Startup, quattro su dieci nascono sul web - QdS

Startup, quattro su dieci nascono sul web

Rosario Battiato

Startup, quattro su dieci nascono sul web

mercoledì 03 Maggio 2017

Pubblicato l’ultimo report di Mise e Unioncamere sulla nuova modalità semplificata lanciata lo scorso anno. Numeri record: nel primo trimestre di quest’anno ben 400 imprese innovative costituite online, ma la Sicilia resta ancora nelle retrovie

PALERMO – La nuova modalità semplificata per la creazione di start up innovative, gratuita e digitale, lanciata dal ministero dello Sviluppo economico lo scorso 20 luglio, ha ormai coinvolto diverse centinaia di imprenditori. Per l’esattezza sono già 400 le startup costituite online, così come precisato nel nuovo rapporto trimestrale dedicato alla misura e realizzato in collaborazione con UnionCamere e InfoCamere e pubblicato sul sito del Mise con dati aggiornati al 31 marzo scorso.
C’è anche la Sicilia tra le prime sei regioni d’Italia per numerosità delle startup innovative registrate con la nuova modalità, ma l’Isola resta a grande distanza dalle regioni migliori.
I numeri dei primi tre mesi di quest’anno hanno messo in evidenza la grande crescita nell’utilizzo della misura. Basta confrontare le registrazioni avviate fino al 31 dicembre scorso (180) con quelle dell’ultimo trimestre che hanno fatto registrare un’impennata del 124%. Ormai quasi un imprenditore su due (4 su 10) che decide di avviare una startup innovativa, lo fa utilizzando la nuova procedura.
La distribuzione regionale conferma la tendenza registrata per il complesso delle startup innovative. In cima alla classifica troviamo la Lombardia con 87 imprese (Milano da sola se ne prende 57), seguita dal Veneto (64) e dal Lazio (44). Poi ci sono Emilia-Romagna (31) e Marche (26). Soltanto al sesto posto si trova la Sicilia con 25 startup innovative registrate con la nuova modalità.
A livello provinciale, dopo l’imprendibile Milano, si piazzano Roma (39) e Padova (24), a seguire Treviso e Verona che chiudono una top five a tinte venete. Le province complessivamente coinvolte con almeno una startup sono state 85.
Nel complesso più dell’80% delle s.r.l. startup innovative costituite con firma digitale presenta un capitale iniziale inferiore a 10.000 euro e di queste quasi la metà (194, 48%) è riconducibile alla classe dimensionale compresa tra 5.000 e 10.000 euro. Poco più di 300 startup innovative neo-costituite (il 76,5%) operano nel macro-settore dei servizi alle imprese, altre 77 nel settore manifatturiero.
L’avvio della nuova procedura risale al 17 febbraio 2016 con il decreto che, dando attuazione all’articolo 4, comma 10 bis del decreto-legge 24 gennaio 2015, n.3, convertito con legge 24 marzo 2015, n.33, ha introdotto la possibilità di attivare una startup innovativa in forma di società a responsabilità limitata in pochi e semplici passaggi. La scelta di concentrare il decreto attuativo sulla società a responsabilità limitata è stato dettato dalla rilevanza numerica delle società costituite in questa forma (circa l’80% del totale), e il regime particolarmente favorevole concesso dal legislatore a questa tipologia. L’attivazione è gratuita (al netto delle imposte di registrazione fiscale dell’atto e dell’imposta di bollo), il processo è “disintermediato” in quanto non necessaria una figura per verificare l’identità dei sottoscrittori dell’atto, c’è anche la possibilità di redigere e sottoscrivere l’atto costitutivo e lo stato online mediante una piattaforma web dedicata (anche attraverso salvataggi successivi) e la disponibilità di un modello standard di atto costitutivo e di statuto con parti personalizzabili. 
A fare i conti ai vantaggi del nuovo modello è stato proprio il ministero che ha specificato come “grazie all’utilizzo di un modello standard personalizzabile e della firma digitale, essa permette di avviare un’impresa con un notevole risparmio di tempo e costi – stimati in circa 2mila euro – rispetto alla procedura tradizionale con atto pubblico”.
 


Cgia di Mestre: ma una su due chiude battenti entro cinque anni
 
ROMA – Più di una impresa su due (il 55,2%) chiude i battenti entro i primi 5 anni di vita. Lo rileva una elaborazione realizzata dall`Ufficio studi della Cgia di Mestre.
Se nel 2004, infatti, il tasso di mortalità si attestava al 45,4% (ovvero la percentuale di imprese ancora in vita dopo 5 anni sul totale delle imprese nate nell`anno di riferimento, ossia il 1999), dieci anni dopo la soglia è salita al 55,2%; quasi 10 punti in più. Per quanto concerne i settori, invece, la quota più elevata si riscontra nelle costruzioni (62,7%), nel commercio (54,7%) e nei servizi (52,9%). Più contenuto degli altri, invece, è il dato dell`industria (48,3%). “Troppe tasse, una burocrazia che non allenta la morsa e la cronica mancanza di liquidità – dichiara Paolo Zabeo coordinatore dell`Ufficio studi – sono i principali ostacoli che hanno costretto molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo”. A livello regionale, la situazione più pesante si registra nel Centro-Sud. Se la maglia nera spetta alla Calabria (58,5% di chiusure dopo 5 anni di vita), seguono il Lazio (58,1%), la Liguria (57,7 per cento) che è l`unica regione del nord nelle prime posizioni di questa graduatoria, la Sicilia (57,2%), la Sardegna (56,4%) e la Campania (56%).
 

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