Bio da record, ma non si esporta - QdS

Bio da record, ma non si esporta

Chiara Borzi

Bio da record, ma non si esporta

giovedì 28 Settembre 2017

Osservatorio Sana: nell’Isola il 45% degli operatori nazionali e 303.000 ettari coltivati ma solo 12 esportatori . In Lombardia 56 imprese esportatrici, da noi si alimentano solo i mercati del contadino

CATANIA – Il consumatore bio italiano ha caratteristiche ben precise, reddito mensile medio alto, titolo di studio elevato, appartiene ad una famiglia giovane e attenta ad una alimentazione sana. Lo scorso anno in Italia ha scelto il biologico, almeno una volta, il 74% della popolazione.

Le cifre del bio tricolore si confermano in ascesa
. Non crescono solo i consumatori (8 famiglie su 10 hanno fatto una spesa bio nel 2016), ma si estendono le superfici coltivate, crescono i produttori, così come l’interesse della GDO verso la distribuzione dei prodotti. Durante il 29° salone internazionale del biologico e del naturale organizzato a Bologna sono stati comunicati nuovi dati elaborati dall’Osservatorio Sana. Questi dati evidenziano un aumento delle vendite del 3,5% nel 2017, un aumento delle vendite del 16% nella GDO, il censimento di 1,8 milioni di superfici coltivate con metodo bio, la conversione in Italia di 300 mila ettari e un aumento del numero degli operatori del 20,3% nel settore.
Anche l’export dell’intero agroalimentare italiano è cresciuto grazie al biologico, tanto da costituire il 5% dell’esportazioni e garantire un guadagno che ha sfiorato i 2 miliardi di euro nel 2016.
Come anticipato, in media il 74% degli italiani ha consumato biologico, una scelta alimentare che interessa, però, i connazionali in maniera diversa. Ecco il dettaglio: il bio fa centro nel 75% della popolazione nel Centro Italia, nel 73% del Nord e nel 70% del Sud. Nonostante le leggere differenze percentuali è realtà il primato della Sicilia nel comparto, la nostra regione infatti ha attivi sul territorio il 45% degli operatori biologici d’Italia.
Secondo il rapporto bio in cifre 2016, l’Isola è prima anche per quantità di ettari di superficie coltivata a regime biologico, si contano oltre 303 mila ettari totali (in Puglia sono 177 mila, in Calabria 160 mila circa). La Sicilia incide per il 25,1% della superficie biologica presente in Italia e inoltre gli ettari coltivati a bio sembrano essere aumentati di 42 mila ettari. È bene specificare però che esiste un ritardo nell’aggiornamento di questi dati, risalenti al rapporto Bio in cifre del 2016 ricavato con stime 2015.
Consumi interni più bassi sono da associarsi ad una tendenza negativa che caratterizza la capacità esportativa regionale.
Per capire quanto la Sicilia sia indietro nel comparto export basta un confronto con la Lombardia. A Milano e dintorni, dove la produzione di bio è nettamente più bassa, sono attivi 56 operatori dell’export mentre in Sicilia ne sono attivi appena 12 (dato 2015). La statistica lombarda è più che raddoppiata in un solo anno (2014-2015), quando erano presenti 35 operatori e la crescita è stata pari al 60 per cento. In Sicilia il dato è invece rimasto invariato. La commercializzazione dei prodotti bio regionale è ferma ai mercati del contadino domenicali, come continuano a suggerire alcuni esperti del settore, nonostante i dati in crescita.
Completa il quadro negativo, il ritardo con cui vengono erogati i contributi europei a sostegno del biologico siciliano.
Alle difficoltà, come spesso accade per il primo settore siciliano, non sembrano esserci soluzioni immediate ed in particolare, nel caso del biologico, l’assessorato all’Agricoltura ha “passato la palla” ad Agea che dichiara colpevole dei ritardi che interessano i contributi concessi dall’Unione Europa.
 

 
Contributi bando bio 2015 un’attesa di oltre due anni
 
PALERMO – Come spesso accade per altri settori appartenenti al comparto agricolo (ad esempio quello agrumicolo), chi si occupa di biologico in Sicilia è costretto spesso ad fare impresa innanzi tutto contando sulle proprie forze economiche. Lo dimostra un esempio: i contributi del bando 2015 non sono ancora stati erogati.
A riguardo sono queste le ultime notizie diffuse dell’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, in merito ai pagamenti da corrispondere alle aziende che hanno avuto accesso al contributo: “Alla luce dei problemi registrati sul bando biologico 2015, per il quale finora sono stati messi in pagamento circa 1.700 istanze su oltre 5.300 domande di contributo, l’assessorato Agricoltura ha chiesto ed ottenuto un terzo ciclo di pagamento automatizzato che Agea si è impegnata a realizzare entro settembre.
Questo dovrebbe ridimensionare di molto il numero delle pratiche da gestire manualmente per le quali i Caa e gli ispettorati dovranno applicare le necessarie correzioni alle domande, a suo tempo presentate, che sono andate in conflitto con l’applicativo di Agea. Fermo restando che la responsabilità dei pagamenti è in carico ad Agea che è l’ente pagatore di cui si avvale la Regione che non ha alcuna responsabilità sulle modalità di gestione dei pagamenti”.
Chiaro l’indirizzo dell’assessore, che ha attribuito ad Agea la causa dei ritardi di un bando i cui finanziamenti sono attesi in Sicilia da due anni. Ad oggi non c’è notizia sulle  annunciate date del terzo ciclo.
 

 
L’interesse della Gdo un impulso per l’export
 
CATANIA – Crescita della produzione, delle superfici coltivate e dei produttori. Ma la Sicilia non guadagna quanto dovrebbe dal comparto biologico, perché non ha grande capacità esportativa.
In attesa delle nuove stime sul bio siciliano, croce e delizia del comparto regionale, rimangono intatte le stime e cosi anche le analisi fatte dagli esperti sul comparto. “Uno dei problemi legati al mondo del biologico è proprio il commercio – ha spiegato Giuseppe Timpanaro, docente del Diparimento di Agricoltura, alimentazione e ambiente dell’Università di Catania – , sappiamo però che un forte impulso alla commercializzazione del biologico si è avuto grazie all’interesse dimostrato dalle grandi catene di distribuzione. Una presenza territoriale così diffusa ha intercettato una quantità di consumatori tale da spostare notevoli volumi di commercio del bio regionale e nonostante questo la Sicilia potrebbe esportare molto di più di quel che oggi commercia. L’esportazione italiana bio è pari a 1,65 miliardi di euro IFOAM riferiti 2015 e, pertanto, possiamo provare ad attribuire alla Sicilia almeno un 20% di questo valore (20% è l’incidenza delle superfici bio siciliane su quelle italiane) cioè 330 milioni di euro.
Io credo che l’esportazione siciliana valga più di questo perché produciamo e mandiamo su altri mercati ma non è facile tracciare se mercati Ue o extra Ue. Il biologico sta crescendo nonostante il momento di crisi; – ha dichiarato Timpanaro – ciò è dovuto alle scelte di acquisto legate al salutismo, che alla diminuzione dei prezzi del biologico rispetto al passato. Il comparto è cresciuto anche grazie a una politica di sostegno da parte dell’Unione Europea rivolta alla produzione: si è capito che buona parte della merce certificata finiva nei circuiti del mercato convenzionale, per questo l’Ue ha iniziato dei programmi a sostegno sia dell’educazione alimentare, che della comunicazione istituzionale, infine ha aperto a settori come quelli del bio vinicolo permettendo un vero e proprio boom. Nonostante questo – ha evidenziato il docente – il circuito dei consumi è rimasto strettamente locale, dove si fa comunque molta attenzione al prezzo d’acquisto salvo i casi di consumo critico. Le catane di grande distribuzione che prima avevano demonizzato il prodotto biologico, oggi lo sposano ed è grazie a questo circuito che i prodotti biologici ottengono un mercato leggermente più ampio rispetto a quello locale”.

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