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Catania – Dia, il punto sulle operazioni “etnee”. Famiglie vicine alle ‘ndrine calabresi

redazione

Catania – Dia, il punto sulle operazioni “etnee”. Famiglie vicine alle ‘ndrine calabresi

venerdì 28 Luglio 2017

I rapporti sarebbero finalizzati all’introduzione di stupefacenti in provincia

CATANIA – La Direzione investigativa antimafia nazionale ha pubblicato il rapporto semestrale sulle attività della Dia sul territorio.
“Il panorama mafioso catanese, che proietta la sua egemonia sulla parte orientale dell’Isola, è tuttora caratterizzato – si legge nel rapporto – dalla presenza delle famiglie di cosa nostra (Santapaola-Mazzei-La Rocca) e dei clan Cappello – Bonaccorsi – Laudani, con dinamiche criminali di alleanze e conflittualità sostanzialmente inalterate rispetto al semestre precedente. Anche nel periodo di riferimento, l’attività di contrasto ha inferto duri colpi alle consorterie, nonostante queste continuino a perseguire una strategia di basso profilo, non disgiunta, comunque, dall’esigenza di affermare la propria supremazia sul territorio”.
“Il risultato di tale attività – continua – ha fatto registrare una significativa disponibilità di armi da parte delle organizzazioni mafiose e non solo, a riprova di un una spiccata propensione a commettere reati da parte della delinquenza locale. Tra gli affari illeciti più remunerativi, il traffico e lo spaccio di stupefacenti mantengono ancora un ruolo di primo piano, come emerso nelle varie attività della Polizia, tra le quali vale la pena di richiamare l’operazione Carthago, condotta nel mese di luglio dai Carabinieri nei confronti di un nutrito gruppo di affiliati alla famiglia Santapaola-Ercolano”.
LE ‘NDRINE CALABRESI – “Proprio in questo settore – specifica – nel tempo si sarebbero rinsaldati i rapporti esistenti tra famiglie catanesi e le ‘ndrine calabresi, specie per quanto attiene all’approvvigionamento di cocaina, e con alcuni clan campani e pugliesi, con particolare riferimento al traffico della marijuana. Appare significativo di queste sinergie criminali il fatto che, proprio a Catania, nel mese di ottobre sono stati sequestrati beni nella disponibilità delle ‘ndrine reggine Aquino-Coluccio della fascia ionica nonché Bellocco e Piromalli della zona tirrenica, individuati nel corso dell’inchiesta Rent”.
DROGA – “I canali di introduzione – spiega – delle sostanze provenienti rispettivamente dai Paesi Bassi e dall’area balcanica (prevalentemente Albania), appaiono sintomatici di nuove sinergie ed alleanze tra gruppi criminali di portata transnazionale. Da segnalare, anche nella provincia etnea, la produzione in loco di talune varietà cannabinoidee, tra le quali quella denominata skunk, nota per l’alta concentrazione di principio attivo”.
“In ambito internazionale – continua il rapporto – l’interesse della criminalità organizzata catanese spazia anche su altri settori, quali il contrabbando di carburanti riscontrato nel presente semestre nell’ambito dell’operazione Matrioska, conclusa dalla Guardia di finanza nel mese di novembre, che ha coinvolto anche un esponente del clan Laudani. Il fenomeno estorsivo, in quanto strumento di controllo del territorio, si manifesta sia su vasta scala che nei confronti di piccoli operatori economici, assumendo svariate forme di prevaricazione che interferiscono pesantemente sulle logiche di mercato. Trattandosi di un sistema criminale silente, le dimensioni appaiono ancora oggi complesse da stimare, anche per la tendenza non infrequente a coprire dette attività con condotte di favoreggiamento. Ciononostante, nel corso del semestre sono state diverse le operazioni di servizio che hanno colpito indistintamente membri del clan Mazzei detti carcagnusi, della famiglia Santapaola-Ercolano e della sua articolazione Toscano-Tomasello-Mazzaglia, responsabili proprio del reato di estorsione”.
ESTORSIONI – “Nello stesso contesto estorsivo – si legge – maturano, poi, anche le condizioni propizie per praticare, contemporaneamente, l’usura, spesso rivolta alla subdola acquisizione delle attività produttive in genere, attraverso meccanismi trasversali di finanziamento. Particolarmente significativa, in proposito, l’operazione Black tie conclusa nel mese di settembre nei confronti di alcuni soggetti contigui al clan Cappello-Bonaccorsi. Anche in questo semestre si sono registrati episodi di intimidazione, in alcuni casi con il danneggiamento di autovetture, in danno di soggetti che ricoprono cariche amministrative o politiche. Si tratta di un settore, quello della pubblica amministrazione, su cui – come accennato precedenteme – è intervenuta, nel mese di ottobre, la Dia di Catania che, nell’ambito di un’indagine volta a verificare la legittimità di taluni contratti, ha eseguito il fermo di due responsabili, disvelando un episodio di corruttela che aveva riguardato la fornitura di hardware e software per la gestione informatizzata di taluni servizi di un Comune etneo”.
“È proseguita – aggiunge – l’azione finalizzata a contrastare le infiltrazioni nell’economia attraverso l’aggressione dei patrimoni illeciti, in esito ad investigazioni che hanno portato all’adozione di importanti provvedimenti di sequestro e confisca. Tra questi, si segnalano, nell’ordine, la confisca eseguita nel mese di luglio del 2016 dalla Dia etnea, nei confronti del patrimonio di circa 500 mila euro, nella disponibilità di un elemento contiguo al clan Santapaola e il sequestro dei beni, per un valore di oltre 700 mila euro, eseguito nel mese di settembre, sempre dalla Dia del capoluogo, nei confronti di un  esponente di cosa nostra collegato alle famiglie Ragaglia-Laudani. La stessa articolazione, il successivo mese di dicembre, ha sottratto beni  per circa mezzo milione di euro ad un membro della famiglia di Bronte”.
CRIMINALITA’ STRANIERA – “Per quanto riguarda la criminalità straniera – conclude – fermo restando il controllo del territorio da parte delle consorterie mafiose, risulta sempre alta l’incidenza di extracomunitari, in prevalenza nordafricani o dell’Est europeo, arrestati per reati contro la persona, il patrimonio e quelli inerenti agli stupefacenti. Tra i settori di interesse, lo sfruttamento della prostituzione risulta di totale appannaggio delle organizzazioni criminali rumene, albanesi e nigeriane, queste ultime particolarmente efferate nei confronti delle giovani connazionali ridotte in condizioni di schiavitù. Il dato trova conferma in diverse attività delle Forze dell’Ordine, tra cui vale la pena di richiamare l’operazione Skin trade della Polizia, grazie alla quale è stata disarticolata un’associazione a delinquere transnazionale attiva, tra l’altro, nella tratta di donne nigeriane.

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