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Palermo – Anello ferroviario a rischio paralisi

Gaspare Ingargiola

Palermo – Anello ferroviario a rischio paralisi

sabato 01 Luglio 2017

Interventi a passo di lumaca e lavoratori senza stipendio da mesi: da lunedì ne rimarrano solo 11 o 12. I sandacati lanciano l’allarme: “Produttività ai minimi, la situazione è drammatica”

PALERMO – E alla fine a completare l’anello ferroviario di Palermo rimasero solo 12 (o 11) operai: praticamente una squadra di calcio. Non è una barzelletta ma il surreale destino di un’opera da oltre cento milioni di euro che doveva contribuire a rivoluzionare la mobilità cittadina, soprattutto grazie alla comoda fermata Politeama, in pieno centro, ma che finora ha causato solo problemi, complici i guai della Tecnis: residenti furenti, automobilisti rassegnati a rimanere ingabbiati nel traffico, commercianti esasperati e a volte costretti a licenziare se non addirittura ad abbassare le saracinesche dei loro negozi.
I lavori avanzano a passo di lumaca ormai da troppo tempo e la nomina di Saverio Ruperto, già commissario giudiziario, quale amministratore straordinario, nomina che sembrava poter sbloccare alcuni pagamenti a fornitori e dipendenti, non sembra finora aver sortito alcun effetto positivo.
“Cantieri fermi e operai senza stipendio da cinque mesi – spiega Ignazio Baudo della Feneal Uil Palermo -. Non sono stati rinnovati i nove contratti a tempo determinato e altri sette sono scaduti ieri, il 30 giugno. Al lavoro, quindi, (da lunedì, ndr) saranno presenti solo 12 operai, troppo pochi per garantire una ripresa vera delle attività. Per questo chiederemo al viceministro Teresa Bellanova, in città il prossimo 3 luglio, la garanzia dell’applicazione della clausola sociale per tutti i lavoratori, qualora l’attuale amministratore straordinario decidesse di cedere il ramo d’azienda”.
A peggiorare la situazione, secondo Baudo, “è l’incertezza sul prosieguo del cantiere. A giugno la produttività è calata ai minimi termini e questo incide in modo negativo sull’importo del maturando stato di avanzamento dei lavori. Abbiamo, infine, sollecitato l’apertura di un tavolo di confronto con Comune, Rfi, Prefettura e amministratore straordinario proprio per fare chiarezza sulle prospettive future dell’opera e dei livelli occupazionali”.
E così, dopo l’accelerazione a cavallo delle feste natalizie che aveva regalato un po’ di ottimismo e dopo le promesse del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio (“Stiamo lavorando insieme alla Regione, insieme al sindaco, proprio per garantire alla Tecnis la liquidità necessaria per proseguire”, diceva da Catania lo scorso 30 marzo; “Stiamo lavorando insieme alla Regione e al Comune per accelerare i tempi di esecuzione, stiamo cercando di ridurre i disagi per i cittadini e concentrare i cantieri”, ribadiva il 30 maggio, annunciando di voler finanziare anche la seconda parte del progetto), il futuro dell’anello ferroviario torna a farsi nero. Anzi, nerissimo.
Martedì, il giorno della presentazione della nuova Giunta comunale, c’è stato un presidio dei sindacati a piazza Pretoria, sotto Palazzo delle Aquile, per sollecitare un incontro con sindaco, Ruperto e Prefettura: “All’opera presto resteranno solo 11 operai sui 43 iniziali – dichiaravano alla fine del sit in Ignazio Baugo, Paolo D’Anca e Francesco Piastra, di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil Palermo -: altri 7 contratti a tempo determinato scadranno a fine giugno (e nove erano scaduti il 31 maggio, ndr). Con 22 lavoratori in meno l’opera non può andare avanti. Gli 11 lavoratori che restano a stento riusciranno a garantire la sicurezza del cantiere”. Dodici o undici che siano, non importa, è comunque “una situazione drammatica – sottolineavano i tre sindacalisti -. Chiediamo al sindaco di sollecitare un vertice in Prefettura con l’intervento del commissario della Tecnis Saverio Ruperto e del Ministero delle Infrastrutture, affinché dall’azienda e dal governo arrivi un input chiaro sulla gestione dell’opera. Il cantiere o riparte o chiude”. Quanto ai salari, i lavoratori aspettano di percepire “da gennaio 2017 al mese di maggio, hanno ricevuto solo l’acconto di aprile. Il cantiere ha un forte impatto in città: occorre una spinta affinché riparta. Dal nuovo commissario straordinario attendiamo la messa in atto degli adempimenti amministrativi e finanziari per consentirne il rilancio del cantiere”. Solo il tempo dirà se i sacrifici di oltre un decennio (dal progetto al cantiere siamo ormai a 14, frustranti anni di attesa) sono un prezzo che sarà valso la pena di pagare.

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