Sfiducia al sindaco Cambiano, la politica strizza l'occhio agli abusi - QdS

Sfiducia al sindaco Cambiano, la politica strizza l’occhio agli abusi

Rosario Battiato

Sfiducia al sindaco Cambiano, la politica strizza l’occhio agli abusi

giovedì 17 Agosto 2017

Secondo l’Ispra in Sicilia sono stati consumati nel 2016 oltre 180 mila ettari di territorio con l’incremento più alto in Italia. Legambiente: il cemento ha sbranato oltre il 50 per cento delle coste isolane in dieci anni

PALERMO – Nei giorni scorsi il piccolo comune di Licata si è guadagnato, suo malgrado, i riflettori della stampa nazionale. La motivazione non è un vanto: la sfiducia del sindaco Angelo Cambiano, simbolo dell’antiabusivismo isolano, da parte del Consiglio comunale in seguito a una mozione presentata da 16 consiglieri che gli hanno contestato delle azioni che avrebbero avuto un impatto negativo sulle casse dell’Ente. E mentre il sindaco viene forzatamente messo da parte, a due anni dalla sua elezione, i numeri del consumo di suolo e delle demolizioni inquadrano la stato di emergenza che vive la Sicilia sul fronte dell’abusivismo.
Nel corso del suo mandato Angelo Cambiano aveva intrapreso la strada dell’esecuzione delle demolizioni degli immobili insanabili sul territorio, caso quasi unico nel panorama regionale, limitandosi, come dichiarato in diverse occasioni, a eseguire quanto disposto dalla Procura di Agrigento. 
La storia di Cambiano ha avuto il merito di far emergere le posizioni di tutti gli attori che nel corso degli anni hanno contribuito, in maniera più o meno attiva, alla proliferazione del cemento abusivo. E le responsabilità sono molteplici. A partire dalla Regione, come denunciato dal sindaco qualche mese fa in un lettera inviata a Giovanni Ardizzone, presidente dell’Ars, che avrebbe dovuto “inviare gli ispettori per uniformare in tutta la Sicilia i procedimenti che oggi sarebbero tutti allo stesso livello di attuazione, quello della demolizione, dando il senso del rispetto della giustizia e delle regole uguali per tutti”. Operazione mai compiuta, mentre nell’aprile scorso il governo regionale aveva ventilato l’ipotesi – contenuta in un testo in Commissione all’Ars – di verificare la possibilità dell’utilizzo di alcuni immobili abusivi, in seguito all’acquisizione del patrimonio pubblico, per piani di recupero che prevedano finalità sociali. Un tema che annualmente viene tirato fuori dal cassetto, senza risultati effettivi.
E in vista delle prossime regionali il tema sarà al centro del dibattito. Il M5S ha fatto riferimento a un “abusivismo di necessità”, come dichiarato da Giancarlo Cancelleri, candidato stellato alla Regione, che ha riportato come riferimento il modello-Bagheria impostato dal sindaco Patrizio Cinque.
Anche i colleghi sindaci sono stati parecchio tiepidi nell’attivare le demolizioni. Problemi di natura economica – demolire costa e i Comuni dovrebbero rivalersi sui privati in un secondo momento – e anche di volontà. Cambiano ha pagato in prima persona: è stato minacciato più volte e ha subito diverse intimidazioni compreso l’incendio di due case di famiglia.
Il risultato è stato l’isolamento del sindaco di Licata che però si difende e contrattacca, contestando le motivazioni della decisione del Consiglio: “Il vero motivo lo sanno tutti qual è, ma non hanno il coraggio di dirlo” e spiega che adesso impugnerà l’atto perché “le motivazioni riportate nella mozione sono solo bugie”.
I numeri dicono che ci vorrebbero più Cambiano. Il consumo di suolo, cioè l’impermeabilizzazione, provoca rischi ambientali di varia natura. In Sicilia, stando agli ultimi dati Ispra, il consumo di suolo nel 2016 è stato pari al 7,16% (184 mila ettari di territorio, +585 rispetto all’anno precedente) e ha fatto registrare l’incremento maggiore, anche se sono Lombardia, Veneto e Campania le regioni più coinvolte in termini percentuali.
I dati diffusi da Legambiente tra novembre 2015 e maggio 2016 hanno evidenziato che, tra le aree più colpite, c’è anche la costa siciliana. In generale non si tratta, per Legambiente, di “abusi di necessità, un fenomeno terminato alla metà degli anni Novanta, ma di soggetti organizzati che hanno tirato interi quartieri, in aree dove controllano tutto e così negli anni abbiamo consumato il 66% delle coste calabresi, oltre il 50% di quelle campane e siciliane”.
Eppure le demolizioni latitano pressoché ovunque. In occasione di Festambiente, Legambiente ha spiegato che, tra il 2001 e il 2011, soltanto il 10,6% degli immobili è stato effettivamente abbattuto. “Una percentuale che precipita al 4% nella provincia di Napoli – hanno spiegato dall’associazione del Cigno – e rasenta lo zero a Reggio Calabria e Palermo”.

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