Bilancio, l'Ars cincischia mentre la Sicilia affonda - QdS

Bilancio, l’Ars cincischia mentre la Sicilia affonda

Raffaella Pessina

Bilancio, l’Ars cincischia mentre la Sicilia affonda

sabato 29 Aprile 2017

Giovanni Ardizzone ai segretari dei partiti al governo: “Assoluta mancanza di coesione”. L’Assemblea ha solo due giorni per evitare la decadenza

PALERMO – La Finanziaria regionale in Aula è stata il banco di prova per dimostrare che la maggioranza è ormai definitivamente in frantumi e ognuno percorre la propria strada in vista delle prossime elezioni regionali, quando si eleggeranno venti scranni in meno. Del resto, non ci si poteva aspettare altro, dopo una legislatura fatta di polemiche, di poche sedute e di altrettanto debole attività legislativa. Dopo una serie di incontri praticamente andati a vuoto e ripetuti solleciti al senso di responsabilità rivolti dal presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ai deputati e al governo, ieri pomeriggio, dopo lunghissime discussioni, è stato approvato l’articolo 13, quello che prevede l’acquisizione degli immobili da parte del Fondo pensioni. Uno dei pochi articoli sopravvissuti dopo la scure calata sulla Finanziaria in Conferenza dei capigruppo per cercare di portare a casa i documenti finanziari e soprattutto portare a conclusione naturale la legislatura.
In Aula ieri c’era anche l’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei, il quale ha illustrato l’operazione di acquisto degli immobili da parte della Regione: una strategia vantaggiosa, secondo il rappresentante del governo, per non intaccare le pensioni dei regionali, così come previsto appunto dall’articolo 13.
Intanto ieri a Palazzo dei Normanni circolava voce invece che la manovra non sarebbe stata votata. Per questo il presidente Ardizzone ha deciso in mattinata di inviare un messaggio ai segretari dei partiti della maggioranza Fausto Raciti, Totò Cardinale, Dore Misuraca, e metterli al corrente della situazione di profondo impasse tra i partiti che impediva il voto. “Ho il dovere di rappresentarvi – ha scritto Ardizzone – quali responsabili politici della coalizione che sostiene il governo Crocetta, l’assoluta mancanza di coesione tra i partiti, ma anche il loro sfilacciamento interno, per cui è assolutamente impraticabile giungere allo stato, all’approvazione della Finanziaria”.
“È ancora più assurdo – ha aggiunto – avere inasprito, con la famigerata norma sulla decadenza, i rapporti con i sindaci che, nonostante tutto, rimangono gli unici diretti interlocutori in un sistema democratico. Ancora più assurdo insistere sulla permanenza di tale norma”.
“Occorre a mio avviso – ha scritto ancora il presidente dell’Ars – un chiaro e inequivocabile intervento sui vostri rispettivi gruppi in ordine alle due questioni: approvazione della Finanziaria e decadenza dei sindaci. Nel mio ruolo di garante della tenuta istituzionale mi adopererò con tutti i gruppi di questo Parlamento per un’approvazione dignitosa di entrambe le leggi. è inutile ricordare che per fare ciò, occorre almeno la presenza fisica e contestuale di tutti i deputati”.
Approvati intanto gli articoli sul precariato (22), sul passaggio degli Asu nella categoria degli Lsu, che quindi avranno diritto a entrare nei processi di stabilizzazione, sugli ex sportellisti (23) che prevede il passaggio dei circa 1.600 lavoratori al Ciapi di Priolo, ente in house della Regione che si occuperà delle politiche attive per il lavoro, e il 26 che prevede l’adeguamento alla normativa nazionale in materia di estensione di pubblicità anche in materia di subappalti oltre che di appalti. Mentre scriviamo viene affrontato l’articolo 15 sulle disabilità.
 
Sempre ieri il leader della Destra Nello Musumeci aveva chiesto di chiudere la legislatura: “Sono state 22 le sospensioni decise dal presidente Ardizzone da giovedì mattina, non certo per la volontà di Ardizzone, ma per le condizioni dell’Ars. Intanto i 12 articoli da trattare sono diventati 16 e si discute di una maggioranza che non c’è, non solo numericamente, ma anche politicamente: non c’è una strategia, non c’è un’anima. E chiedete che sia l’opposizione a garantire il numero legale”.
“Questo governo – ha aggiunto Musumeci in Aula – non ha una maggioranza e si criminalizzano i pensionati della Regione e si strumentalizzano i disabili… inutile allungare questa agonia. Serve un atto di coraggio, un colpo di reni: serve che 46 deputati decidano di sciogliere l’Assemblea”.

Anche all’interno del Pd ormai c’è chi ha contestato la situazione di impasse
creatasi anche a causa di pezzi del partito democratico.  Concetta Raia parlamentare del Pd che ha detto che “l’Ars sembra essere non governata, malgrado lo sforzo di qualcuno, ciascuno va nella direzione che crede. Penso che in questo momento di rottura ci sia dentro tutto, dalle spaccature interne, alle correnti, all’organizzazione delle primarie, alle piccole rivendicazioni. E se questo vale per il Pd a maggior ragione per la maggioranza che sosteneva il governo, ognuno si defila additando e accusando qualcun altro per non assumersi le dovute responsabilità”.

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