Consiglieri comunali: un concorsone - QdS

Consiglieri comunali: un concorsone

Serena Giovanna Grasso

Consiglieri comunali: un concorsone

venerdì 16 Giugno 2017

In 5,1 per ogni poltrona da occupare. La media è la stessa degli anni precedenti, ma con 359 scranni in meno. In questa tornata elettorale 8.322 candidati per 1.616 posti di lavoro

PALERMO – Ottomilatrecentoventidue cittadini interessati alla Res Publica, al superiore bene della comunità e al benessere del proprio territorio: a tanto ammonta la quota di candidati alle recenti Amministrative nei 128 Comuni siciliani. Esattamente un candidato ogni 181 aventi diritto al voto. Un numero più di cinque volte superiore rispetto ai 1.616 posti in palio. È ancora particolarmente elevata l’attrazione esercitata dalla politica, vista da qualcuno come un mestiere a tutti gli effetti, capace di garantire per cinque anni comodi gettoni di presenza per le sedute d’Aula o di Commissione.
Tornando ai numeri, è possibile osservare un’alta concentrazione di candidati proprio nel Capoluogo: uno su otto proviene da Palermo, dove in 717 si sono presentati come aspiranti consiglieri, quasi 18 candidati per ogni posto disponibile (40). Una situazione simile (seppur con le dovute proporzioni) a quella di Misterbianco (Catania), con quasi 20 candidati per ogni posto disponibile (474 per 24 posti), Erice (Trapani), con 19 per ogni scranno (303 su 16 in Consiglio), Avola (Siracusa), con 16 candidati per ogni posto (383 candidati e 24 poltrone) e Scordia (Catania), con 14 aspiranti consiglieri per ogni posto (224 per 16 caselle da occupare). L’altro Comune capoluogo andato alle urne nella recente tornata è Trapani, con i suoi 305 candidati per 24 posti in Aula.
Rispetto alle precedenti elezioni, il numero di candidati è complessivamente diminuito: si è passati infatti dai 11.029 candidati della tornata elettorale precedente agli attuali 8.322 candidati. Occorre però ricordare come si sia ridimensionato anche il numero di posti disponibili (passato da 1.975 a 1.616) in virtù dell’articolo 184 della Legge 191/2009, la Finanziaria 2010 del Governo Berlusconi, che ha tagliato il numero dei consiglieri del 20%. In realtà, gli Enti siciliani avrebbero dovuto subire tale riduzione già a partire dalle precedenti amministrative, ma con la Circolare 1 del 13 gennaio 2011 l’allora assessore regionale alle Autonomie locali, Caterina Chinnici, decise di non recepire immediatamente la legge evidenziando la necessità di produrre una Legge regionale specifica. I tempi della Regione, però, sono a dir poco biblici e per intervenire sulla materia si è dovuto attendere fino all’approvazione della Legge regionale 11/2015.
A ogni modo, nonostante il ridimensionamento del numero di candidati e di posti disponibili, resta pressoché invariata la proporzione tra le due variabili: mentre queste elezioni hanno prodotto in media 5,1 candidati per ogni posto disponibile, nel 2012 se ne contavano 5,6. Tuttavia non mancano le eccezioni, ovvero i casi in cui la proporzione risulta oggi maggiore: è per esempio il caso di Butera (Caltanissetta), Comune in cui il numero di candidati è più che raddoppiato (69, contro i 30 del 2012), a fronte di 12 posti disponibili contro i 15 di qualche anno fa, facendo schizzare la media a 6 candidati per ogni posto, contro i 2 del 2012. Stessa cosa dicasi per Aci Catena (Catania), centro in cui i candidati sono aumentati di 34 unità (dai 284 del 2012 ai 318 di oggi), facendo registrare quasi 20 candidati per ogni posto disponibile (16), rispetto ai 14 candidati del 2012 (con 20 scranni in Aula).
A questo punto è lecito porsi una domanda: queste ottomila e passa persone desiderose di spendersi per la Comunità di riferimento, subirebbero un ridimensionamento qualora venissero aboliti i gettoni di presenza e per i consiglieri si prevedesse soltanto un rimborso spese per rimborsare l’attività lavorativa sospesa per svolgere questo ruolo a servizio della collettività? Abbiamo qualche dubbio, ma di certo non esiste una prova che dimostri il contrario.
Ciò che è certo è che nonostante l’elevato senso civico di questi, si rafforza sempre più la disaffezione degli elettori. Le ultime amministrative hanno perso quasi il 10% dei votanti: mentre nel 2012 si è recato alle urne il 67,38% degli aventi diritto al voto, nel 2017 l’affluenza è scesa al 58,17%. In termini numerici, quest’anno sono stati 878.916 i cittadini ad aver espresso la propria preferenza, rispetto ai 1.510.899 aventi diritto. I dati parlano di un candidato ogni 105 cittadini.
Relativamente al grado di affluenza rilevato nei Comuni capoluogo di provincia, si è registrato un calo di oltre 10 punti percentuali a Palermo (356.442 votanti del 2012 ai 293.596 attuali), mentre a Trapani – dove le vicende giudiziarie hanno pesantemente influito sulla campagna elettorale e dove probabilmente si vedranno ulteriori conseguenze in occasione del ballottaggio – si sono persi 5,7 punti percentuali (da 39.317 a 35.377). Le riduzioni più sostenute sono state rilevate a Castroreale (-22,81%) e a Roccella Valdemone (-20,46%), entrambe in provincia di Messina.
Un trend preoccupante, quello in atto. La speranza è che da qui a qualche anno non si arrivi al paradossi di avere più candidati che votanti.

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