Le cifre del bio tricolore si confermano in ascesa. Non crescono solo i consumatori (8 famiglie su 10 hanno fatto una spesa bio nel 2016), ma si estendono le superfici coltivate, crescono i produttori, così come l’interesse della GDO verso la distribuzione dei prodotti. Durante il 29° salone internazionale del biologico e del naturale organizzato a Bologna sono stati comunicati nuovi dati elaborati dall’Osservatorio Sana. Questi dati evidenziano un aumento delle vendite del 3,5% nel 2017, un aumento delle vendite del 16% nella GDO, il censimento di 1,8 milioni di superfici coltivate con metodo bio, la conversione in Italia di 300 mila ettari e un aumento del numero degli operatori del 20,3% nel settore.
Consumi interni più bassi sono da associarsi ad una tendenza negativa che caratterizza la capacità esportativa regionale.
Completa il quadro negativo, il ritardo con cui vengono erogati i contributi europei a sostegno del biologico siciliano.
A riguardo sono queste le ultime notizie diffuse dell’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, in merito ai pagamenti da corrispondere alle aziende che hanno avuto accesso al contributo: “Alla luce dei problemi registrati sul bando biologico 2015, per il quale finora sono stati messi in pagamento circa 1.700 istanze su oltre 5.300 domande di contributo, l’assessorato Agricoltura ha chiesto ed ottenuto un terzo ciclo di pagamento automatizzato che Agea si è impegnata a realizzare entro settembre.
Questo dovrebbe ridimensionare di molto il numero delle pratiche da gestire manualmente per le quali i Caa e gli ispettorati dovranno applicare le necessarie correzioni alle domande, a suo tempo presentate, che sono andate in conflitto con l’applicativo di Agea. Fermo restando che la responsabilità dei pagamenti è in carico ad Agea che è l’ente pagatore di cui si avvale la Regione che non ha alcuna responsabilità sulle modalità di gestione dei pagamenti”.
Chiaro l’indirizzo dell’assessore, che ha attribuito ad Agea la causa dei ritardi di un bando i cui finanziamenti sono attesi in Sicilia da due anni. Ad oggi non c’è notizia sulle annunciate date del terzo ciclo.
In attesa delle nuove stime sul bio siciliano, croce e delizia del comparto regionale, rimangono intatte le stime e cosi anche le analisi fatte dagli esperti sul comparto. “Uno dei problemi legati al mondo del biologico è proprio il commercio – ha spiegato Giuseppe Timpanaro, docente del Diparimento di Agricoltura, alimentazione e ambiente dell’Università di Catania – , sappiamo però che un forte impulso alla commercializzazione del biologico si è avuto grazie all’interesse dimostrato dalle grandi catene di distribuzione. Una presenza territoriale così diffusa ha intercettato una quantità di consumatori tale da spostare notevoli volumi di commercio del bio regionale e nonostante questo la Sicilia potrebbe esportare molto di più di quel che oggi commercia. L’esportazione italiana bio è pari a 1,65 miliardi di euro IFOAM riferiti 2015 e, pertanto, possiamo provare ad attribuire alla Sicilia almeno un 20% di questo valore (20% è l’incidenza delle superfici bio siciliane su quelle italiane) cioè 330 milioni di euro.
Io credo che l’esportazione siciliana valga più di questo perché produciamo e mandiamo su altri mercati ma non è facile tracciare se mercati Ue o extra Ue. Il biologico sta crescendo nonostante il momento di crisi; – ha dichiarato Timpanaro – ciò è dovuto alle scelte di acquisto legate al salutismo, che alla diminuzione dei prezzi del biologico rispetto al passato. Il comparto è cresciuto anche grazie a una politica di sostegno da parte dell’Unione Europea rivolta alla produzione: si è capito che buona parte della merce certificata finiva nei circuiti del mercato convenzionale, per questo l’Ue ha iniziato dei programmi a sostegno sia dell’educazione alimentare, che della comunicazione istituzionale, infine ha aperto a settori come quelli del bio vinicolo permettendo un vero e proprio boom. Nonostante questo – ha evidenziato il docente – il circuito dei consumi è rimasto strettamente locale, dove si fa comunque molta attenzione al prezzo d’acquisto salvo i casi di consumo critico. Le catane di grande distribuzione che prima avevano demonizzato il prodotto biologico, oggi lo sposano ed è grazie a questo circuito che i prodotti biologici ottengono un mercato leggermente più ampio rispetto a quello locale”.