Messina – Ricordate l’indecorosa vicenda degli Hospice, ovvero quelle strutture sanitarie residenziali per malati terminali dove poter applicare la terapia del dolore e fornire assistenza sociale e psicologica sia ai pazienti che ai loro familiari? Il Governo nazionale aveva stanziato circa 250 milioni di euro per la loro realizzazione, e due ospedali di Messina, il Policlinico ed il Papardo, avevano sfruttato la possibilità offerta creando due reparti completi di attrezzature all’avanguardia ed ogni tipo di comfort. Terminati nel 2006, non furono però mai inaugurati. Con il QdS ce ne siamo occupati per la prima volta nel gennaio 2009, visitando uno di questi hospice, al Papardo, fotografando tale incredibile spreco di denaro pubblico e denunciando l’indifferenza dei burocrati regionali che ancora non davano il via alle procedure per l’assegnazione dei posti letto. E circa un mese dopo siamo stati lieti di annunciare la notizia dell’attivazione dei sette posti letto del Policlinico. Ci saremmo dunque aspettati di potervi dare un’altra “good news”, ma purtroppo a distanza di oltre 10 mesi dalla nostra prima visita, al Papardo la situazione è ancora ferma, bloccata.
“Il reparto non è ancora stato aperto”, ci dice il nuovo direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Papardo-Piemonte, Eugenio Filippo Rocco Ceratti, che spiega: “L’attuale dirigenza si è insediata solo a settembre, dopo la contrazione delle unità operative voluta dall’assessorato regionale alla Sanità, e ci siamo già attivati per quanto di nostra competenza per rendere operativi quanto prima i locali, che sono dal punto di vista logistico pienamente funzionali”.
Già, le competenze. Come già ricordava il precedente direttore generale del Papardo, Gaetano Sirna, infatti, sulla gestione degli Hospice in Sicilia i regolamenti non sono chiari. E da tempo si aspetta una nota dell’assessorato regionale che possa fugare ogni dubbio.
«Attualmente la gestione delle strutture, a meno di un’eventuale rideterminazione su base regionale, spetta alle Asp. Dunque il nostro ruolo è quello di consegnare all’Asp competente i locali completi di tutto, e lo faremo a brevissimo, e poi sarà proprio l’Asp ad attivare il servizio. Ma sempre purché abbia del personale da poter immediatamente assegnare». Perché il problema, come sempre, è anche di natura economica.
Hospice. 10 stanze da letto, tutte uguali, ammobiliate con gli stessi elementi d’arredo: un letto ospedaliero in legno chiuso ai lati da doghe di sicurezza; un comodino col vassoio portavivande incorporato; due comode poltrone; un tavolo con due sedie; un armadio capiente con un vano per il televisore. Insomma, un ambiente molto confortevole, rilassante, sapientemente rifinito con colori tenui e con un’illuminazione non invasiva. Molto al di sopra dello standard medio al quale ci hanno abituato gli ospedali pubblici, con quei neon sparati al centro delle stanze e il terribile mix di plastica e metallo per letti, sedie e comodini. Reparto, però, mai inaugurato. «Tra qualche mese al massimo consegneremo i locali all’Asp», promette il Direttore Sanitario Ceratti. E noi gli diamo volentieri appuntamento a fine gennaio, sperando che per allora la situazione si sarà definitivamente sbloccata.