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Una diagnosi tempestiva è fondamentale per contrastare nevi, melanomi e sarcomi

redazione

Una diagnosi tempestiva è fondamentale per contrastare nevi, melanomi e sarcomi

mercoledì 12 Luglio 2017

Esperti anatomopatologi italiani a confronto sulle neoplasie melanocitarie, cresciute del 30% nell’ultimo decennio

in collaborazione con ITALPRESS
 
ROMA – Il tumore è un nemico da battere sul tempo e per farlo occorre una diagnosi che sia quanto più esatta e tempestiva. La precisione e la velocità diagnostica sono infatti gli elementi chiave che gli specialisti affrontano quotidianamente per vincere la sfida contro la malattia. Nei giorni scorsi, esperti anatomopatologi italiani si sono confrontati sul tema delle diagnosi difficili sui nevi, melanomi e sarcomi discutendo di casi clinici condivisi grazie alla patologia digitale in occasione del convegno “Confrontiamoci sulle diagnosi difficili: nevi, melanomi, sarcomi" presso l’Asst Pini-Cto.

Nevi, melanomi e sarcomi sono categorie di patologie affini tra loro
per aspetti diagnostico terapeutici, per la rarità e per la costante crescita, e perché richiedono un approccio multidisciplinare integrato tra specialisti clinici, dermatologi e oncologi, chirurghi e anatomopatologi.
Le neoplasie melanocitarie, seppur rare, sono in costante aumento in tutte le macroaree italiane, sia negli uomini che nelle donne: la loro incidenza è cresciuta del 30% nell’ultimo decennio. Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ogni anno nel mondo vengono diagnosticati 132.000 nuovi casi. In Italia, come risulta dai dati dell’Airtum (Associazione italiana registri tumori) l’incidenza del melanoma è in aumento: si registrano circa 7.000 nuovi casi ogni anno, di cui 1.500 in stadio avanzato. L’aumento dell’incidenza di per sé è in parte legato all’invecchiamento della popolazione e in parte al maggior controllo nella popolazione adulta di lesioni cutanee, grazie ai programmi di screening dedicati alla mappatura delle lesioni pigmentate della cute o nevi. I sarcomi sono molto rari: rappresentano secondo l’Oms meno dell’1% di tutti i tumori maligni in generale e il tasso di incidenza aumenta con l’aumentare dell’età.
Secondo l’Airtum in Italia si stimano circa 6.000 nuovi casi all’anno, che comprendono i sarcomi dei tessuti molli di qualsiasi distretto corporeo (arti, testa-collo, tronco, visceri ecc.) e i sarcomi ossei. Riguardo alla sede i sarcomi colpiscono nel 60% dei casi gli arti, nel 15% il retroperitoneo, nel 10% il tronco, nel 5% il distretto testa-collo e nel 10% i visceri (esofago, stomaco, intestino, utero ecc.).
Dal punto di vista metodologico, tutte le decisioni cliniche relative a un paziente con una diagnosi di sarcoma o di melanoma sono discusse in ambito multidisciplinare, poiché il caso clinico viene condiviso da chirurghi, oncologi medici, radioterapisti, chirurghi plastici, patologi.
 
“La rarità e la complessità diagnostico-terapeutica dei sarcomi – ha spiegato Antonina Parafioriti, direttrice dell’Unità operativa complessa di Anatomia patologica dell’Asst Pini-Cto – richiedono un confronto continuo e sinergico tra le diverse figure specialistiche coinvolte. Il primo step per il raggiungimento di una diagnosi il più possibile esatta è il confronto tra patologi. Il melanoma è sicuramente più frequente, ma può mimare dal punto di vista istologico alcuni tipi di sarcomi e l’approccio terapeutico è profondamente diverso. Per questo l’evento formativo in programma è stato predisposto appositamente per la figura dell’anatomopatologo, protagonista della diagnosi di melanomi e sarcomi. Si tratta di un confronto altamente specialistico sull’analisi di una selezione di casi specifici e difficili per lo specialista, per la loro presentazione e morfologia, perché nevi, melanomi e sarcomi sono correlati tra loro per la problematica di diagnostica differenziale”.
Nell’ambito della localizzazione di queste patologie, i melanomi possono quindi presentare degli aspetti che li rendono confondibili con i sarcomi. Per esempio, un nodulo sottocutaneo potrebbe essere un sarcoma o una prima presentazione di un melanoma localizzato altrove.
“Il patologo – ha aggiunto Parafioriti – lavora cercando di ottimizzare i tempi della diagnostica, poiché è sulla diagnosi anatomopatologica che si fonda il trattamento, sia esso chirurgico, chemioterapico di terapia innovativa personalizzata sul paziente. L’innovazione digitale continua che ha portato alla telepatologia è un ambito importante e in continua evoluzione che rende possibile la condivisione delle immagini di un preparato istologico con un esperto della diagnostica specifica, al fine di fornire una diagnosi il più possibile precisa oltre che precoce. Per esempio, se sto valutando la biopsia di un nevo in un bambino, che può essere una diagnosi molto difficile, grazie alla patologia digitale posso condividere il caso con il superesperto di riferimento, attuando così un approfondito confronto diagnostico a supporto della diagnosi finale. Nei percorsi diagnostici-terapeutici ed assistenziali non si seguono solo delle linee guida: ogni paziente è diverso ed al centro dell’attenzione di un gruppo multidisciplinare di esperti con esperienza specifica che lavora in sinergia in un modello assistenziale basato sulla diagnosi e cura”.

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