposta che risultava dall’avviso di accertamento originario, senza sanzioni e senza interessi. Una definizione, quest’ultima, che probabilmente torna utile non solo per recuperare una parte del tributo di dubbia esigibilità, ma anche per eliminare alcune discrasie che sono emerse nella fase applicativa della definizione delle cartelle che, come è noto, richiede al contribuente che se ne avvale, peraltro con modalità non ancora ben chiare, la rinuncia all’eventuale contenzioso esistente.
Sempre con riguardo al contenzioso, dovrebbe essere portato a 50.000 Euro l’importo entro il quale potere chiudere la controversia con la “mediazione”. Attualmente, infatti, come è noto, il limite è solo di 20.000 Euro.
Un altro intervento, certamente non gradito, è quello che prevede una significativa limitazione delle compensazioni e del diritto alla detrazione dell’IVA.
Da un lato, infatti, viene ridotto da 15.000 a 5.000 Euro il limite oltre il quale è necessario il visto di conformità per effettuare la compensazione “orizzontale”. Dall’altro, viene ridotto sensibilmente il termine entro il quale i contribuenti possono eseguire la detrazione dell’IVA versata ai propri fornitori. Attualmente, il diritto alla detrazione, ai sensi dell’articolo 19 del D.P.R. 633/1972, può essere esercitato al massimo in sede di dichiarazione relativa al secondo anno successivo a quello in cui il diritto alla detrazione è sorto. Quando entrerà in vigore la modifica, il diritto sarà esercitabile, al massimo, con la dichiarazione dello stesso anno in cui lo stesso diritto è sorto. In pratica, se non si detrae con la prima dichiarazione annuale utile, l’IVA sugli acquisti si perde.
Altri interventi dovrebbero riguardare il settore dei giochi, con l’aumento del contributo sulle vincite ai giochi e lotterie dal 6% al 9% e l’aumento dei tributi dovuti sulle videolotterie, nonchè con un aumento della accise sue tabacchi.
Dovrebbe esserci pure un taglio alle spese pubbliche, ma qui si registrano forti resistenze da parte dei ministeri interessati dalla spending review.

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