Mobilità in bici, business da 6,2 mld che la Sicilia continua a ignorare - QdS

Mobilità in bici, business da 6,2 mld che la Sicilia continua a ignorare

Rosario Battiato

Mobilità in bici, business da 6,2 mld che la Sicilia continua a ignorare

sabato 06 Maggio 2017

Legambiente ha calcolato il giro d’affari della ciclabilità in Italia: dalle piste fino alle ciclovacanze. A Siracusa ci sono 0,62 metri di percorsi ogni mille abitanti, a Reggio Emilia 41

PALERMO – La bici conviene. Dopo la nostra inchiesta del 26 aprile scorso (“Mobilità, la Sicilia non è ciclabile”) sulle opportunità degli investimenti nelle piste ciclabili con un giro d’affari potenziale da mezzo miliardo di euro nell’Isola in vista della nuova ciclovia della Magna Grecia (a fronte di un euro investito fino a 5 euro di ricavi), anche Legambiente ha fornito il proprio quadro sul fenomeno della ciclabilità in Italia nel rapporto “A Bi Ci – Primo rapporto sull’economia della bici in Italia e ciclabilità nelle città”, realizzato in collaborazione con VeloLove e GRAB+.
In Italia il giro d’affari relativo alla ciclabilità vale complessivamente 6,2 miliardi all’anno tra produzione di bici, accessori e ciclovacanze, ma la Sicilia non è una regione bike friendly.
Le piste ciclabili sono cresciute del 50% negli ultimi anni (tra il 2008 e il 2015 realizzati 1.346,1 chilometri, da 2.823,8 a 4.169), ma le città amiche delle bici restano ancora una minoranza e la percentuale di chi usa la bici è ancora ferma al 3,6%. Numeri e parole di Legambiente, che si sofferma, in particolare, sullo stato di salute delle piste ciclabili perché spesso “sono costruite senza criterio o sono isolate, fattori che non ne favoriscono l’utilizzo”.
In cima alla classifica nazionale ci sono Pesaro e Bolzano, due città che presentano i valori più elevati in termini di utilizzo della bici, in quanto un abitante su tre pedala per raggiungere il luogo di lavoro o di studio e il 28% della domanda urbana di mobilità è soddisfatto dalla bici. Non ci sono siciliane tra le 12 città a prova di bici che vedono anche Ravenna, Reggio Emilia, Treviso e Ferrara dove dal 22% al 27% di abitanti la usano ogni giorno, poi Cremona, Rimini, Pisa, Padova, Novara e Forlì (15%). Delle grandi città, si distingue Milano (6%); a Roma solo 5 su mille usano la bici.
In Sicilia, come da tradizione, si registrano i soliti ritardi. Non ci sono parcheggi di interscambio presso le stazioni ferroviarie, mentre l’unica città siciliana a rientrare nella graduatoria del bike sharing (numero di biciclette/mille abitanti) è Palermo con 0,11. Non pervenute le altre. Anche l’indice che misura il numero di abbonati/mille abitanti vede la sola Palermo, tra le siciliane, a quota 0,22, ma ben distante dai numeri delle prime come Brescia (85), Pisa (47), Bergamo (36) e Milano (33).
Mancano i ciclisti o le infrastrutture? Per rispondere a questa annosa domanda, bisogna riprendere l’indice che fornisce un’informazione di sintesi relativa alla dotazione complessiva di infrastrutture in grado di incentivare la mobilità ciclabile e composto da km di piste ciclabili in sede propria, km di piste ciclabili in corsia riservata, km di piste su marciapiede, km di piste promiscue bici/pedoni, zone con moderazione di velocità a 20 e 30 km/h, piste nel verde (percorsi che non corrono lungo la carreggiata stradale, ad esempio nei parchi, lungo i fiumi, strade bianche, etc.).
Tutti questi valori, opportunamente pesati, vanno a definire l’indice di “metri equivalenti” di percorsi ciclabili ogni 100 abitanti. Anche in questa graduatoria i risultati sono scarsi. La prima delle siciliane è Catania (1,36 metri equivalenti per abitante), che si trova alla posizione numero 63. Due passi più in basso, a scalare, troviamo Ragusa (1,28), Palermo (1,24), Trapani (1,16), Agrigento (1,01), e poi ancora Messina (0,74) e Siracusa (0,62). Chiudono la classifica Caltanissetta ed Enna a quota zero. Distanti anni luce le prime città d’Italia come Reggio Emilia (41,06), Mantova (26,66) e Lodi (26,61).

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