Vino doc, calo dei prezzi: in crisi il settore - QdS

Vino doc, calo dei prezzi: in crisi il settore

Michele Giuliano

Vino doc, calo dei prezzi: in crisi il settore

mercoledì 25 Ottobre 2017

La produzione vinicola rispetto al 2016 scenderà nell’isola di oltre un milione di ettolitri. I più colpiti sono i piccoli produttori. Le alte temperature e la siccità dei mesi estivi ha fortemente condizionato la vendemmia

PALERMO – Non solo la produzione vinicola è calata, ma anche i prezzi sono scesi inesorabilmente. Una condizione insostenibile per molti produttori, soprattutto i più piccoli, che vedono il proprio impegno sfumare nel nulla, e i pochi guadagni perdersi, vanificando mesi e anni di investimenti economici, di tempo e di speranza nel futuro. Soprattutto per molti giovani, che hanno scelto di ritornare alla terra e alla tradizione, con la gioia e la prospettiva di un lavoro sul proprio territorio, e si ritrovano con quasi nulla in mano.
Il calo della produzione vitivinicola si è attestato sul 30%, confermando le stime che erano state fatte a metà estate. Se la qualità è comunque buona, resta però alto l’allarme sui bassi prezzi che vengono imposti ai produttori di tutta l’Isola. Prezzi che condizionano la sopravvivenza soprattutto dei piccoli produttori che già sono tagliati fuori, per buona parte, dai finanziamenti europei.
Un esempio, il bilancio sulla vendemmia del Bianco Alcamo Doc, che abbraccia le province di Trapani, con i comuni di Alcamo, Calatafimi, Castellammare del Golfo e Gibellina, e Palermo (Balestrate, Camporeale, Monreale, Partinico, San Cipirello e San Giuseppe Jato): un brusco calo della produzione causato principalmente dalle alte temperature e dalla forte siccità dei mesi estivi, ai quali non si è potuto correre ai ripari con l’irrigazione di soccorso.
“Abbiamo avuto delle condizioni climatiche non ideali – ha detto Vincenzo Cusumano, direttore dell’Istituto regionale del vino e dell’olio – che hanno colpito maggiormente alcune zone come questa”. Davanti a questi cambiamenti climatici sempre più marcati, purtroppo, non si possono fare miracoli. Ma si può tentare di trovare delle soluzioni che in qualche modo tamponino l’emergenza che sembra ormai sempre più una questione di routine. Una rete idrica maggiormente funzionante e che riuscisse a servire anche le zone attualmente scoperte, contribuirebbe a limitare i danni. L’istituto ha consigliato inoltre ai produttori di dotarsi di un’assicurazione, strumento molto diffuso in altre regioni italiane. Il problema vero, però, è il prezzo sceso vertiginosamente.
“I 40 centesimi al chilo per uva da vino è un prezzo troppo basso – ha detto Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale – un prezzo insostenibile deciso fuori dalla Sicilia, dai grandi mediatori che hanno il coltello dalla parte del manico. Se rifiuti quel prezzo sono pronti a rivolgersi ad altri paesi, come la Spagna. E ci sono sempre navi piene di mosto proveniente chissà da dove pronte a sbarcare nei nostri porti per far calare ulteriormente i prezzi”.
Non sono solo i prezzi a non fa dormire sonni tranquilli. Per i tanti giovani che hanno visto nella viticoltura una strada da percorrere, iniziando magari con un appezzamento di terreno non troppo esteso per non fare subito un salto nel buio, le porte dei finanziamenti europei sono spesso chiuse. I bandi, infatti, sono stati concepiti senza guardare alla realtà, e al mondo del lavoro dell’agricoltura così come effettivamente si è sviluppato sul territorio.
Ci sono cifre ed estensioni minime da rispettare che tagliano fuori centinaia di produttori, soprattutto i più giovani, che avrebbero invece bisogno di supporto per crescere. Fatti in questo modo, i bandi tendono a favorire solo i grandi proprietari di vigneti e i grandi produttori di vino, impedendo spesso la chiusura della filiera qui nell’Isola, che è invece la soluzione per guardare al futuro con maggiore serenità.

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