Ho votato Renzi ma alla Regione il M5s - QdS

Ho votato Renzi ma alla Regione il M5s

Carlo Alberto Tregua

Ho votato Renzi ma alla Regione il M5s

giovedì 04 Maggio 2017

Crocetta, Pd colpevole in Sicilia

Ho votato Renzi quando perse contro Bersani nel 2011 e l’ho rivotato nelle successive primarie, comprese quelle del 30 aprile scorso. Questo perché ha le idee chiare su come dovrebbe essere organizzato uno Stato e come dovrebbe funzionare. La Riforma costituzionale, approvata sei volte dalle Camere, riformava molti punti deboli dello Stato: 315 senatori a casa, l’inutile Cnel cancellato e così le Province, una sola Camera per la fiducia.
Renzi ha sbagliato nell’averla collegata a se stesso e non ha capito per tempo che, pur di cacciarlo, tutti, da destra a sinistra, si sarebbero coalizzati contro di lui.
La disgrazia dell’Italia è stato il frazionamento delle forze politiche in Parlamento: un grave vulnus parzialmente migliorato con la legge elettorale che porta il nome dell’attuale Presidente della Repubblica. Ma anche il Mattarellum aveva il difetto di imporre le coalizioni: è bastato che il Bertinotti o il Mastella di turno si impuntassero per fare cadere i Governi.

Questa situazione di debolezza politica ha portato una nuova classe dirigente impreparata e poco istituzionale. In questa legislatura, oltre 420 parlamentari hanno cambiato casacca, comportamento perfettamente legittimo in osservanza dell’art. 67 della Costituzione, ma eticamente scorretto perché si è trattato di una sorta di tradimento nei confronti dei votanti che avevano affidato loro un mandato.
Vedremo quale sarà il progetto politico di Renzi, che verrà ufficializzato nella prossima assemblea di domenica 7 maggio. L’1,2 milioni di cittadini che lo hanno votato alle primarie contano sulla sua capacità di formare un governo forte che riformi questo Paese e tagli la lentezza endemica delle proprie istituzioni e della propria burocrazia.
occorre approvare, anche in accordo con il Movimento 5 stelle, una legge elettorale che assicuri la governabilità di una lista, non di una coalizione, perché sappiamo benissimo come finiscono le coalizioni dal 1994 in avanti.
Pd e M5s hanno i numeri per approvare una legge elettorale siffatta, sia per la Camera che per il Senato, nonostante l’obbligo in quest’ultimo di rispettare la base regionale.
 

La situazione economico-sociale del Paese è in una condizione di squilibrio fra Nord e Sud e fra ceti sociali. Ci vogliono nervi saldi e capacità per mettere in atto le riforme impopolari che diano equilibrio sia al territorio che ai cittadini meno abbienti.
Il dramma dell’Italia è la forbice fra Nord e Sud. Quest’ultimo continua a peggiorare e ad allontanarsi dalla parte europea del Paese. La Sicilia è il peggio del Sud, con quel record tremendo del 22% di disoccupazione, il doppio della media nazionale, e quattro volte in più di quella della Lombardia. Fa piangere soprattutto la disoccupazione giovanile e la partenza sempre più numerosa dei nostri brillanti siciliani, che appena fuori da qui sono valorizzati e ottengono successi rilevanti.
La Sicilia ha avuto la disgrazia di tre presidenti della Regione (Cuffaro, Lombardo e Crocetta) che l’hanno fatta sempre di più precipitare, finanziando privilegi e privilegiati, diseredando i poveri che si aggirano intorno al milione (uno ogni cinque abitanti).

La Sicilia è una regione ricca di tesori di ogni genere, ma i propri abitanti sono asini, secondo gli ultimi report in materia. L’ignoranza è peggio della delinquenza. Poveri e ignoranti votano secondo istruzioni e non secondo le proprie valutazioni.
Allora serve una soluzione radicale: c’è ed è il Movimento 5 stelle, che in atto, secondo gli ultimi sondaggi è accreditato del 37%. Anche noi lo sosterremo, non tanto perché crediamo nelle sue capacità di risolvere i problemi strutturali della nostra Isola, quanto perché sarà lo strumento per spazzare via la maggior parte di quei partitocrati che l’hanno rovinata.
Il primo responsabile di questo degrado è il Partito democratico che ha consentito a Rosario Crocetta di fare il presidente per cinque anni. No, non doveva appoggiarne l’elezione e, quando si è accorto della sua inconcludenza, doveva immediatamente mandarlo a casa. E ora, quando sentiamo i possibili candidati del Pd alla presidenza della Regione, inorridiamo.
Meglio i pentastellati, che portano un’aria nuova e fresca nel putridume della massima istituzione siciliana.

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