Recessione, Sicilia a piccoli passi per colmare il gap con il Nord - QdS

Recessione, Sicilia a piccoli passi per colmare il gap con il Nord

Michele Giuliano

Recessione, Sicilia a piccoli passi per colmare il gap con il Nord

sabato 01 Luglio 2017

Al 2025 l’Obi stima una crescita dell’1,2%, le regioni virtuose arriveranno al massimo al +1,5%. Ragusa, Palermo e Catania città più “vive” nell’Isola. Trapani ancora troppo lenta

PALERMO – Segnali di ripresa, ma deboli, dal mondo produttivo ed imprenditoriale siciliano. Lo attesta l’Obi, l’Osservatorio banche e imprese di economica e finanza, che nel suo annuale focus sul territorio nazionale fa intravedere barlumi di speranza per il tessuto economico siciliano anche se  ancora non è possibile pensare di essere fuori dal tunnel.
Viene fuori, infatti, che seppur la Sicilia e tutto il meridione si confermino una “palla al piede” dell’economia nazionale, comincia a diminuire il divario. In pratica il gap tra il Mezzogiorno e il settentrione italiano, quantomeno non si continua ad alimentare.
In evidenzia anzitutto il fatto che sembrano essersi dissolti i nuclei isolati di sviluppo individuati nella precedente edizione del rapporto Obi nel Nord Est e nella Sicilia meridionale, confermando purtroppo la previsione che il loro isolamento ne avrebbe frenato le potenzialità in mancanza di una rete di infrastrutture efficiente.
Altro capitolo è quello riguardante la creazione di posti di lavoro: su questo terreno si seguono solo approssimativamente i sentieri di sviluppo individuati in base all’intensità dell’attività produttiva.
Nel complesso l’occupazione dovrebbe crescere in modo abbastanza omogeneo in tutto il Mezzogiorno ma si conferma, rispetto alle precedenti previsioni, la resistenza di vaste aree di regresso in Abruzzo, Sicilia e Calabria, dove già la situazione occupazionale era abbastanza critica.
Tra i grandi comuni del Sud, e ne figurano anche di siciliani, nei prossimi anni si dovrebbe registrare una crescita di tutto rispetto (tra il 2,5 e il 4% l’anno). In particolare il segno più maggiormente rimarcato in Sicilia riguarda tre realtà provinciali: Ragusa, Palermo e Catania. In questo caso il valore aggiunto, che rappresenta la misura dell’incremento di valore che si verifica nell’ambito della produzione e distribuzione di beni e servizi finali grazie all’intervento dei fattori produttivi (capitale e lavoro) a partire da beni e risorse primarie iniziali, crescerà esponenzialmente.
Secondo le stime dell’Osservatorio banche e imprese di economica e finanza qui ci sarà una crescita del valore aggiunto stimati da quest’anno e sino al 2025 che oscillerà tra il 9 e il 10%. “Si tratta di comuni – si legge nel rapporto – che prima della crisi crescevano già a tassi superiori alla media, alcuni oltre il 4% l’anno, e che spesso hanno subito pesanti contraccolpi durante la ‘Grande Recessione’ fino al pesantissimo -8%”.
All’opposto, si dovrebbero registrare un vero e proprio declino a Bagheria, seconda città della provincia palermitana, e una crescita solo di pochi decimali l’anno in altri due comuni, Trapani e Vittoria.
Per quanto riguarda l’occupazione in Sicilia solo a Catania si dovrebbero registrare incrementi superiori al 2,5% l’anno, mentre probabilmente si registrerà un calo dell’impiego di manodopera sempre a  Bagheria ed un aumento di pochissimi decimali a Trapani, Caltanissetta e Vittoria.
Ritornando al valore aggiunto la Sicilia è stata una delle regioni che ha subito il maggior contraccolpo in termini di riduzioni nel periodo considerato di maggior crisi tra il 2008 e il 2013 con un -2,1%. Così come una delle crescite più frenate nel periodo antecedente alla crisi, tra il 2000 e il 2007, con un misero +0,8 per cento. In prospettiva però non ci saranno enormi differenze nelle previsioni 2018-2025: +1,2% al cospetto di altre regioni più virtuose che arrivano al massimo al +1,5%.

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