Rifiuti in spiaggia, uno su cinque proviene dagli scarichi dei bagni - QdS

Rifiuti in spiaggia, uno su cinque proviene dagli scarichi dei bagni

redazione

Rifiuti in spiaggia, uno su cinque proviene dagli scarichi dei bagni

venerdì 14 Luglio 2017

Per l’arrivo della Goletta verde a Palermo, Legambiente ha presentato i dati siciliani dell’indagine Beach litter. Zanna: “Cattiva gestione e maladepurazione tra le cause principali del fenomeno”

PALERMO – “Qual è la distanza tra il nostro wc e il mare? Molto più che breve di quello che si immagina”. Così Legambiente ha voluto iniziare la nuova campagna a Palermo per stimolare il cambiamento dei cittadini, arginare un problema di portata globale come il marine litter e chiedere la messa al bando dei cotton fioc in plastica.
Stando all’indagine Beach litter di Legambiente, alla risposta della domanda iniziale, la distanza in questione sarebbe molto bassa per la Sicilia. “Il 21% dei rifiuti presenti sulle spiagge siciliane – si legge in una nota – proviene dagli scarichi dei bagni. Rifiuti buttati nel gabinetto che raggiungono il mare, anche a causa di sistemi di depurazione inefficienti”.
A confermare questo dato arriva anche l’esito dell’attività di pulizia svolta dai volontari di Legambiente alla spiaggetta di Sant’Erasmo a Palermo. In pochi minuti sono stati raccolti oltre 200 cotton fioc e altri oggetti per l’igiene personale.
Proprio per questo, in occasione dell’arrivo a Palermo della Goletta Verde, Legambiente ha lanciato la campagna #NoRifiutinelWC. I volontari di Legambiente, inoltre, hanno monitorato nello scorso mese di maggio sei spiagge per un totale di 16.700 m2, rilevando un totale di 7.138 rifiuti spiaggiati. La situazione più critica è stata registrata sulla spiaggia di Romagnolo (PA) dove è stato trovato il più alto numero di rifiuti: 4.002 rifiuti in 100 m. Dei rifiuti rinvenuti, il 91,9% è costituito da plastica; seguito da materiali tessili (2,8%), gomma (1,8%), vetro (1,6) e metallo (1%).
Al primo posto dei materiali rinvenuti in questa spiaggia vi sono, appunto, i cotton fioc (rifiuto da mancata depurazione): 1.392 in appena 100 m di spiaggia, e costituiscono il 98% dei bastoncini trovati sulle spiagge siciliane e quasi il 55% di quelli trovati in tutte le spiagge italiane monitorate.
Lo scopo della nuova campagna è stimolare il cambiamento di abitudini in un piccolo gesto quotidiano che può contribuire ad arginare un problema di portata globale come il marine litter: si calcola che ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono nei mari.
“Tutti sanno che gettare rifiuti nel gabinetto è sbagliato, ma in tanti ancora lo fanno perché si tratta di un comportamento così radicato nella routine di molti italiani da essere diventato purtroppo automatico – commenta Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia. La cattiva gestione dei rifiuti e la maladepurazione restano la principale causa del fenomeno del marine litter e la Sicilia è ancora molto indietro su questo tema. Al tempo stesso i nostri dati evidenziano come buona parte dei rifiuti che troviamo negli ambienti costieri e marini potrebbero essere riciclat. Se si mettessero in campo delle politiche di prevenzione ad hoc, oltre a ridurre i rifiuti in mare, si avrebbero risultati non indifferenti dal punto di vista economico”.
Legambiente chiede inoltre di affrontare il problema anche dal punto di vista normativo, mettendo al bando i bastoncini per orecchie non compostabili, sull’esempio di quanto l’Italia ha fatto con il bando ai sacchetti di plastica e in linea con la messa al bando dei cotton fioc voluta dalla Francia a partire dal 2020”.
L’Italia è già intervenuta legislativamente su questo aspetto. Infatti i bastoncini per la pulizia delle orecchie non biodegradabili erano stati banditi dall’art. 19 della Legge 93/01. Salvo essere poi riabilitati, in seguito ad una sentenza della Corte di giustizia europea del 2005.
“Siamo però convinti – conclude la nota di Legambiente – che oggi, alla luce dell’esperienza del bando sui sacchetti di plastica non compostabili e la maggiore conoscenza del problema ambientale causato dalla dispersione dei cotton fioc, specialmente nell’ambiente marino e costiero, non sia più rinviabile una disposizione normativa che tenga insieme la messa al bando dei cotton fioc di plastica non compostabili e al tempo stesso promuova l’obbligo di una migliore e più chiara informazione sullo smaltimento dei prodotti ad uso sanitario da apporre sulle confezioni stesse”.

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