Partecipate, la Sicilia dei commissari - QdS

Partecipate, la Sicilia dei commissari

Raffaella Pessina

Partecipate, la Sicilia dei commissari

venerdì 18 Agosto 2017

La razionalizzazione promessa ha prodotto soltanto il limbo della liquidazione perpetua: spreco da 2 mln l’anno. Regione: annunciata chiusura di 17 società, ma sono ancora lì e costano

PALERMO – Le partecipate regionali sono da sempre una spina nel fianco dell’attuale Presidente della Regione, Rosario Crocetta il quale, ad inizio legislatura aveva detto che la sua intenzione era quella di chiuderle quasi tutte. Da sempre etichettate, spesso non a torto, autentici carrozzoni, la gran parte delle società in cui la Regione siciliana mette il proprio capitale hanno per lo più prodotto solo disavanzi.
Ora si è giunti alla fine della sedicesima legislatura e chi occuperà il vertice dell’Ente regionale, si ritroverà questa patata bollente da gestire. Se da un lato la chiusura di società in perdita o ritenuta inutile è sacrosanta, dall’altro una necessità inevitabile è la tutela occupazionale dei suoi lavoratori. E non è possibile farli diventare dei dipendenti regionali perché alla Regione si entra per concorso e questi lavoratori sono stati collocati in queste società per chiamata diretta.
Le partecipate nel tempo hanno prodotto circa settemila dipendenti che, con l’indotto delle proprie famiglie rappresentano comunque un cospicuo bacino elettorale.
La delibera 413 Gest della Corte dei Conti siciliana risale all’ormai lontano 2013 ma è un importante “documento” di riferimento perché contiene dati significativi sui costi delle partecipate in liquidazione.
“Le società in liquidazione – scrivono i magistrati contabili – rappresentano una fetta assai importante del complesso delle partecipazioni (…). Ciascuna di esse è costata mediamente nell’ultimo quadriennio oltre 500.000 euro solo in termini di emolumenti agli organi sociali”.
Facendo alcuni semplici calcoli è possibile stimare in circa due milioni di euro i costi a carico della collettività. Non si tratta di una cifra irrilevante, soprattutto in tempi di magra come quelli che la Sicilia sta vivendo.
Delle partecipate si è occupato anche il governo nazionale e dal 27 giugno è partito ufficialmente il piano di riorganizzazione delle stesse il cui decreto corretto – il Dlgs 100/2017 che corregge il Testo unico sulle partecipate, decreto 165/2016 – è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Da quella data, quindi, le amministrazioni pubbliche possono comunicare al ministero del Tesoro l’esito della revisione straordinaria delle proprie partecipazioni, ovvero il piano di razionalizzazione o valorizzazione che intendono mettere in campo.
Nel piano ogni pubblica amministrazione dovrà individuare le società “fuori-regola” da dismettere o liquidare entro i 12 mesi successivi; le amministrazioni sono obbligate ad adottare i provvedimenti motivati di ricognizione entro il del 30 settembre 2017.
Il ministero dell’Economia e finanze (Mef) ha stabilito che l’operazione si inserisce in un quadro di razionalizzazione della spesa e che le modifiche al Testo unico del 2016 sono state necessarie dopo la sentenza della Consulta sulla riforma Madia che ha imposto la ricerca di un accordo “ufficiale” (e non semplicemente il parere) con Regioni ed enti locali.
Anche la Sicilia è stata obbligata a recepire questa norma, a dispetto dello Statuto speciale, perché, lo ricordiamo, Crocetta ha firmato un accordo il 20 giugno 2016, la cosiddetta Intesa Stato-Regione, in cui è scritto nero su bianco che la Sicilia si impegna al totale recepimento della legge Madia (L. 124/2015): e così è stato grazie ad una norma inserita nel collegato alla Finanziaria, di recente approvato dall’Ars
Ma le criticità sono ancora tante, troppe. E anche la Corte dei Conti, in occasione del giudizio di parifica al bilancio 2016 (tra l’altro clamorosamente sospeso e poi rinviato per irregolarità presenti nell’importante documento), ha detto la sua sulle partecipate regionali: “Occorre- ha detto il Pg d’Appello della Corte dei conti per la Sicilia, Pino Zingale, uno strumento di controllo in posizione di terzietà”, sottolineando anche “l’urgenza della sua attivazione”.
 
SICILIA TURISMO E CINEMA
È stata una delle prime a scomparire dal registro delle imprese. Prima si chiamava Cinesicilia, posta in liquidazione nel 2013, ha cessato di esistere ad agosto 2015. Nata nel 2007 per operare “nel settore della promozione, valorizzazione e realizzazione dell’attività cinematografica, audiovisiva e dello spettacolo dal vivo in Sicilia”, non ha prodotto i risultati sperati.
 
CAPE REGIONE SICILIANA
Società partecipata posta in liquidazione nel 2012. Si occupava di gestione del risparmio costituita, nel 2006 da Cimino & Associati Private Equity (Cape) con una quota del 51 per cento e dalla Regione siciliana con il 49 per cento con l’obiettivo di investire nel capitale di rischio di aziende operanti nell’Isola. Liquidatore: Eduardo Bonanno 50 mila euro annui di compenso.
 
STRETTO DI MESSINA
Partecipazione minima della Regione: 2,58 per cento, in liquidazione dal 2013, il trattamento economico per il commissario liquidatore Fortunato Vincenzo è stato fissato in 120 mila € annui come pubblicato sul sito della Regione ed aggiornato al 18/05/2017.
La società aveva per scopo lo studio, la progettazione e costruzione di un’opera per collegamento viario e ferroviario tra Sicilia e continente.
 
BIOSPHERA
Società Gestione dei servizi pubblici, manutenzione e conservazione delle aree naturali protette, mantenimento dei servizi ambientali, partecipazione della Regione: 53,20%.
Nominato liquidatore Antonio Mariolo con 12 mila euro annui di compenso. In liquidazione dal 2013 e confluita nella Servizi ausiliari Sicilia, altra partecipata regionale.
 
CIERN
Partecipata al 100%, cancellata ormai dal registro delle imprese, era in liquidazione dal 2008. Centro per l’Internazionalizzazione e la Promozione dell’Economia Euro-mediterranea, era accreditata presso l’Assessorato Lavoro per la formazione professionale, per promuovere il ruolo e la centralità dell’impresa nello scenario della globalizzazione dell’economia.

LAVORO SICILIA
La società che era partecipata al 100% della Regione, è stata dichiarata fallita con provvedimento del 13 maggio del 2015 dal tribunale di Palermo.
Lavoro Sicilia si occupava di azioni, progetti e attività volti ad accelerare gli interventi finalizzati a una più efficace utilizzazione delle risorse comunitarie, statali e regionali.
 
CENTRO REGIONALE MAP
Centro Regionale di attività per la comunicazione e l’informazione S.p.a. Partecipata al 100%. Nata nel 2007 per l’esecuzione della convenzione di Barcellona sulla protezione del Mediterraneo dai rischi dell’inquinamento. In liquidazione dal 2009 ad appena due anni dalla nascita. Baldassarre Quartararo il liquidatore con un compenso annuo di 20.00 euro. Ancora in stato di liquidazione.
 
MULTISERVIZI
Anche questa partecipata al 100%, e questo significa che tutti i debiti accumulati sono stati a carico totale della Regione Sicilia. Si occupava di pulizia e disinfestazione, di gestione  di servizi socio-sanitari, strutture sanitarie, servizi di sanificazione, manutenzione di pulizia, portierato e/o uscierato, manutenzione beni immobili, gestione parcheggi ecc. In liquidazione dal 2011, è ancora in vita.
 
SIACE
Società per l’industria agricola cartaria editoriale S.p.a. È stata incorporata nella Inforac. Era in liquidazione da 30 anni.
Nel 1985 l’Espi, l’ente di sviluppo industriale della Regione, avviò la procedura di liquidazione della Siace, ma fino ad un paio d’anni fa la società al 100% regionale, era ancora in vita. E veniva pagato il commissario liquidatore.
 
SICILIA E-INNOVAZIONE
Società al 100% di partecipazione regionale. Nata per la progettazione e la gestione di tutta l’informatizzazione della Regione era in liquidazione dal 2008 è stata chiusa nell’ottobre del 2014. è stata la prima delle società partecipate ad essere chiusa. In realtà è stata fusa con Inforac. La sua funzione è ora assunta da Sicilia e-Servizi.
 
QUARIT
Consorzio Italiano per l’Artigianato di qualità, in liquidazione e fusa con Inforac, partecipata al 96% e cancellata dal registro delle imprese.
Costituita nel 1990 aveva come scopo la promozione e la valorizzazione dei prodotti dell’artigianato artistico e di qualità, con la partecipazione dei produttori e degli Enti soci ad appuntamenti fieristici e mostre in Italia e all’estero.
 
TERME DI SCIACCA E ACIREALE
Entrambe a totale partecipazione regionale e sono state poste in liquidazione con la legge n. 11/2007. La prima la procedura di liquidazione si è conclusa nei giorni scorsi e fino ad allora il commissario liquidatore Carlo Turricciano ha percepito 32.000 € annui. Ben tre commissari invece per le ancora vive terme di Acireale: Francesco Petralia, Nino Oliva e Vincenza Mascali. In totale compensi per 39 mila € annui.
 
SICILIA E-RICERCA
Fusione per incorporazione con Inforac, in liquidazione da tempo immemore.
Su Sicilia e-Ricerca si è praticamente persa qualsiasi informazione perché anche sul sito ufficiale della Regione siciliana viene genericamente indicato soltanto che è stata cancellata dal registro delle imprese.
 
SVILUPPO ITALIA
Si occupava di consulenza imprenditoriale  amministrativo – gestionale e svolgeva attività prevalentemente finanziarie al fine della promozione dello sviluppo e della competitività del sistema Regione. Decisa la sua liquidazione nel 2016. Nel 2015 ha prodotto una perdita di più di due milioni di euro. Andrea Vincenti è il liquidatore che prende 20.000 euro all’anno.
 
MEDITERRANEA H.
In liquidazione dal 5 ottobre 2016.
La società aveva l’acquisizione dell’intero pacchetto azionario della società Tirrenia di Navigazione e di tutta o porzione o quota delle aziende dalla stessa gestite. Partecipata regionale con il 30,33%, Giovanni Cantoni è il liquidatore, ma sul sito non viene specificato quale importo gli viene corrisposto annualmente.
 
RISCOSSIONE SICILIA
Una norma approvata qualche giorno fa dall’Ars prevede che le procedure di messa in liquidazione andranno avviate entro il 31 dicembre 2018. entro quella data, infatti, dovrà essere stipulata convenzione con il Mef che assicuri i livelli occupazionali del personale con contratto a tempo indeterminato in servizio a far data dal 31 dicembre 2016.

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