Fuoriuscita precariato degli Lsu. Arriva il bonus della Regione - QdS

Fuoriuscita precariato degli Lsu. Arriva il bonus della Regione

Michele Giuliano

Fuoriuscita precariato degli Lsu. Arriva il bonus della Regione

sabato 16 Dicembre 2017

Circolare dell’assessorato regionale al Lavoro: riaperti i termini per la presentazione delle istanze. La soluzione proposta: cinque anni di retribuzione per fuoriuscire dal bacino

PALERMO – Cinque anni di retribuzione, per fuoriuscire dal bacino. Ecco la soluzione proposta dalla Regione per permettere, a chi vorrà, di uscire dal ruolo di Lsu, lavoratore socialmente utile, condizione precaria e senza tutele previdenziali, nella quale si trovano migliaia di siciliani, che da anni sono impiegati in diversi enti pubblici dell’Isola.
 
La misura di fuoriuscita definitiva verrà corrisposta in rate annuali, al netto delle mensilità già erogate dall’1 gennaio scorso. In questi giorni è stata pubblicata la circolare relativa che ha riaperto i termini per la presentazione della domanda, ed è rivolta a coloro i quali necessitano di più di 10 anni per il raggiungimento dei requisiti per la pensionabilità. Una possibilità da tenere in considerazione, e che sicuramente sarà colta da molti, che potranno, in tal modo, avere la possibilità di tentare una nuova strada senza rimanere, al contempo, completamente senza reddito.
 
Un salvagente per molti, quindi, e un modo per la Regione di alleggerire il settore, già fin troppo affollato, e per il quale, ormai da anni, si auspica una soluzione che porti, in buona sostanza, ad uno sfoltimento dei numeri non più sostenibili, dal punto di vista economico, dalle istituzioni regionali.
 
Sono quasi 22 mila, infatti, i lavoratori precari a carico della collettività siciliana, che lavorano nei vari uffici regionali, provinciali e comunali. Si tratta di quel bacino di lavoratori che ancora oggi risultano essere a tempo determinato, quindi con contratti da precario da rinnovare di anno in anno, che collaborano fattivamente a sostenere le attività degli enti nei quali operano, ma che, ancora, non hanno visto riconoscere il proprio ruolo con un contratto a tempo indeterminato che ne tuteli la posizione. Un numero enorme, se si pensa che al momento le diverse manovre hanno portato alla fuoriuscita di poco più di 600 persone, una goccia in mezzo al mare in pratica. Un quadro sconfortante che emerge dall’elenco regionale dei lavoratori appartenenti al regime transitorio dei lavori socialmente utili, nato con l’idea di “favorire l’assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori”.
 
L’elenco è predisposto sulla base di alcuni criteri prioritari che sono l’anzianità di utilizzazione e, in caso di parità, maggior carico familiare e anzianità anagrafica. I lavoratori precari impiegati presso le pubbliche amministrazioni siciliane che hanno presentato regolare istanza sono stati inseriti in questo apposito elenco del “bacino unico”, e hanno diritto di precedenza nelle stabilizzazioni effettuate dall’ente presso il quale risultano utilizzati.
 
I lavori socialmente utili sono stati istituiti nel 1981 con l’obiettivo dichiarato di offrire ai lavoratori temporaneamente sospesi dal lavoro un’attività con fine di pubblica utilità. Una condizione che sarebbe dovuta rimanere provvisoria; nella realtà dei fatti, il rinnovo di anno in anno si è protratto per decenni, permettendo a queste persone di lavorare, ma, allo stesso tempo, li ha costretti a rimanere scoperti dalle tutele previdenziali e assistenziali dovuti a chi è impiegato a tempo indeterminato.
 
Per assurdo, proprio negli enti pubblici, è stato perpetuato a danno degli lsu un abuso, ed è stato negato un diritto. Negli anni il bacino di questi lavoratori è fortemente cresciuto fino a raggiungere 170.000 persone a fine anni Novanta in tutta Italia. Secondo l’origine della norma la Regione, che avrebbe garantito le risorse, contava di stabilizzare gran parte dei lavoratori.

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