Da Riina alle minacce a Borrometi, la mafia si riorganizza e attacca - QdS

Da Riina alle minacce a Borrometi, la mafia si riorganizza e attacca

Raffaella Pessina

Da Riina alle minacce a Borrometi, la mafia si riorganizza e attacca

martedì 21 Novembre 2017

Rosy Bindi: “Ci sarà una riorganizzazione che andrà monitorata con attenzione”. Solidarietà della politica al giornalista siciliano che racconta il malaffare

ROMA – La salma di Totò Riina è rimasta ancora un giorno nell’Istituto di medicina legale dell’ospedale di Parma, dove restano di guardia le forze dell’ordine. È slittato infatti per esigenze organizzative il trasferimento della salma di uno dei più feroci rappresentanti della criminalità organizzata siciliana, che dalla città emiliana partirà il prima possibile per raggiungere il paese di origine, Corleone. Dopo la morte di Totò Riina ci si aspetta una riorganizzazione tra le famiglie mafiose per stabilire che sarà il capo o i capi.
 
“Il dopo Riina va monitorato con attenzione, perché la sua morte non è la morte di cosa nostra e anzi ci sarà sicuramente una fase di riorganizzazione che andrà seguita con estrema attenzione”. Lo ha ribadito la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi parlando con i giornalisti a Cosenza. Ma la mafia fa costantemente sentire la propria presenza con le minacce ai rappresentanti della società civile. Come è stato il caso delle minacce al giornalista Paolo Borrometi, al quale l’Ordine dei giornalisti di Sicilia ha espresso la propria solidarietà. “La nuova brutale minaccia nei confronti del collega Paolo Borrometi, costretto a vivere da tempo sotto scorta – è scritto in una nota dell’Ordine – rappresenta una nuova ferita, dopo la violenza subita da un cronista a Ostia, per il giornalismo e per il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente”.
 
A Borromenti, giornalista impegnato a raccontare gli affari mafiosi nel Siracusano, è giunta una telefonata da parte di Francesco De Carolis, pluripregiudicato e fratello di Luciano, condannato per essere uno degli elementi di spicco del clan Bottaro-Attanasio di Siracusa. “Parole di inaudita violenza, quelle pronunciate contro Borrometi” sottolinea Giulio Francese, presidente dell’Odg Sicilia. “Colpisce la tracotanza dell’interlocutore che si presenta con nome e cognome, promettendo di massacrare a pugni il cronista, colpevole di raccontare verità scomode, colpisce – prosegue la nota – quella sua sicurezza di farla franca, di evitare il carcere.
 
L’Ordine dei giornalisti è stato sempre vicino a Paolo, anche nelle sue battaglie in aula contro chi in passato lo ha minacciato di morte, gli esprime ancora una volta la propria solidarietà, ne ammira il coraggio di andare avanti e denunziare con forza. Ma non basta. Quello che serve ora è un segnale forte da parte delle istituzioni perché siano puniti più severamente i reati contri i giornalisti”. Sulla vicenda si è espresso anche Giuseppe Lumia, senatore del Pd: “Le minacce di stampo mafioso di cui Paolo Borrometi è stato vittima oggi sono gravissime. Auspico un immediato intervento delle autorità competenti per dare un segnale chiaro”.

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