Lo Stato paga ma la Sicilia spreca - QdS

Lo Stato paga ma la Sicilia spreca

Rosario Battiato

Lo Stato paga ma la Sicilia spreca

mercoledì 29 Novembre 2017

Mef: nel 2015 la spesa regionalizzata per l’Isola è stata 23 mld €. Solo Lazio e Lombardia hanno ricevuto di più. Trasferimenti per sanità, istruzione, mobilità, infrastrutture, ambiente: solo fallimenti

PALERMO – Dallo Stato alla Sicilia si tende una mano che vale quasi 23 miliardi di euro, il terzo contributo più elevato concesso alle regioni italiane in un anno. Ci sono fondi per tutti gli ingranaggi della macchina isolana, intesa in senso territoriale e non amministrativo, che vanno dalla sanità all’istruzione, passando per la mobilità e la protezione del paesaggio e fino al pagamento degli stipendi degli statali e dei comunali. Eppure i risultati non sembrano adeguati all’importo speso, perché i servizi isolani continuano a non essere all’altezza della media nazionale. I numeri sono stati rilevati all’interno dello studio “La spesa statale regionalizzata – anno 2015” che è stato curato dall’Ispettorato Generale del Bilancio e “costituisce un aggiornamento – si legge nella nota diffusa sul sito del Mef – dei risultati di un filone di ricerca avviato nel 1993 e sviluppato per fornire la misura dell’intervento statale in ciascun territorio regionale”.
 
L’analisi comincia dai dati macro che si costruiscono a partire dalla spesa complessiva dello Stato da 600 miliardi di euro (541 al netto degli interessi sul debito pubblico). Da questo blocco bisogna poi sezionare la quota regionalizzata, che ammonta a poco meno di 260 miliardi di euro (259,6), mentre una “quota pari a 141 miliardi – si legge nel report curato dall’organo del ministero dell’Economia – non è stata regionalizzata, trattandosi in larga parte di partite puramente contabili, di poste correttive e compensative delle entrate o di spese dirette all’estero”. La componente rimasta, pari a circa 199 miliardi di euro, è costituita da erogazioni da Enti e Fondi.
 
Andando in dettaglio, si scopre che la Sicilia è una delle maggiori beneficiare. L’Isola, nella rilevazione del 2015, ha complessivamente ricevuto 22,7 miliardi di euro tra spesa corrente (20,2 miliardi) e spesa in conto capitale (2,5 miliardi), pari a circa il 9% del totale nazionale. La Sicilia si piazza a pieno titolo sul podio, a una certa distanza dall’irraggiungibile Lazio, che ha ricevuto poco più di 42 miliardi di euro, certamente dovuti alla vasta rete di uffici pubblici, ministeri e agenzie, e dalla Lombardia che ha sfiorato i 28 miliardi di euro. In queste tre regioni si concentra un terzo del totale della spesa regionalizzata nazionale. A livello di spesa per abitante, la Sicilia non si trova in vetta, ma resta comunque al di sopra del dato medio nazionale (4.481 euro contro 4.276 euro).
 
Un intervento statale che analizziamo a partire dalle differenti componenti della spesa finale per missione e programma. La porzione più cospicua è assegnata al capitolo “relazioni finanziarie con le autonomie territoriali” che vale circa 13,6 miliardi di euro ed è in Sicilia che fa registrare in assoluto il dato più elevato sborsato nei confronti delle Regioni italiane (circa il 12% del totale). In questo ambito rientrano diversi aspetti che comprendono il federalismo, le regolazioni contabili ed altri trasferimenti alla regioni a statuto speciale, il concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria.
 
Negli altri capitoli non mancano inoltre i trasferimenti per l’istruzione scolastica (poco più di 3 miliardi), per il diritto alla mobilità (poco meno di mezzo miliardo di euro) e per le infrastrutture pubbliche e logistiche (93 milioni di euro), ma anche quelli per la tutela del paesaggio, lo sviluppo sostenibile, la ricerca e l’innovazione (complessivamente più di 120 milioni di euro).
 
Numeri importanti che di fatto non sembrano produrre risultati straordinari. Lo dicono i dati che riguardano la situazione isolana che non riesce ad avvicinarsi ai livelli di qualità che si registrano altrove. Nell’Isola la sanità fatica, con oltre 40 mila isolani che nel 2015 hanno deciso di curarsi altrove (dati ministero della Salute), mentre il sistema dei trasporti continua a perdere pezzi (soltanto il 16,6% dei siciliani si reca a lavoro o a scuola con un mezzo pubblico) e i servizi offerti dagli enti locali alle imprese e al cittadino, soprattutto nell’ambito dell’online, sono ancora lontani dalle migliori esperienze nazionali. Anche sul fronte della protezione del territorio la situazione si presenta critica: rifiuti, depurazione e bonifiche mancate solo per citare i passaggi più compromessi. Ovviamente non dipende tutto dalla spesa dei fondi statali, ma è un ulteriore tassello critico di un sistema da rifondare.
 

 
Spesa corrente in dettaglio investimenti al lumicino
 
PALERMO – Scorrendo lo studio “La spesa statale regionalizzata – anno 2015”, curato dall’Ispettorato Generale del Bilancio, è possibile studiare la grande mole di dati dal punto di vista dettagliato della spesa corrente. Analizzando i dati nell’ottica di questa precisa tipologia, il capitolo “trasferimenti ad amministrazioni pubbliche” vale 12,7 miliardi e 12,3 sono indirizzati alle amministrazioni pubbliche, con la Regione che riceve circa 10,8 miliardi, e comuni e province che arrivano a circa 910 milioni di euro.
L’amministrazione centrale, quindi gli uffici dello Stato che hanno sede nell’Isola, riceve circa 300 milioni di euro.
Poco meno di 600 milioni di euro sono destinati ad enti e associazioni culturali. Altri 5 miliardi vanno al pagamento dei redditi da lavoro dipendente. Cifre più contenute riguardano i consumi intermedi (il valore dei beni e dei servizi utilizzati come input − insieme con il lavoro dei dipendenti − nel processo di produzione dei consumi finali della Pubblica amministrazione), che complessivamente raggiungono 660 milioni di euro. Valgono 438 milioni di euro, il dato più elevato tra le Regioni, le imposte pagate sulla produzione, mentre ci sono quasi 400 milioni per famiglie e istituzioni private, e 260 milioni come trasferimenti correnti alle imprese. Quasi 900 milioni arrivano dal capitolo relativo agli “interessi passivi e redditi da capitale”, cioè i rendimenti dei titoli di Stato sottoscritti dai cittadini.
 

 
Una spesa complessiva da 45 miliardi di euro
 
PALERMO – L’ultima parte del rapporto ministeriale della spesa regionalizzata accumula i dati relativi al bilancio dello Stato con le informazioni sulla regionalizzazione delle risorse erogate da Fondi alimentati con risorse nazionali e comunitarie e da alcuni Enti pubblici e Organismi. Questa circostanza “consente – si legge nel report – la costruzione di alcune tabelle e graduatorie a livello di spesa consolidata, nelle quali cioè il perimetro di riferimento include, oltre alla spesa del bilancio statale, quella generata dai predetti Fondi, Enti ed Organismi”.
In questo ambito, che comprende i trasferimenti relativi ai fondi comunitari, agli enti previdenziali (quindi l’Inps) e altri enti di ricerca, la Sicilia riceve 45 miliardi di euro complessivi (al netto degli interessi). In questa graduatoria aggiornata, l’Isola vale il quarto posto nazionale dei trasferimenti, superata dalla Lombardia (82 miliardi), dal Lazio (73 miliardi) e dalla Campania (47 miliardi). Analizzando nello specifico il dato isolano, oltre alla quota dei 22,4 miliardi del bilancio statale che abbiamo già esaminato, la componente più sostanziosa arriva dagli Enti previdenziali che costituiscono un trasferimento da 19,9 miliardi. In termini di distribuzione per abitante, la Sicilia resta comunque nelle retrovie, raggiungendo complessivamente 8.876 euro, cioè in ritardo rispetto al dato nazionale che arriva a quota 9.305 euro. La spesa pro capite più elevate in Valle d’Aosta con quasi 14 mila euro.

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