Inquinamento e clima sono una minaccia per il Mediterraneo - QdS

Inquinamento e clima sono una minaccia per il Mediterraneo

redazione

Inquinamento e clima sono una minaccia per il Mediterraneo

mercoledì 30 Agosto 2017

La campagna #Generazionemare del Wwf ha raccolto le opinioni dei pescatori delle regioni interessate. Gli addetti ai lavori chiedono nuove norme e chiusure temporanee dell’attività

PALERMO – Lo stato della pesca nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni è peggiorato e per gli stock ittici del bacino sono quattro le minacce principali: cattiva gestione della pesca (percepita soprattutto nell’Adriatico), inquinamento (percepito soprattutto nel Nord Ovest del Mediterraneo e nello Stretto di Sicilia), pesca illegale e pesca eccessiva (in tutte le aree) e per l’Adriatico viene chiamato in causa anche il cambiamento climatico.
A dirlo sono i pescatori stessi intervistati dal Wwf insieme agli Enti di ricerca coinvolti in due progetti finanziati dall’Unione europea proprio per trovare soluzioni al problema della sovra-pesca basate su strumenti di gestione dello spazio marino. I due progetti fanno parte delle azioni della campagna Wwf #Generazionemare lanciata quest’anno allo scopo di creare comunità consapevoli dell’importanza del valore degli oceani e allo stesso tempo capaci di difenderli da chi continua a impoverirli. Per gestire uno spazio marino sempre più densamente sfruttato anche dal turismo, dal traffico marittimo e dalla produzione di energia, con i quali la pesca compete, è infatti fondamentale capire tra quali utenti del mare sorgono i principali conflitti e quali ne siano le cause. La “voce” dei pescatori, su un campione di 165 intervistati, è stata raccolta in 11 aree: Catalogna, Golfo del Leone, Costa Azzurra, Corsica, Sardegna, Toscana, Adriatico settentrionale (Italia e Croazia) e Stretto di Sicilia (Sicilia e Malta).
I dati verranno ulteriormente analizzati dai ricercatori e integrati alle conoscenze scientifiche disponibili al fine di individuare scenari di gestione della pesca che soddisfino gli obiettivi di pesca sostenibile e buono stato ambientale previsti dalle direttive europee (la nuova Politica comune della pesca e la Direttiva quadro sulla strategia marina) garantendo al contempo un buono stato di salute del settore. La maggioranza dei pescatori intervistati nel Mediterraneo Nord occidentale e nello Stretto di Sicilia lamenta controversie con la pesca ricreativa: questo è un settore in forte crescita negli ultimi anni che compete sempre più per l’utilizzo dello spazio marino e lo sfruttamento delle risorse con la pesca professionale, già in declino. Quasi due terzi dei pescatori intervistati lamentano problemi di competizione per lo spazio marino con il turismo subacqueo, soprattutto in Stretto di Sicilia e Adriatico (le due attività, infatti, insistono spesso nelle stesse aree ad alta concentrazione di specie ittiche), mentre il turismo da diporto è fonte di malcontento nel Mediterraneo Nord occidentale, a volte anche per la ridotta conoscenza e il rispetto della segnaletica marina da parte delle imbarcazioni turistiche e i conseguenti danni alle reti da pesca. Infine anche i rapporti tra pesca artigianale e pesca a strascico sono spesso conflittuali per la competizione per le stesse risorse, in particolare in Adriatico e Stretto di Sicilia.
Un dato interessante emerge sulle aree marine protette e le forme di gestione su base spaziale del mare: i pescatori intervistati nelle diverse aree del Mediterraneo concordano sulla loro utilità per la protezione della biodiversità e delle popolazioni ittiche in particolare, ma ritengono anche che le aree marine protette siano poco efficaci per ridurre o moderare i conflitti tra i diversi utenti del mare, o per ridurre la pesca illegale, soprattutto per la carenza di sorveglianza e controllo adeguati all’interno delle stesse.
Paradossalmente, spesso le aree protette sono considerate dai pescatori professionali come un’attrattiva che richiama pescatori ricreativi, turismo e pesca illegale. I pescatori hanno anche idee molto chiare per quanto riguarda la gestione dell’attività. Oltre il 30% concorda sugli obiettivi più importanti, e li considera imprescindibili l’uno dall’altro: garantire il reddito dei pescatori e proteggere gli stock ittici.
Alla richiesta di suggerimenti di gestione, due priorità sono emerse in tutte le aree: prima di introdurre nuove norme, andrebbero innanzitutto applicate quelle già esistenti in modo adeguato, e andrebbero adottate chiusure temporanee della pesca in base ai cicli vitali dei pesci. Altre misure ripetutamente suggerite sono la riduzione e il controllo dello sforzo di pesca ricreativa, il controllo e l’eliminazione della pesca illegale e azioni sul mercato del pesce.

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