Usura, la Sicilia resta ancora nella morsa dell'illegalità - QdS

Usura, la Sicilia resta ancora nella morsa dell’illegalità

Valeria Arena

Usura, la Sicilia resta ancora nella morsa dell’illegalità

giovedì 30 Novembre 2017

Rapporto 2017 Sos Impresa Confesercenti: l’usuraio tipo è del Sud, maschio, tra i 41 e i 53 anni. Circa il 40% ha legami con la criminalità organizzata, +20% rispetto al 2008

PALERMO – Uomo, meridionale, di età compresa tra i 41 e i 53 anni. È questo il profilo tipo dell’usuraio italiano tracciato dal Rapporto 2017 SOS Impresa – Rete per la Legalità, l’associazione antiracket e antiusura promossa da Confesercenti. Ufficialmente, si ricava dall’analisi, si tratta di un imprenditore, ma, considerata l’età, fanno parte della categoria anche numerosi pensionati o addirittura nullatenenti. Tutti dichiarano un reddito medio basso. Il 40%, inoltre, è in qualche modo legato alla criminalità organizzata.
 
Per quanto riguarda le vittime, invece, si tratta, anche in questo caso, di imprenditori di sesso maschile (70%), con un importante presenza di donna (30%), di età compresa tra i 55 e 58 anni. Vittime e carnefici, quindi, frequentano gli stessi ambienti economici e sociali e hanno numerose caratteristiche comuni, tra cui l’età, l’attività professionale e gli ambienti ricreativi frequentati.
 
Anche in questo l’usura sembra essere una pratica prevalentemente meridionale. L’analisi, infatti, conferma quanto evidenziato dall’ultimo studio realizzato dall’istituto di ricerca Eurispes e dai dati ufficiali del ministero dell’Interno, entrambi relativi al 2015: la Sicilia non è solo la nona regione di Italia per denunce, con 3819 segnalazioni ogni 100 mila abitanti, ma presenta anche ben cinque province nella classifica delle prime 10 città italiane a rischio (Siracusa terza, Trapani quinta, Palermo settima, Catania nona e Caltanissetta decima). Quel che scaturisce delle analisi è una situazione abbastanza atipica, ma ormai diventata ordinaria al Sud e in particolare in Sicilia: si tratta di un fenomeno abbastanza complesso, in cui sia le vittime che i carnefici sono impegnati a insabbiare qualunque tipo di traccia e dove accanto alle tradizionale figura dell’usuraio e dello strozzino stanno nascendo nuove forme, spesso occultate, di crimini illegali.
 
“La crisi – ha spiegato il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato – incide parecchio in Sicilia, Regione più povera del paese. La disoccupazione giovanile è al 60% e chi lavora spesso lo fa in condizioni di sfruttamento ed è quindi normale che, nonostante l’ottimo lavoro svolto dagli uffici giudiziari, l’opinione pubblica perda fiducia nelle istituzioni. In questo quadro si spiegano le rare denunce delle estorsioni e delle testimonianze per rapine e furti. Le vittime, inoltre, non denunciano gli usurai perché si spaventano di perdere la loro unica fonte di sussistenza”. Secondo i dati forniti dal comando regionale della Guardia di Finanza, infatti, nel solo 2016 sono state denunciate solo 40 attività usurarie, riscontrate a carico di 40 soggetti, di cui tre arresti, mentre nei primi cinque mesi del 2017 sono stati registrati 12 denunciati, in relazioni a reati bancari e di usura, a cui è seguito un solo arresto. Quel che appare chiaro è che nell’Isola, regione in cui l’attività usuraria è particolarmente fiorente, il numero delle denunce continua ad essere particolarmente basso.
 
Come sottolineato nel rapporto di Confesercenti, “durante la recessione, il mercato del credito illegale ‘a strozzo’ ha raggiunto un giro d’affari di circa 24 miliardi di euro, e coinvolge circa 200mila imprenditori e professionisti del nostro paese. Un dato in deciso aumento rispetto ai 20 miliardi stimati nel 2011, poco prima della crisi economico-istituzionale italiana, e che riflette l’aumento dei debiti medi contratti dagli usurati con gli strozzini, passati da 90mila euro a circa 125mila”. Le denunce però sono rimaste al palo. “Le denunce registrate negli ultimi anni – si continua a leggere nel documento – appare infatti veramente risibile. Dal 1996, anno di emanazione della Legge 108, a oggi, assistiamo a un calo sistematico e apparentemente inarrestabile del loro numero: nel 2016 sono 408, nel 1996 erano 1436”.
 
Negli ultimi anni, inoltre, il mercato dell’usura è sempre più in mano a gruppi organizzati, apertamente criminali e spesso dall’apparenza professionale: se nel 2008 il 20% circa degli usurai finiti nelle mani delle Forze dell’ordine aveva legami noti con qualche mafia, nel 2016 questa percentuale è salita al 40%. In mano alla mafia, l’usura è diventata uno strumento finalizzato a impossessarsi delle attività imprenditoriali della vittima e infiltrarsi nell’economia sana. Da presenza marginale, quindi, la criminalità organizzata è diventata uno dei protagonisti, “acquisendo sempre di più quote abbastanza ampie del mercato del credito a nero”.

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