Sicilia, un esercito di impiegati nella cultura - QdS

Sicilia, un esercito di impiegati nella cultura

Adriano Agatino Zuccaro

Sicilia, un esercito di impiegati nella cultura

mercoledì 26 Luglio 2017

A dirlo i dati di Unioncamere e Fondazione Symbola che però non indagano sulla produttività di ciascun impiegato. Sicilia eccelle tra le regioni del Sud • 4,3% di occupati sul totale economia • Nonostante i tanti lavoratori prodotta poca ricchezza

PALERMO – Il sistema produttivo culturale e creativo siciliano “eccelle” tra le regioni del Sud per quota di occupati sul totale economia (4,3%). Lo dicono i dati di Unioncamere e Fondazione Symbola che, però, si soffermano sulla quantità di personale impiegato senza indagare sulla produttività di ciascun impiegato. Se è vero, infatti, che la nostra Isola coi suoi 67.000 impiegati è seconda al Sud solo alla Campania (77.500) e se è vero anche che le percentuali di occupati sul totale economia sono più alte che nel resto del Sud; bisogna anche considerare il rapporto valore aggiunto/occupati per regione.
Tenendo presente tale parametro l’eccellenza siciliana sbiadisce, di molto. Ciascun occupato siciliano produce, infatti, un valore aggiunto per il sistema produttivo culturale e creativo dell’Isola che si aggira sui 49.000 euro contro i 72.000 euro di un lavoratore del Lazio e i 68.000 della Lombardia. (De)merito dei rispettivi mercati di sbocco, indubbiamente, ma anche di un sistema che al Sud, per anni e in diverse occasioni, non ha saputo innovare. Il risultato? La Sicilia è al quindicesimo posto tra le venti regioni italiane.  Peggio di noi e per “pochi spiccioli” Molise, e Umbria. Terzetto finale composto da Puglia, Basilicata e ultima la Calabria che totalizza appena 44.000 euro per ciascun impiegato.
Unioncamere e Fondazione Symbola hanno certificato che “proprio in termini di occupazione, è interessante osservare come le regioni meridionali mostrino una performance migliore rispetto a quanto registrato per il valore aggiunto, eccezion fatta per la Campania e la Sardegna”. In altri termini, gli impiegati sono tanti ma la ricchezza prodotta è poca. “Ad ogni modo – prosegue il report – in linea con quanto osservabile per l’intera economia, anche nel Sistema Produttivo Culturale e Creativo emerge una profonda dicotomia tra Nord e Sud. Nessuna regione del Mezzogiorno mostra quote di specializzazione almeno pari alle regioni del Centro-Nord, sia in termini di valore aggiunto che di occupazione”. Ed ecco riapparire all’orizzonte il tema dell’innovazione: “Appare evidente, dunque, come anche la ricchezza dei territori sia strettamente correlata con la specializzazione culturale e creatività dell’economia. In particolar modo, proprio la Calabria, ultima per valore aggiunto pro capite, sembra essere la regione con minor affinità culturale. Nonostante l’indubbio patrimonio che caratterizza questo territorio, infatti, sia in termini di valore, sia in termini di occupazione, la quota sul totale economia appare la più bassa, rispettivamente pari al 3,2% e al 3,4%”.
In termini generali, conclude il rapporto, appare chiaro come la creazione di valore e lavoro culturale e creativo sia strettamente correlata con la dimensione metropolitana. In tal senso, sembra quindi scontato il posizionamento reciproco delle regioni italiane. Il Lazio e la Lombardia si confermano prime sia in termini assoluti che per incidenza sul totale dell’economia regionale. Le quote di valore aggiunto (8,9% e 7,2%, rispettivamente) e di occupazione (7,8% e 7,4%) del Sistema Produttivo Culturale e Creativo, infatti, sono le più alte nel panorama nazionale, in virtù del sostegno esercitato dalle due grandi aree metropolitane di Roma e Milano. Subito a ridosso, si colloca la Valle D’Aosta (6,9% di valore aggiunto e 7,2% di occupazione), seguita dal Piemonte (6,7%) e dalle Marche (6%), a completare il quadro delle uniche regioni con un peso “culturale e creativo” sul totale dell’economia superiore al 6% per entrambe le grandezze.

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