L'Angelino si offre a chi paga di più - QdS

L’Angelino si offre a chi paga di più

Carlo Alberto Tregua

L’Angelino si offre a chi paga di più

giovedì 10 Agosto 2017

I maestri Talleyrand e Andreotti

La calura di agosto fa brutti scherzi, anche al lupo che perde il pelo ma non il vizio.
È il caso del nostro Angelino Alfano che deve aver studiato a fondo il Divino Giulio Andreotti, il quale nei suoi oltre 60 anni di carriera (già a 27 anni era sottosegretario di Stato) ha sempre servito un’unica persona: se stesso. Ogni tanto alzava il dito per vedere da dove spirasse il vento e individuata la direzione ci si buttava a capofitto.
Lui non ondeggiava mai, teneva sempre la barra al centro della sua rotta, indipendentemente da quali fossero le necessità del Paese e degli Italiani. L’importante era che stesse a galla e che dominasse la scena politica continuamente (è stato sette volte presidente del Consiglio). Era un uomo di straordinaria intelligenza, ma nonostante andasse a messa tutti i giorni, crediamo che avesse un unico indirizzo: fare quello che gli conveniva.
Forse la sua forza, si diceva, era l’archivio segreto che secondo maliziose e tendenziose informazioni, era tenuto Oltretevere.    

L’altro maestro del nostro Angelino sarebbe potuto essere Charles Maurice Talleyrand Périgord (1754 – 1838), un uomo sempre rimasto sulla cresta dell’onda, attraversando la Monarchia con Luigi XVI Capeto, la Rivoluzione, il Direttorio, l’era di Napoleone e la Restaurazione con Luigi XVIII di Borbone, cugino del re decapitato.
Talleyrand, vescovo di Autun, entrava e usciva dalla Chiesa secondo le sue convenienze. Quasi sempre ministro con uno o con un altro padrone. La verità era che l’unico padrone che lui serviva era se stesso, con la conseguenza che si accorgeva quando l’attuale “padrone” stava per cadere e ne anticipava le mosse per farlo cadere più in fretta.
Ingordo, chiedeva prebende a destra e a manca e non muoveva un dito se non lo coprivano di soldi. Insomma un mercenario di grandissima bravura che ha dominato la Francia a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo.
Bisogna leggere la storia di questo straordinario personaggio, cui si lega un altro minore, ma della stessa risma, che fu Joseph Fouché (1759 – 1820). Minore perché aveva buone qualità ma non sufficienti per il traccheggio continuo.
 

Non vogliamo offendere la storia richiamando questi personaggi a  proposito della vicenda di Angelino Alfano, l’eterno pendolo (che non assomiglia a quello di Umberto Eco) fra Destra e Sinistra.
Lasciò Berlusconi attratto dalla sirena Renzi e dagli incarichi, prima di ministro dell’Interno, poi di ministro degli Esteri. Ma ora è arrivato il redde rationem: con chi andare alle prossime elezioni del 2018? Restare ancora con Renzi o tornare alla casa madre, anche se gli anatemi di Berlusconi non sembrerebbero rendere possibile questa via?
Per lui e per la sua piccola truppa è una questione di sopravvivenza. Infatti non si sa quale sarà la legge elettorale con cui verranno elette Camera e Senato. Allo stato, in base alle leggi attualmente in vigore, vi è uno sbarramento dell’8% al Senato e del 5% alla Camera: irraggiungibili per il quasi inesistente Ap. Alfano è dunque costretto ad inserirsi di qua o di là per non sparire definitivamente.  

Cosicché fa la parte di chi si è messo all’asta: si offrirà a chi lo pagherà di più, ovviamente in termini di seggi e di sicurezza che il suo gruppo venga eletto.
Che gli importa degli obiettivi da raggiungere, che gli importa degli interessi degli Italiani e che gli importa, soprattutto, degli interessi dei siciliani?
Lui è colpevole quanto Renzi di avere mantenuto in vita politica questo presidente Crocetta e la sua compagine, che ha creato immensi danni alla Sicilia, danni che finalmente i media regionali cominciano a portare sulle prime pagine, dopo che il  QdS, sin dal 2012, li ha fatti rilevare con puntualità e decine di inchieste basate su indici ufficiali e fatti incontrovertibili.
Non sappiamo verso quale parte politica oscillerà il buon Angelino, perché non sappiamo chi sarà ad offrire di più tra Renzi e Berlusconi.
Un’asta che ci ricorda quella dei calciatori: un mercato orrendo del quale vi parleremo, perché quella è un’altra storia, che sconosce totalmente i valori morali e l’etica di chi si ritiene un cittadino.

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