Crisi agricola, promemoria per Bufardeci - QdS

Crisi agricola, promemoria per Bufardeci

Antonio Casa

Crisi agricola, promemoria per Bufardeci

mercoledì 06 Gennaio 2010

Appello del Mpa di Vittoria, dove ha sede il secondo mercato alla produzione ortofrutticolo d’Italia: “Fare presto, siamo al collasso”. Ricarichi al dettaglio del 500%, pirateria, banche: dai campi non più redditi, ma debiti

RAGUSA – Non bastano i fondi europei, i finanziamenti agevolati, le leggi che ci sono ma rimangono inapplicate, come quella sul doppio prezzo, alla produzione e al dettaglio, in modo da fare emergere il ricarico tra i vari passaggi che portano i prodotti dai campi alla tavola dei consumatori..
L’agricoltura siciliana vede nero, le aziende siciliane sono vicine al collasso. Non è una novità.
Soltanto che stavolta a gridare è il Movimento per l’autonomia, il partito fondato dal presidente della Regione Lombardo. E lo fa dalla provincia più agricola dell’Isola, Ragusa, con un appello al neo assessore regionale del settore, Titti Bufardeci: “Non si può più perdere tempo”.
Per manifestare con maggiore vigore il termometro dell’attuale situazione, Angelo Giacchi e Gianni Cirnigliaro, rispettivamente presidente e segretario del Mpa di Vittoria – la città dove ha sede il secondo mercato ortofrutticolo d’Italia alla produzione, fanno riferimento ai prezzi nei mercati siciliani : “Le zucchine –scrivono – sono vendute a 20 centesimi al chilo, la  melanzana a 50 centesimi /kg, il pomodoro ciliegino a 85 centesimi/kg, il pomodoro rosso a 80 centesimi/kg. Inoltre, molti ortaggi rimangono invenduti a causa della poca richiesta derivante dall’invasione di ortaggi a prezzi ancora più bassi provenienti dal Marocco, Turchia ed Egitto nei mercati al consumo dell’Europa tutta.
Giacchi e Cirnigliaro descrivono la ristrettezza del credito: “Ancora oggi, nonostante le dichiarazioni degli istituti di credito sulla stampa, gli stessi continuano a negare sostegno alle imprese agricole ed anzi continuano nel loro modus operandi tipico degli “usurai legalizzati”. Senza parlare dei “costi di produzione elevatissimi: dal film plastico alle concimazioni, dagli antiparassitari all’energia elettrica e non ultimi i costi elevati dei carburanti”. Quindi l’agro-pirateria: “Molti sono gli ortaggi prodotti nei paesi Nord Africani che arrivano nei mercati al consumo del Nord Italia e di vari Paesi Europei spacciati come prodotto “siciliano. Gli agricoltori non riescono ad andare avanti, le loro aziende non producono reddito ma debito. Migliaia sono i provvedimenti giudiziali promossi dalle banche e dalla Serit – sostengono i due rappresentanti del Mpa – e le sezioni fallimentari dei Tribunali di tutte le province dell’Isola stanno rapidamente mettendo all’asta le aziende agricole dichiarando di fatto il fallimento degli agricoltori. Non si contano più le aziende agricole dichiarate fallite i posti di lavoro “bruciati” nel solo 2009 e le prospettive non sono per niente rassicuranti per il 2010”.
Per Giacchi e Cirnigliaro “servono interventi urgenti nei confronti della Grande distribuzione organizzata che stritola gli agricoltori acquistando a prezzi fallimentari gli ortaggi che rivende con un ricarico che spesso supera il 500%. Questo determina la morte dell’impresa agricola e il crollo delle vendite poiché il prezzo elevatissimo degli ortaggi al dettaglio colpisce direttamente l’altro anello debole della catena commerciale, ovvero il consumatore che oggi non riesce con le proprie economie ad arrivare alla terza settimana. La invitiamo- rivolti a Bufardeci – a rivolgersi al ministro dello Sviluppo economico, Scajola, per istituire un tavolo di confronto per verificare la congruità dei prezzi al dettaglio dell’ortofrutta rispetto a quelli all’ingrosso così come sta facendo per la pasta. Anche rispetto alle Banche serve una decisa sterzata, questi arrivano qui e rastrellano il risparmio delle famiglie siciliane, lo portano nel Nord Italia e lo utilizzano per finanziare le loro imprese che crescono a dispetto delle nostre costrette a licenziare e a fallire”.
 


Le proposte. “Chiudere banche e Gdo nemiche dei contadini”
 
RAGUSA – “Ritirate le licenze e fate chiudere gli sportelli delle banche “nemiche” degli agricoltori siciliani”, propongono dal Mpa di Vittoria . “Auspicheremo un analogo intervento nei confronti della Gdo che vende prodotto turco piuttosto che marocchino anche dove ci sono produzioni locali di eccellenza”, affermano Giacchi e Cirnigliaro.
“Ricordiamo, inoltre, che gli agricoltori siciliani attendono con urgenza i provvedimenti regionali voluti dalla Giunta Lombardo e varati nell’ultimo bilancio regionale riguardanti gli articoli 16, 17, 18 e 19 che coinvolgono direttamente gli Istituti Crias e Ircac e che ancora ad oggi non hanno raggiunto il loro scopo. Infatti, la Crias non ha ancora erogato neppure un euro pur avendo già stilato la graduatoria delle imprese beneficiarie, di contro e ancor peggio l’Ircac a cui è demandato il compito di ripianare le passività delle aziende agricole non ha ancora neppure il decreto attuativo”.
A Bufardeci viene sollecitato di attuare “con estrema urgenza tutti i canali per contrastare l’agro-pirateria che danneggia fortemente le imprese ortofrutticole siciliane. Servono controlli “seri” soprattutto nei porti siciliani, calabresi, pugliesi, campani e liguri e nei mercati all’ingrosso del Nord Italia, dove le produzioni nord africane fanno il loro ingresso senza nessun controllo”.
A. C.
 


La Regione taglia l’attività tecnica alle aziende zootecniche: è protesta
 
RAGUSA – Dal 1° gennaio non sono più finanziate le attività tecniche a sostegno delle aziende zootecniche. La decisione è stata al centro del direttivo dei medici veterinari della provincia di Ragusa, dove gli allevamenti, soprattutto bovini, rivestono grande importanza socio-economica. “Tale attività è stata sinora svolta alla luce anche della convenzione sottoscritta con l’associazione degli Allevatori di Ragusa. Un provvedimento – ha commentato il presidente dell’Ordine dei medici veterinari Giuseppe Licitra – che nei fatti va a pregiudicare pesantemente il lavoro sinora svolto dai veterinari che con tale attività hanno garantito la salvaguardia della produzione primaria, dunque l’igiene nelle produzioni di carne e latte”.
Il direttivo ha inviato un documento all’assessorato regionale all’Agricoltura, con il quale si chiede di compiere un passo indietro sulla decisione che non potrà che creare ulteriore nocumento alle aziende zootecniche della provincia di Ragusa. “Se la nostra richiesta non dovesse essere accolta – ha concluso Licitra – è scontato che sarà ulteriormente penalizzato un comparto trainante per l’economia ragusana e soprattutto ci potranno essere delle ricadute pregiudizievoli sulla qualità dei prodotti zootecnici messi sul mercato”.

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