Vini siciliani Doc, più semplice esportare - QdS

Vini siciliani Doc, più semplice esportare

Michele Giuliano

Vini siciliani Doc, più semplice esportare

venerdì 04 Agosto 2017

Dall’1 gennaio in uso la Nomenclatura combinata nei documenti di vendita all’estero per facilitare i passaggi alla dogana

PALERMO – Un altro risultato fondamentale per l’agricoltura siciliana e la produzione di qualità. L’assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca mediterranea ha comunicato che, a partire dall’1 gennaio scorso i vini Doc Sicilia hanno ottenuto un proprio codice da utilizzare nei documenti di vendita all’estero.
Tali codici, due per l’esattezza, uno per i vini bianchi e uno per tutti gli altri vini di origine controllata, andranno ad identificare i vini siciliani con la cosiddetta ‘Nomenclatura Combinata’, un sistema di codificazione che semplifica i passaggi delle merci a livello doganale e che permette di controllare tutti i passaggi delle merci, che vengono attraverso tale codice riconosciuti in maniera univoca. “È un importante riconoscimento per la Doc Sicilia – scrive nell’avviso il dirigente generale dell’Area 5 brand e marketing della Regione Gaetano Gimò – che dà la possibilità di accedere ad una serie accurata di dati statistici, di verificare le performance nei mercati internazionali e di monitorare i flussi commerciali”. La ‘Nomenclatura Combinata’ è stata creata per effettuare la rilevazione di dati sia ai fini tariffari che statistici e desume la sua codifica dal Sistema Armonizzato.
Tale sistema è fondato sulla Convenzione sul Sistema Armonizzato di designazione e di codificazione delle merci e costantemente aggiornato dall’Oms (organizzazione mondiale della sanità) al fine di garantirne un’interpretazione uniforme, che tenga conto dell’evoluzione tecnologica dei diversi settori produttivi, di considerazioni sociali e ambientali e che consenta una piena integrazione dei nuovi prodotti. Attualmente comprende circa 5 mila gruppi di merci identificati da un codice a sei cifre, secondo una struttura legale e logica che poggia su delle regole ben determinate volte a facilitarne un’applicazione uniforme. La codifica numerica adottata dai Paesi più industrializzati dell’Ocse si basa su un sistema semplice: le prime due cifre individuano il capitolo, la terza e la quarta la voce doganale nel capitolo, la quinta e la sesta la posizione statistica nell’ambito della voce doganale.
La fonte normativa della nomenclatura combinata e della tariffa doganale comune è costituita dall’allegato I del regolamento Cee n. 2658/87. Una corretta classificazione è fondamentale per la dichiarazione doganale, in quanto evita il sorgere di contestazioni e permette l’esatta applicazione daziaria e fa sì che si conosca la legislazione specifica.
Sulla base della ‘nomenclatura combinata’ viene poi stabilita una tariffa integrata della Comunità europea, la cosiddetta Taric, un ulteriore sistema di codificazione delle merci che in ambito comunitario permette di identificare la relativa tariffa doganale da applicare ai prodotti importati da paesi terzi. Essa tiene conto di tutte quelle misure assunte dalla Comunità nei confronti di Stati terzi come sospensioni, contingenti, preferenze, dazi.
La Taric ha sostituito, a partire dall’1 gennaio 1988, la tariffa doganale comunale, e dalla combinazione del sistema armonizzato e della ‘Nomenclatura combinata’ raccoglie circa 13 mila voci e comprende sia dazi specifici che dazi ad valorem. In sintesi, la nomenclatura tariffaria è stabilita secondo la legislazione della parte contraente, per la riscossione dei diritti doganali all’importazione, mentre la nomenclatura statistica è finalizzata alla raccolta di dati che servono all’elaborazione di dati relativi al commercio di importazione e di esportazione.
In ultimo, la ‘nomenclatura combinata’ non è altro che la sintesi delle precedenti.

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