Musumeci "in caserma", ora tagli e investimenti - QdS

Musumeci “in caserma”, ora tagli e investimenti

Carlo Alberto Tregua

Musumeci “in caserma”, ora tagli e investimenti

martedì 21 Novembre 2017

Puntare a occupazione e Pil

Nello Musumeci parte bene con tre credenziali: la prima è la sua dichiarazione, fatta in campagna elettorale, che egli è “incensurato”, qualità non comune fra i politici. La seconda è che non intende raddoppiare il mandato. Questo gli rende le mani libere e, quindi, ha dichiarato, potrà dire tanti no.
La terza credenziale, di non poco conto, riguarda la manifestazione di volontà di vivere a Palermo nella foresteria di Palazzo D’Orleans riservata al Presidente, cioè, “in caserma”.
Ottima partenza dunque, con l’insediamento di sabato 18 novembre alle ore 11:30, ora in cui contestualmente è finalmente uscito di scena l’ex Presidente Rosario Crocetta, del quale non ci siamo mai permessi di esprimere alcuna valutazione come persona, ma abbiamo riportato i nefasti della sua pochezza come Presidente della Regione, supportati da dati statistici incontrovertibili emessi da fonti ufficiali dello Stato e della Regione.
 
Musumeci procederà ora alla scelta dei 12 assessori che nominerà con un primo decreto. Ad essi attribuirà le 12 deleghe con un secondo decreto. Scegliere la squadra è una sua prerogativa che non potrà non tenere conto, però, del fatto che egli non sia stato eletto da un partito, ma da una coalizione di partiti.
Tuttavia, sembra anche positivo il fatto che egli abbia chiesto agli alleati di non fornire nomi secchi, bensì rose di possibili candidati agli assessorati, fra cui scegliere quello più adatto alla linea politica che intende seguire da qui fino a novembre 2022.
Auguriamo a Musumeci che comunichi ai siciliani la composizione della sua giunta prima dell’11 dicembre, giorno in cui convocherà l’Assemblea regionale per l’elezione del suo Presidente.
Se la coalizione che ha vinto le elezioni è in condizione di varare un unico pacchetto fra assessori e composizione del consiglio di presidenza dell’Ars, dimostrerà ai cittadini il radicale cambio di rotta rispetto all’inconcludenza conclamata della precedente giunta.
Ed è proprio di concretezza, di qualità delle soluzioni e di rapidità della loro applicazione che ha bisogno la Sicilia, per ribaltare la situazione deficitaria in cui l’ha condotta Crocetta.
 
Le cose da fare devono avere una priorità, in modo da ottenere i risultati più urgenti nel più breve tempo possibile. Non poniamo la stupida e solita questione dei primi cento giorni, perché in un tempo così ridotto non si può fare nulla, ma tutto quello che va realizzato nel 2018, il primo anno del quinquennio, che farà capire come andrà l’intera legislatura.
Il primo atto è la formulazione e l’approvazione della legge di bilancio 2018, capovolgendo gli indirizzi del Dpef della giunta Crocetta. Più precisamente procedendo ai tagli di assistenzialismo e sprechi in tutta la macchina regionale, con l’obiettivo di stornare 5 dei 16 miliardi di uscite verso gli investimenti.
Proprio sugli investimenti autoctoni ed esterni deve puntare Musumeci, tenendo conto che ha un pacchetto di 17,6 miliardi di risorse europee e statali che può mettere in campo, dando molto ossigeno all’economia regionale. Qualità e rapidità degli interventi, ecco di cosa ha bisogno la Sicilia.
 
L’elenco delle cose da fare è lungo, ma la capacità deve essere orientata a realizzarne quattro o cinque e non di più. Soprattutto va comunicato all’opinione pubblica siciliana il metodo con cui si intende procedere. Ordine e metodo sono i due requisiti essenziali per ricominciare a ricostruire dalle ceneri che ha lasciato Crocetta.
Nella pagina interna troverete il dettaglio dei problemi da affrontare e quindi vi risparmiamo l’elenco. Ecco perché portiamo all’attenzione del neo Presidente in primo luogo la questione del metodo.
Ma non possiamo sottacere che bisogna metter mano immediatamente alla riforma della Pubblica amministrazione regionale e contestualmente alla semplificazione dei procedimenti, fissando obiettivi perentori da raggiungere secondo cronoprogrammi non differibili da affidare a valorosi dirigenti regionali, che ci sono, mandando in cantina tutti gli altri dirigenti regionali incapaci o che sono abituati a frequentare le segreterie di partitocrati, ormai superati.

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